Roma, 
          14 settembre 2002
        A 
          proposito 
        di 
          pluralismo 
          e 
          
        di 
          democrazia! 
          
        Perché  un taglio così drastico al Cidi, e solo 
          al Cidi? Non si dica che è una questione di risparmio, 
          dal momento che tutte le unità previste per legge [1] 
           sono state  
          assegnate.  Allora è il nostro impegno per la difesa e 
          la valorizzazione della scuola pubblica? La nostra contrarietà all’ipotesi 
          di riforma delineata dalla legge delega? O è una nuova idea di pluralismo? Perché non si dichiara pubblicamente il criterio 
          utilizzato nell’assegnare le utilizzazioni e a chi sono state destinate 
          quelle sottratte al Cidi? Ci piacerebbe avere una risposta, altrimenti 
          si è costretti a pensare che l’unico criterio seguito sia stato quello 
          politico e che dietro tale decisione ci sia l’intento di indebolire 
          una associazione indipendente, non soggetta a condizionamenti, sempre 
          attenta alle esigenze della scuola e perciò  
          indisponibile a mediare sui principi e sui diritti. E si è costretti a pensare che tale modo di 
          procedere sia un ulteriore segnale del disegno politico volto a sottrarre 
          al mondo della scuola ogni spazio di confronto libero, autonomo, pluralista, 
          in coerenza con l’obiettivo più generale di ridimensionare l’autonomia 
          delle scuole e la libertà di insegnamento. Il Cidi, 
          da oltre 30 anni, è un punto di riferimento per moltissimi insegnanti. 
          Ha svolto, con piena autonomia culturale, un ruolo attivo nei processi  di innovazione e di riforma, nella formazione 
          continua e in servizio dei docenti. Ha contribuito in modo non marginale 
          a porre all’attenzione generale temi di grande significato culturale 
          e politico. Promuove negli oltre cento Centri, grandi e piccoli, grazie 
          alla partecipazione volontaria di migliaia di insegnanti, convegni, 
          seminari, dibattiti, iniziative di formazione e aggiornamento. Svolge 
          ricerca didattica in ogni ambito disciplinare, pubblica volumi, quaderni, 
          bollettini informativi, oltre la rivista “Insegnare”. Il tutto, senza altro intento se non quello 
          di realizzare una scuola di qualità per tutti, capace di formare persone 
          libere, attrezzate culturalmente, in grado di pensare criticamente, 
          disposte a rispettare le regole democratiche e  
          a crescere nel confronto. Ma dunque è proprio in questo il motivo di 
          tanto risentimento? Si spera, ridimensionando il Cidi, di ridurre 
          l’iniziativa democratica degli insegnanti? La convinzione che la scuola pubblica di questo 
          Paese non possa essere piegata a logiche che non le appartengono e il 
          senso di responsabilità nei confronti delle giovani generazioni, ci 
          impongono di andare avanti con eguale determinazione e maggiore consapevolezza. 
          Così come lo impongono ai moltissimi insegnanti e dirigenti che lavorano 
          ogni giorno per una scuola secondo Costituzione. Il Cidi     [1] Ai sensi dell’art.26 della legge 448/98, alle associazioni professionali del personale direttivo e docente, nonché agli enti e istituzioni che svolgono, per loro finalità istituzionale, impegni nel campo della formazione e della ricerca educativa e didattica, possono essere assegnati dal ministro dell’Istruzione docenti e dirigenti scolastici nel limite massimo di cento unità.  |