
 
Il difficile 
    passaggio che oggi tutti noi, donne e uomini di questo Paese, dell’Europa, 
    del mondo, stiamo percorrendo, impone a ciascuno di ripensare ai possibili 
    sviluppi dei sistemi di istruzione cui è affidato il compito di educare le 
    future generazioni.
È questo un pensare 
    impegnativo - che non può risolversi in un discorso tra soli addetti ai lavori 
    né soggiacere a logiche e a interessi di parte -  chiamato a orientarsi a un disegno di alto 
    respiro culturale e politico.
Non è impresa 
    facile occuparsi con coerenza e competenza di uno dei nodi più complessi, 
    complicati ed essenziali della moderna società.
È una impresa 
    alla quale vogliamo portare anche il nostro contributo che nasce da una esperienza 
    trentennale di lavoro individuale e collettivo, nella scuola e per la scuola, 
    e che sottoponiamo al vaglio e al contributo degli insegnanti e di quanti, 
    singoli cittadini, organismi, enti, associazioni, intendono occuparsi del 
    futuro del sistema di istruzione e di formazione del nostro Paese; con nessun 
    altro intento che di porre sul tappeto, nel rilievo che meritano, le questioni 
    -certamente non tutte- e le possibili soluzioni, forti dei principi di democrazia 
    quali sono espressi nella nostra Costituzione e nella Carta dei diritti universali. 
    
Il documento 
    che segue si rivolge a tutti coloro che ritengono che la scuola debba continuare 
    a rappresentare un fattore attivo nel «rimuovere gli ostacoli di ordine economico 
    e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, 
    impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione 
    di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del 
    Paese».
Vuole essere una base per un lavoro da costruire insieme
 
|  
         1.       Per una scuola della cittadinanza 
          e della democrazia    | 
    |
|  
         Non vi può essere democrazia 
          senza donne e uomini che possiedano gli strumenti e la consapevolezza 
          necessari per farla vivere e crescere    | 
       
         ·         
          Cresce il bisogno 
          di scuola. In una società sempre più complessa e mondializzata, l’aumento 
          straordinario delle conoscenze in ogni settore del sapere, lo sviluppo 
          delle tecnologie, incrementano, per i singoli e per la comunità, il 
          bisogno di istruzione e formazione e pongono la necessità di rafforzare 
          quei valori su cui si fonda la convivenza democratica: libertà, uguaglianza, 
          giustizia, solidarietà, diritti, partecipazione, condivisione, responsabilità. Cresce dunque il bisogno di scuola: non vi può essere democrazia senza donne e uomini che possiedano gli strumenti e la consapevolezza necessari per farla vivere e crescere.  | 
    
|  
         La scuola deve formare persone 
          in grado di pensare criticamente, di conquistare una disciplina mentale 
          che rifiuti le certezze affrettate e il pensiero semplificato  | 
       
         ·         
          La cultura 
          è sempre più una risorsa indispensabile per il singolo e per la società. 
          La scuola rappresenta l’istituzione a cui il patto costituzionale affida 
          una rilevante responsabilità nel compito di elevare il livello culturale 
          del Paese.  Nel diritto/dovere alla cultura di tutti e di ciascuno la scuola fonda il suo principio basilare: quello di formare persone in grado di pensare criticamente, di avere conoscenze e strumenti di interpretazione, di conquistare una disciplina mentale che rifiuti le certezze affrettate e il pensiero semplificato. Coerentemente con i principi che lo ispirano, tale progetto educativo dovrà porsi l’obiettivo di formare i “cittadini del mondo”, vale a dire donne e uomini capaci di confrontarsi costantemente con gli altri, di mettere in comune i vari punti di vista, di valorizzare le differenze, nel dialogo e nel rapporto con altre storie e altre culture.    | 
    
|  
         È fondamentale sostenere 
          una scuola in cui le condizioni socio-culturali di partenza risultino 
          sempre meno determinanti per il raggiungimento dei più alti livelli 
          di istruzione: un sistema di istruzione non può essere assistenziale 
          per alcuni ed elitario per altri    | 
       
         ·         
          Diventa fondamentale che al diritto/dovere all’istruzione possa corrispondere 
          realmente, per tutti, il raggiungimento di quel livello di formazione 
          culturale profonda e duratura, indispensabile oggi per vivere, lavorare, 
          continuare ad apprendere nel corso della vita. Affinché 
          questo obiettivo risulti possibile è necessario che non si interrompa 
          l’esperienza scolastica nell’età in cui il consolidamento culturale 
          non sia ancora pienamente realizzato.  La 
          formazione specialistica anticipata è caratteristica di profili professionali 
          rigidi; ma nella società della conoscenza il lavoro tende a incorporare 
          sempre più competenze culturali di base, senza le quali le professionalità 
          raggiunte risultano deboli e sfavorevoli per i singoli e per lo stesso 
          mondo produttivo. Il 
          differenziare precocemente i percorsi formativi, inoltre, metterebbe 
          in discussione il ruolo della scuola come luogo di “decondizionamento 
          sociale”. Al contrario resta fondamentale che le istituzioni del nostro 
          Paese si impegnino per sostenere una scuola pubblica in cui le condizioni 
          socio-culturali di partenza risultino sempre meno determinanti per il 
          raggiungimento dei più alti livelli di istruzione. Così 
          come è fondamentale garantire l’attendibilità della certificazione dei 
          risultati raggiunti attraverso esami di stato svolti con modalità tali 
          da renderli riconoscibili anche a livello europeo.  | 
    
 
 
|  
            | 
       
         2.   Al centro della scuola 
              | 
    
|  
         La scuola guarda alla persona nella sua identità, con i suoi ritmi 
          di apprendimento e le sue peculiarità cognitive e affettive   | 
       
         ·         
          La centralità 
          del soggetto che apprende, il dare a tutti conoscenze durevoli sono 
          aspetti decisivi su cui si misura la qualità e l'efficacia del sistema 
          di istruzione.  La 
          centralità del soggetto che apprende, con la sua individualità e con 
          la rete di relazioni che lo legano alla famiglia e ai diversi ambienti 
          sociali, culturali, territoriali è un principio educativo della scuola. 
          La scuola guarda alla persona nella sua identità, con i suoi ritmi di 
          apprendimento e le sue peculiarità cognitive e affettive, per farsi 
          capace di portarla il più vicino possibile alla acquisizione piena delle 
          competenze da raggiungere attraverso il percorso di istruzione.     | 
    
|  
          e sviluppa l’acquisizione 
          di cognizioni essenziali  con 
          effetti durevoli attraverso il coinvolgimento  
          consapevole di chi apprende    E’ una sfida che ridisegna i confini del sapere della scuola  | 
       
         ·         
          La scuola è 
          chiamata prioritariamente a sviluppare l’acquisizione di cognizioni 
          essenziali  che durino nel tempo 
          e a far comprendere la loro importanza. E’ 
          una sfida che ridisegna i confini del sapere della scuola. Un sapere 
          essenziale e scientificamente fondato che sappia essere “contemporaneo” 
          senza perdere lo spessore della memoria. Un sapere capace di confrontarsi 
          con nuove discipline e con le tecnologie  
          dell’informazione; capace, al tempo stesso, di vivere della forza 
          e della ricchezza della nostra tradizione culturale. Un 
          sapere, infine, che  interpreti 
          ogni dimensione della riflessività, creatività, espressività umana. Saperi 
          e conoscenze che diventano efficaci e persistenti proprio perché vengono 
          proposti in modo che chi apprende ne sia coinvolto, ne percepisca la 
          rilevanza in vista delle scelte e degli studi successivi, per costruire  il proprio progetto di esistenza, per essere 
          in grado di tornare al patrimonio consolidato di conoscenze utilizzandole 
          e ampliandole nel corso della vita.   La 
          scuola deve proporsi come luogo della consapevolezza in cui l’esperienza 
          quotidiana, il senso comune, l'apprendimento spontaneo, televisivo, 
          elettronico,  si incontrino con 
          la valenza formativa delle discipline: è questa una lunga, lenta e fondamentale 
          esperienza conoscitiva che tutti devono poter incontrare e percorrere 
          in modo compiuto, per consolidare gli alfabeti, i linguaggi e quelle 
          competenze culturali che possono sorreggerli e renderli soggetti attivi 
          della democrazia.    | 
    
|  
         L’esperienza dell’apprendere   rappresenta 
          il fondamento dell’esperienza scolastica  | 
       
         ·         
          Apprendimento 
          e socializzazione, conoscenza riflessiva ed emozioni non sono elementi 
          da contrapporre: c’è uno specifico scolastico, significativo ma non 
          totalizzante, che li fa dialogare in un equilibrio continuamente ricostruito.  
           L’esperienza 
          conoscitiva, infatti, non è una delle tante funzioni della scuola da 
          affiancare ad altre o, talmente forte, da escludere le altre: rappresenta 
          il fondamento dell’esperienza scolastica attorno al quale si costruiscono 
          e si intrecciano le altre dimensioni dello stare a scuola.     | 
    
|  
            | 
       
            | 
    
 
   
  
    
    
       
    
      
       
  
       
 
 
|  
            | 
      3.   Dal programma al curricolo
           | 
    
|  
         Le discipline di studio vanno 
          pensate come “campi di significato”  
          per     acquistare un 
          senso personale e tradursi in operatività  | 
       
         ·         
          L’elemento 
          cruciale per l'apprendimento e per la motivazione all'apprendimento 
          è dato dalla qualità delle esperienze che insegnanti e studenti realizzano 
          in relazione alle aree di studio. I saperi offrono i materiali dell'imparare, 
          ma acquistano significato (e praticabilità, anche operativa) in rapporto 
          al loro collocarsi dentro il tessuto delle diverse forme linguistiche 
          e delle strutture teoriche: di qui la centralità dell'epistemologia 
          propria di ogni area di sapere, che fornisce alcune delle coordinate 
          di riferimento per l'approccio didattico. Le discipline di studio vanno dunque 
          pensate come “campi di significato” 
          che debbono fornire un orizzonte intersoggettivo ma anche acquistare 
          un senso personale e tradursi in operatività, diventando l’elemento 
          portante dei curricoli. È un processo che cerca di mettere a sistema  variabili e  risorse dell’insegnare e dell’apprendere (da quelle umane a quelle 
          culturali, a quelle materiali) cercando di leggere l'intreccio non lineare 
          che le connette e rispettandone gli elementi distintivi e le qualità 
          specifiche.     | 
    
|  
         Al 
          centro della scuola si pone  il 
          processo di insegnamento/ apprendimento per evitare che vengano privilegiati 
          gli aspetti “aggiuntivi” dell’offerta formativa e per promuovere l’idea 
          di una  scuola  che ricerca, sperimenta,   lavora 
          sui percorsi curricolari      | 
       
         ·         
          Al centro della 
          scuola si pone il processo di insegnamento/ apprendimento per evitare 
          che vengano privilegiati gli aspetti marginali e aggiuntivi dell’offerta 
          formativa. Per promuovere, in questa direzione, 
          il rinnovamento della scuola e dei suoi contenuti, è importante sostenere 
          l’idea di una scuola che ricerca, sperimenta, riflette, lavora sui percorsi 
          curricolari.     La scuola del curricolo è una istituzione 
          capace -di costruire un ambiente didattico  
          (con una adeguata combinazione di tempi, spazi, strumenti) che 
          aiuti  bambine e bambini, ragazze e ragazzi a incontrare gradualmente 
          (passando dai campi di esperienza, agli ambiti, alle discipline), il 
          sapere “adulto”; -di entrare nel merito delle scelte 
          culturali e didattiche che connotano i compiti formativi essenziali 
          per ogni scuola; -di ricercare il percorso curricolare 
          adeguato, di analizzare il rapporto fra i contenuti culturali  e i ritmi e gli stili di apprendimento di 
          bambini e ragazzi; -di guardare i loro interessi e le loro 
          esperienze, di scegliere le metodologie e gli strumenti più efficaci; -di valutare i risultati, di riconoscere 
          difficoltà e progressi. È una scuola che  matura competenze riflettendo e confrontandosi 
          sul lavoro che svolge e che  non 
          perde di vista lo scopo per cui esiste: quello di promuovere il più 
          alto livello di apprendimento per ciascun allievo.    | 
    
|  
          Si devono definire le specificità e i 
          traguardi che caratterizzano i diversi livelli di scuola  e costruire gli elementi di raccordo che 
          ne garantiscano l’unitarietà: il percorso scolastico come lungo viaggio-avventura 
          “dai problemi ai problemi”    | 
       
         ·         
           La coerenza del curricolo progressivo è determinante  per prefigurare  un percorso di istruzione che, definendo le tappe relative allo 
          sviluppo formativo, accompagni l’allievo dalla scuola dell’infanzia 
          alla conclusione dell’intero ciclo scolastico.  I rischi della frantumazione 
          e della non sufficiente significatività di tale percorso  possono essere superati attraverso il potenziamento 
          della dimensione unitaria del  progetto 
          di scuola dai tre ai diciotto anni. Ciò comporta la definizione 
          delle specificità e dei  traguardi 
          che caratterizzano i diversi ordini di scuola: i livelli di apprendimento 
          relativi alle fasce di età e le “tappe” del curricolo verticale e progressivo 
          (dall’arricchimento dell’esperienza del bambino fino alla conquista 
          graduale del mondo organizzato dalle discipline); e comporta la definizione 
          degli elementi di raccordo che ne garantiscano l’unitarietà: il percorso 
          scolastico come lungo viaggio-avventura “dai problemi ai problemi”, 
          utilizzando come veicolo i saperi disciplinari. Un percorso che costruisca 
          l’enciclopedia di ogni  studente, 
          e in cui la “scomposizione” del sapere  
          venga continuamente “ricomposta” nella 
          problematicità dell’esperienza stessa; in modo tale che la scoperta 
          delle discipline avvenga contemporaneamente alla costruzione della consapevolezza 
          della unitarietà del sapere. Il percorso verticale dell’istruzione 
          potrebbe essere anche riletto come il lento e lungo percorso dalla sicurezza 
          del bambino, centrata sulla certezza semplificatrice, fino alla sicurezza 
          dell’adulto,  centrata sulla 
          capacità di convivere e governare spazi di incertezza. L’itinerario dell’istruzione 
          come itinerario della consapevolezza. È questo un lungo lavoro di mediazione culturale, avviato da decenni dal mondo della scuola e della ricerca, che ha bisogno di essere riconosciuto, valorizzato e sostenuto da un quadro di certezze istituzionali..  | 
    
 
|  
            | 
       
         4.   Gli insegnanti come 
          risorsa fondamentale    | 
    
|  
         Comportamenti professionali 
          e trasformazioni dei sistemi di istruzione si influenzano vicendevolmente  | 
       
         ·         
          Non vi può 
          essere rinnovamento della scuola senza coinvolgimento  pieno dei docenti: comportamenti professionali 
          e trasformazioni dei sistemi di istruzione si influenzano vicendevolmente. 
          È fondamentale quindi  che le 
          riforme siano condivise  dentro 
          e fuori la  scuola, così come 
          è fondamentale investire nella professione docente attraverso scelte 
          politiche coerenti con le riforme che si vogliono attuare.    | 
    
|  
         La partecipazione dei docenti 
          ai processi di riforma passa attraverso la valorizzazione della loro  
          professione   Gli insegnanti sono i professionisti 
          dell’insegnamento-apprendimento che operano  per un progetto formativo condiviso, all’interno 
          di un progetto generale, nazionale   La deontologia della professione docente si definisce nell’intreccio 
          tra libertà, responsabilità e norme       | 
       
         ·         
          La partecipazione 
          dei docenti ai processi di riforma passa in primo luogo attraverso la 
          valorizzazione della loro  professione. Sul 
          "mestiere" dell’insegnare va  
          superata la contrapposizione tra una idea di «libera professione»  e una opposta di “attività impiegatizia”.  Entrambi gli approcci  non  colgono 
          la specificità di un lavoro,  difficilmente 
          confrontabile con altri. Come 
          in tutte le professioni, il lavoro degli insegnanti  presenta forti tratti di autonomia decisionale e progettuale  
          e un alto grado di responsabilità. Ma gli insegnanti esercitano 
          la loro libertà all’interno di un progetto condiviso e sulla base di 
          regole, indicazioni, finalità stabilite da leggi, regolamenti, ordinamenti, 
          e dalla stessa Costituzione. È da questo insieme di norme che viene 
          definito l’ambito della autonomia professionale e della  libertà di insegnamento. L’insegnante è un professionista libero (di manifestare il proprio pensiero, 
          di fare scelte culturali, di decidere i percorsi di apprendimento più 
          adeguati per gli allievi, di ricercare gli strumenti e le strategie 
          di insegnamento più efficaci), ma deve tener conto, per la funzione 
          che svolge, delle indicazioni, degli obiettivi e delle finalità stabilite, 
          appunto, da leggi,  ordinamenti,  Costituzione. È dunque nell’equilibrio, 
          sempre da ricostruire, tra libertà, responsabilità e norme che va individuata 
          la deontologia della professione 
          docente. L’idea 
          che l’insegnante sia professionista 
          all’interno di un progetto fa emergere, del lavoro, sia la dimensione 
          intellettuale, legata alla qualità della prestazione, sia la dimensione 
          collegiale: gli insegnanti sono i professionisti dell’insegnamento-apprendimento 
          che operano  insieme –individualmente 
          e collegialmente - per un progetto formativo condiviso, all’interno 
          di un progetto generale, nazionale.     | 
    
|  
         I criteri e i meccanismi 
          di selezione e di reclutamento degli insegnanti dovranno corrispondere 
          ai  principi generali cui si ispira il nostro 
          sistema scolastico  | 
       
         ·         
          I criteri e i meccanismi di selezione e di 
          reclutamento degli insegnanti dovranno corrispondere ai  principi generali cui si ispira il nostro 
          sistema scolastico: principi generali che garantiscono la tenuta democratica 
          e unitaria del sistema stesso.  Tali criteri e  meccanismi non possono essere stabiliti dalle singole Regioni 
          o da un principio di “affinità” o di “appartenenza” a un particolare 
          progetto formativo: l’offerta formativa della scuola si costruisce, 
          infatti, attraverso un delicato intreccio di interessi e motivazioni 
          – per l’appunto di famiglie, studenti, territorio – ma sempre in coerenza 
          con le finalità e gli obiettivi del sistema di istruzione e dentro paradigmi 
          culturali definiti a livello nazionale.    | 
    
|  
         Il  profilo professionale  si costruisce nell’incrocio di   grandi aree di competenza  | 
       
         ·         
          Il  profilo professionale così delineato si costruisce 
          nell’incrocio di quattro grandi aree di competenza: -competenze 
          disciplinari aggiornate alla cultura 
          del novecento:  padronanza 
          del proprio sapere  disciplinare,  consapevolezza dei nuclei centrali delle 
          discipline e delle loro aree di confine;  -competenze 
          relative alla mediazione culturale: 
          capacità di utilizzare le discipline a seconda dei livelli di scolarità, 
          capacità di progettazione educativa 
          e metodologico-didattica; 
           -competenze 
          psicopedagogiche e relazionali; -competenze 
          organizzative che si esprimono 
          da un lato nelle attività relative al progetto educativo e dall’altro 
          nel loro coordinamento.    | 
    
|  
         Unicità della funzione docente 
          significa che la specificità della professione è quella dell’insegnamento-apprendimento 
            | 
       
         ·         
          L’insieme di tali competenze identificano una figura professionale cui 
          va riconosciuta l’unicità della 
          funzione. Ciò 
          significa che la specificità della professione è quella dell’insegnamento-apprendimento. 
          Specificità che, in rapporto ai diversi  ordini di scuola, si arricchisce e si articola 
          per corrispondere ai bisogni e alle caratteristiche delle diverse tappe 
          di scolarità. Nel 
          quadro dell’unicità della funzione è importante riconoscere un aspetto 
          dinamico della professione docente rappresentato dalle varie articolazioni 
          del lavoro e dall’assunzione di  responsabilità,  
          determinanti per la qualità del “fare scuola”, e finalizzate 
          al miglioramento  dell’attività di insegnamento/apprendimento.    | 
    
|  
         Le istituzioni scolastiche 
          come centri autonomi di ricerca, sperimentazione, progettazione    Alle scuole servono servizi 
          e supporti sul territorio  | 
       
         ·         
          Il terreno 
          da privilegiare per il lavoro individuale e collegiale è quello della 
          ricerca e della sperimentazione  metodologica, 
          disciplinare e didattica, in funzione delle quali andrebbero pensati 
          l’assetto organizzativo, gli spazi e i tempi della scuola: le istituzioni 
          scolastiche come centri autonomi di ricerca, sperimentazione, progettazione. Questo dovrebbe essere il criterio anche per 
          ripensare la formazione in servizio.  
          Agli insegnanti, per crescere professionalmente, non servono 
          i grandi piani nazionali di aggiornamento costruiti con logiche che 
          non rispondono ai loro bisogni. Servono servizi e supporti di vario 
          tipo: centri di documentazione, biblioteche e laboratori, luoghi di 
          coordinamento e raccordo della ricerca e della riflessione sulla didattica 
          dove possano avvenire scambi, confronto tra scuole, dove si possano 
          trovare consulenze qualificate.  | 
    
 
 
   
  
    
   
       
    
      
       
  
       
   
|  
         5.   L’integrazione dei sistemi dell’istruzione 
          e della formazione professionale              per garantire un pieno diritto/dovere 
          alla cultura    | 
    |
|  
         È 
          necessario garantire a tutti, “lungo l’arco della vita”, il diritto/dovere 
          alla istruzione e alla formazione     La scuola rappresenta un'esperienza conoscitiva 
          insostituibile Ai 
          ragazzi in difficoltà va garantito un percorso di istruzione  che non salti  le necessarie tappe formative, in nome di ipotetiche e precoci 
          "vocazioni"  al lavoro   Il 
          periodo successivo alla conclusione del diritto/dovere allo studio (16÷18 
          anni) costituisce il tempo del “confine”, dell’intreccio e della contaminazione 
          tra i sistemi formativi     La formazione professionale, 
          attraverso una profonda riforma, deve diventare il  raccordo insostituibile con il “tempo” del 
          lavoro          | 
       
         ·         
          Negli ultimi 
          anni è cresciuta l’esigenza di garantire a tutti, “lungo l’arco della 
          vita”, il diritto/dovere alla istruzione e alla formazione. È in corso un complesso dibattito 
          sulla funzione dell’istruzione e della formazione professionale e sul 
          loro rapporto.   Tra istruzione e formazione professionale esistono differenze tali da rendere non alternativi questi percorsi; essi rappresentano semmai esperienze formative complementari. Non quindi formazione alternativa ma formazione in alternanza (in copresenza/intreccio e/o in successione). In questo senso va ribadita la centralità della scuola nella fascia del diritto/dovere all’istruzione, mentre il periodo appena successivo a tale età (16÷18 anni) costituisce il tempo del “confine”, dell’intreccio e della contaminazione tra i sistemi formativi. In questi anni si aprono varie possibilità: alcuni ragazzi proseguono gli studi; altri possono interrompere o “sospendere” il percorso di istruzione (da riprendere magari in età successiva) per iniziare una esperienza lavorativa, completando il diritto/dovere formativo o attraverso la formazione professionale o nell’istituto dell’apprendistato; altri possono scegliere di intrecciare i percorsi. Nella 
          formazione per tutto l’arco della vita, nel “tempo del lavoro”, occorre 
          costruire un ruolo attivo della scuola  
          rispetto alle esigenze di rialfabetizzazione e riqualificazione/riconversione 
          professionali.    | 
    
|  
         ·         
          Alla scuola 
          spetta la responsabilità di garantire a tutti un’esperienza conoscitiva 
          compiuta per costruire e consolidare le basi e le competenze culturali 
          che, in quanto persistenti, consentono a tutti  
          l’apprendimento lungo il corso della vita. La 
          scuola presuppone tempi lunghi, affinché vengano raggiunte quelle competenze 
          culturali che solo secondariamente 
          hanno finalità professionalizzanti; il concetto di studio disinteressato (nel senso di “non preventivamente 
          finalizzato a una immediata spendibilità sul lavoro”) definisce bene 
          la cultura della scuola. Per 
          questo motivo la scuola rappresenta un'esperienza insostituibile.  È 
          fondamentale che tutti i ragazzi raggiungano un livello di istruzione 
          alto. Non ci sono scorciatoie.       È 
          questa una difficile sfida per la scuola: ai ragazzi in difficoltà si 
          deve proporre una scuola che, senza rinunciare alla propria funzione, 
          sia in grado di intercettare la loro esperienza conoscitiva, evitando 
          la suggestione di un percorso rinunciatario che “salti” alcune tappe 
          formative, in nome del rispetto di ipotetiche e precoci "vocazioni" 
          al lavoro.    | 
    |
|  
         ·         
          In questa prospettiva 
          la formazione professionale non rappresenta più la scuola di serie "B", per 
          "quelli che non sono in grado di seguire un corso scolastico". La 
          formazione professionale, attraverso una profonda riforma, deve essere 
          messa in condizione di sviluppare  la 
          sua vocazione istituzionale di  raccordo 
          con il “tempo” del lavoro (senza supplire  
          a compiti  propri della 
          scuola), per concentrarsi  sugli 
          interventi che le sono specifici: dalla qualificazione iniziale successiva 
          all’obbligo, alle forme di professionalizzazione e di perfezionamento 
          successive al diploma di maturità, al sistema di rientri nella scuola 
          secondaria, alla riconversione e riqualificazione della forza-lavoro 
          in mobilità. La 
          formazione professionale deve, insomma, far emergere la sua peculiarità: 
          tempo "breve" che si integra/alterna con la scuola e con il 
          lavoro. Al 
          percorso di formazione professionale va garantita, dalla scuola, una 
          base adeguata di formazione culturale altrimenti esso stesso introdurrà, 
          in modo fittizio e con difficoltà, elementi di istruzione, come di fatto 
          succedeva nei corsi di formazione professionale rivolti ai ragazzi sotto 
          i quindici anni. Non c’è quindi rivendicazione   
          di una presunta “superiorità formativa" della scuola sulla 
          formazione professionale, bensì il riconoscimento della vicendevole 
          non sostituibilità nel percorso di formazione alla cittadinanza. Diventa inoltre importante che 
          il mondo del lavoro si proponga come luogo di formazione:  l'impresa che oggi sta enfatizzando il  
          ruolo strategico dei processi formativi come fonte primaria della 
          qualità delle risorse umane deve risultare impegnata a investire nella 
          formazione e a raccogliere e valorizzare lo sforzo educativo-formativo 
          della scuola e della formazione professionale.  | 
    |
 
|  
                | 
       
         6.   La scuola come “istituzione 
          attiva” nel territorio    | 
    
|  
         L’autonomia scolastica rappresenta 
          un elemento fondamentale del sistema dell’istruzione e      della formazione a livello sia nazionale 
          sia territoriale  | 
       
         ·         
          L’autonomia 
          scolastica rappresenta un tassello fondamentale nella ridefinizione 
          del sistema dell’istruzione e nella prospettiva del più ampio sistema 
          della formazione a livello sia nazionale sia territoriale; propone un 
          quadro equilibrato tra le diverse istanze del governo della scuola: -  
          un centro “strategico” 
          che definisce pochi ma solidi punti di riferimento e svolge funzioni 
          di garanzia, di perequazione e di controllo; -  
          uno “snodo” 
          regionale che orienta in termini qualitativi il governo e la gestione 
          del sistema formativo, e che dialoga attivamente con il territorio e 
          gli Enti locali; -  
          le singole 
          unità scolastiche responsabili dell’offerta formativa per meglio adattarla 
          alle esigenze degli allievi, nel confronto con le comunità locali, nel 
          rispetto di indirizzi programmatici nazionali e di standard di funzionamento.    | 
    
|  
         La scuola è una “istituzione 
          attiva” nel territorio capace di costruire un’offerta formativa che 
          tiene conto delle istanze   nazionali, 
          territoriali e locali    | 
       
         ·         
          La scuola dell'autonomia 
          è il luogo in cui il progetto di formazione, delineato su scala nazionale, 
          si traduce in concreto “fare scuola”, e dove si misura la sua efficacia 
          educativa. Il carattere di “istituzione attiva” 
          nel territorio consiste proprio nella capacità di ciascuna scuola di 
          far maturare, al suo interno,  convogliando 
          istanze nazionali, territoriali e locali, una costante equilibrata azione 
          di progettazione dell’offerta formativa, di ricerca didattica e di valutazione. 
          Costruire un piano dell’offerta formativa, lavorare al curricolo di 
          scuola, scommette in primo luogo sulla  
          capacità degli insegnanti e dei dirigenti scolastici di essere 
          autonomi nel progettare e responsabili nel costruire apprendimento. In questa prospettiva, l’autonomia si 
          pone come quell’insieme di innovazioni organizzative e di decentramento 
          pensante in grado di rendere ciascuna scuola capace di utilizzare nel 
          modo più efficace ed efficiente le risorse disponibili per poter corrispondere 
          meglio ai propri compiti istituzionali. Gestire e coordinare la complessità 
          del sistema scuola, salvaguardando e indirizzando ogni fattore di dinamicità 
          e di flessibilità verso obiettivi di qualità, è compito specifico del 
          dirigente scolastico. Per la tenuta e lo sviluppo del sistema stesso 
          è essenziale definire e rispettare ruoli e funzioni dei vari soggetti 
          individuandone le  responsabilità.    | 
    
|  
         La scuola dell’autonomia 
          scommette in primo luogo sulla  capacità 
          degli insegnanti e dei dirigenti scolastici di essere autonomi nel progettare 
          e responsabili nel costruire apprendimento. Servono strumenti di governo 
          e di organizzazione  (organi 
          collegiali e servizi sul territorio) per promuovere la partecipazione 
          dei soggetti, la collaborazione tra gli insegnanti e la cooperazione 
          tra le scuole    | 
       
         ·         
          L’autonomia 
          porta con sé l’esigenza della collaborazione e della cooperazione. Per 
          far crescere questa dimensione occorre innanzi tutto una riforma degli 
          organi collegiali di istituto  pensata 
          e articolata in funzione di una organizzazione che veda al centro lo 
          sviluppo formativo di ciascun soggetto. Ciò richiede strutture di governo 
          a livello di istituto in grado di attivare la partecipazione di tutte 
          le componenti e di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nell’attività 
          scolastica; una partecipazione che sia di arricchimento e di apertura 
          ai bisogni espressi senza indurre a logiche autoreferenziali, localistiche 
          o comunque estranee alle finalità istituzionali. Occorrono, 
          altresì, servizi in comune, consorzi, reti di scuole; ma tutto questo 
          non nasce spontaneamente, come sembra invece emergere da un’idea “liberista” 
          circa la riforma dell’amministrazione scolastica e il ruolo delle scuole 
          autonome. Tale processo va sostenuto riqualificando l’intervento dell’Amministrazione 
          scolastica che dovrà mettere a disposizione servizi di tipo tecnico: 
          ricerca, formazione, documentazione, consulenze. Anche gli Enti locali 
          sono chiamati a nuovi compiti, come attenti interpreti dei bisogni educativi 
          della comunità e altrettanto solleciti verso i “bisogni professionali” 
          espressi dalle scuole (in fatto di ambiente, servizi, strutture, condizioni 
          materiali del fare scuola). La scuola si configura come istituzione 
          attiva nel territorio anche per questa sua funzione di sollecitazione 
          e di cooperazione con le altre autonomie e realtà territoriali, con 
          gli Enti locali in primo luogo. Il 
          rapporto con gli Enti locali e il territorio non può configurare una 
          posizione di sudditanza della scuola; il rapporto è positivo se è reciproco 
          e forte: se la scuola ha una sua identità, un suo pensiero, un suo progetto 
          disinteressato da offrire allo “sviluppo” (civile e sociale, e non solo 
          produttivo) della comunità.         | 
    
|  
         L’autonomia del “sistema” 
          scuola è una garanzia costituzionale da valorizzare per evitare di soggiacere 
          a logiche di parte. L’autonomia delle singole 
          scuole è finalizzata a tradurre gli obiettivi  
          di carattere generale in un’offerta formativa che tenga conto 
          dei contesti territoriali       | 
       
         ·         
          L’autonomia  del “sistema” scuola  è una garanzia costituzionale poiché esplicita 
          l’idea di un sistema di istruzione capace di una sua vita interna e 
          quindi di un suo autosviluppo, che non soggiace a logiche e interessi 
          di parte: è a ciò estranea ogni visione riduttiva, corporativa e autoreferenziale. 
           L’autonomia 
          del sistema scuola  mira a sviluppare 
          in modo unitario i fattori più dinamici di crescita del sistema stesso 
          attivando al suo interno canali  possibili 
          di trasmissione della ricerca e della elaborazione didattica tra le 
          singole scuole, tra le reti di scuole e tra le scuole e i luoghi della 
          ricerca disciplinare e della produzione culturale. L’autonomia 
          delle “singole” unità scolastiche è il diritto delle oltre 10.000 scuole 
          italiane, nella loro libertà e responsabilità, a tradurre gli obiettivi 
          formativi di carattere generale in un’offerta formativa che tenga conto 
          dei contesti territoriali.  | 
    
|  
         Il processo di regionalizzazione 
          non deve rompere l’equilibrio dei poteri tra centro e periferia, tra 
          i vari soggetti istituzionali, grandi e piccoli, entro cui si situa 
          l’autonomia scolastica                   Solo il carattere pubblico 
          della scuola (laico, pluralista, libero, accogliente) può garantire 
          il diritto di tutti alla cultura    | 
       
         ·         
          Le nuove prospettive 
          di federalismo e di consolidamento dei processi di autonomia e di decentramento, 
          per affermarsi, non possono contrastare con un principio fondamentale 
          della nostra democrazia, che la formazione è un bene unitario del nostro 
          Paese, perché promuove il senso dell’identità e dell’appartenenza a 
          uno spazio culturale e costituzionale comune. Il 
          processo di regionalizzazione non deve rompere l’equilibrio dei poteri 
          tra centro e periferia, tra i vari soggetti istituzionali, grandi e 
          piccoli, entro cui si situa l’autonomia scolastica. Anche 
          in un processo di regionalizzazione ogni singolo istituto scolastico 
          dovrà poter operare in autonomia, con certezza istituzionale e progettuale, 
          sia per quanto riguarda la sua collocazione giuridica all’interno del 
          sistema statale sia la sua partecipazione attiva  
          a un progetto nazionale di istruzione. L’esperienza regionale 
          di questi anni in tema di diritto allo studio,  
          ha suscitato non poche incertezze proprio per quanto riguarda 
          la definizione di chiari confini istituzionali tra le varie istanze 
          istituzionali della Repubblica  e 
          tra queste e le singole scuole: la natura a volte iniqua sul piano sociale, 
          e strumentale per motivi ideologici o di potere, dei provvedimenti presi 
          da alcune Regioni sul “buono scuola” richiede una rapida definizione 
          di ruoli e funzioni di ciascun soggetto istituzionale. Certamente tale 
          confusione e incertezza non possono essere una via per finanziare le 
          scuole private -male interpretando sia il diritto allo studio, espresso 
          senza alcuna possibilità di fraintendimento nella Costituzione, sia 
          la legge di parità- né per dar luogo a una surrettizia privatizzazione 
          della scuola statale, le cui caratteristiche di pluralismo, laicità, 
          libertà, accoglienza  esercitate 
          in oltre cinquanta anni di storia repubblicana ne hanno fatto, e tuttora 
          ne fanno, il principale motore del processo di alfabetizzazione e di 
          crescita culturale del popolo italiano, un luogo insostituibile per 
          costruire e far crescere la democrazia.    | 
    
      
      Roma, 15 ottobre 
    2001
 
 
 
Centro di Iniziativa 
    Democratica degli Insegnanti
Piazza Sonnino, 13 - 00153 Roma
tel 06.5806970 - fax 06.5894077
           mail@cidi.it  ---  www.cidi.it