8. GLI ALLEATI E LO SBARCO DI SALERNO

8.1. La decisione di occupare la Sicilia

La decisione di occupare la Sicilia, presa dagli alleati nella Conferenza di Washington nel maggio del 1943, durante le ultime fasi della campagna in Nord Africa, non è accompagnata da un preciso progetto sulle scelte successive; in quel momento interessano soprattutto gli aeroporti della Sicilia e le sue basi navali, per poter mantenere il controllo del Mediterraneo centrale, in modo da permettere ai convogli rotte più sicure, senza dover circumnavigare l'Africa.

Solo il 18 giugno Eisenhover decide di proseguire l'avanzata lungo lo stivale, con uno sbarco in Calabria. Fino a quella data l'alternativa sembrava essere la conquista delle isole maggiori, Sardegna e Corsica, da utilizzare per uno sbarco nel sud della Francia, come preferirebbero gli americani. Nel progetto approvato, invece, la conquista degli aeroporti pugliesi e del porto di Napoli sembrano gli obiettivi più lontani. Non si tratta ancora di costringere l'Italia alla resa, anche se questa soluzione non viene esclusa, quanto di poter disporre di una base più vicina ai Balcani per aiutare la resistenza antitedesca. E' soprattutto Churchill ad essere interessato a questo progetto, mentre Roosevelt, e con lui Eisenhover, vorrebbero sferrare l'attacco decisivo direttamente nel cuore dell'Europa, contro la Germania. L'Italia, in questa ipotesi, è un obiettivo secondario, perché la sua caduta sarebbe comunque una conseguenza del crollo tedesco. Un impegno massiccio in questo paese risucchierebbe soltanto forze cospicue, sottraendole al progettato attacco alla Francia.

8.2. Il fronte italiano

Alcuni fatti nuovi, come la scarsa resistenza offerta dalle truppe italiane nella campagna di Sicilia, la caduta di Mussolini e le successive offerte di trattativa provenienti dal nuovo governo italiano, costringono gli alleati a rivedere i loro piani. Con la nuova situazione politica italiana, infatti, viene ad essere rafforzata la proposta di Churchill di procedere ad un'invasione della Penisola con l'obiettivo di raggiungere Napoli e forse Roma. Inoltre, a metà del 1943, appare ormai tramontata la possibilità di organizzare lo sbarco decisivo contro la Germania, che verrà rinviato al maggio del 1944, rendendo quindi disponibili i mezzi da sbarco e le navi da trasporto, altrimenti insufficienti.

Tuttavia la campagna d'Italia sarà condotta dal comando alleato con eccessiva prudenza, utilizzando forze nel complesso limitate, non valutando correttamente le caratteristiche del territorio, che mal si presta ad una rapida avanzata e che facilita il compito dello schieramento difensivo. Gli stessi americani, sottovalutando l'impegno che la campagna avrebbe richiesto, inizialmente ritengono che sarebbe sufficiente un massiccio impiego dell'aviazione per risolvere il confronto.

Anche i tedeschi, all'inizio, non considerano importante il fronte italiano. Essi giudicano pericoloso attestarsi sulla parte meridionale della penisola, con il rischio di essere tagliati fuori da eventuali sbarchi compiuti più a nord. Il loro progetto iniziale prevede di fortificare la zona appenninica tra Pisa e Ancona, lungo quella che verrà definita "linea gotica", in difesa della valle del Po, che più li interessa ai fini della continuazione dello sforzo bellico. In realtà Kesserling saprà approfittare delle incertezze e della lentezza dell'azione degli alleati per rallentarne l'avanzata ed impegnare sul teatro italiano rilevanti forze nemiche.

8.3. La decisione dello sbarco di Salerno

Gli accordi tra il comando alleato di Eisenhover e il governo italiano sulle misure militari da prendere in coincidenza della dichiarazione di resa prevedono uno sbarco in forze su una costa del Tirreno. Gli italiani vorrebbero che lo sbarco fosse effettuato nella zona di Roma o addirittura più a nord. Nel piano alleato, invece, viene approvata l'operazione "Avalanche", cioé lo sbarco nel golfo di Salerno, nella parte meridionale della Campania, utilizzando il X corpo d'armata britannico e il VI corpo d'armata americano appartenenti alla 5^ armata americana. I comandanti alleati non sono concordi nella scelta: l'ipotesi di Salerno è appoggiata da Alexander, che non vuole allontanarsi troppo dalle basi aeree siciliane, per non perdere la supremazia dell'aria; inoltre, egli ritiene che le coste basse e sabbiose presenti a nord di Napoli, la zona proposta da Clark, avrebbero ostacolato le manovre dei mezzi da sbarco. La scelta di Salerno si rivelerà alla fine infelice: la costa paludosa non permette l'impiego veloce delle forze corazzate, mentre a poca distanza dalla linea di costa vi sono colline scoscese che facilitano l'opera di difesa delle truppe tedesche. Il ritardo con cui sarà presa Napoli permetterà ai tedeschi di danneggiarne gravemente le strutture portuali. Essi, poi, avranno tutto il tempo di spostare dalla Calabria truppe per rafforzare le difese contro la testa di sbarco, mentre le truppe di Montgomery, sbarcate con l'8^ armata britannica subito a sud di Reggio Calabria, il 3 settembre (operazione Baytown), in risalita verso nord, procedono con estrema lentezza, giungendo nella zona di Salerno solo ad operazioni ormai avviate verso la conclusione.

8.4. Le contromisure tedesche

Ai primi di settembre, comunque, il piano alleato può contare sulla resa prossima dell'Italia e sulla disponibilità del governo Badoglio a fornire una certa collaborazione ai piani alleati, nei limiti concessi dalla sempre più forte presenza tedesca, in particolare nella conquista del porto e della città di Taranto (operazione "Slapstick", effettuata all'alba del 9 settembre).

Nel mese di agosto, infatti, Hitler ha fatto affluire alcune divisioni nell'Italia settentrionale, agli ordini di Rommel, utilizzate come riserva strategica per la Francia meridionale, l'Italia e i Balcani. Intanto dalla Sicilia stanno giungendo le truppe tedesche in ritirata, agli ordini di Kesserling, con il compito di concentrarsi nell'Italia centrale, in particolare nella zona di Roma. Viene poi costituito il comando della 10^ armata, agli ordini del generale von Vietinghoff, che si occuperà delle esigenze tattiche nel sud della Penisola, in particolare di affrontare gli eventuali sbarchi anglo-americani. Ai primi di settembre gli aerei tedeschi sono già stati ritirati da tutti gli aeroporti dell'Italia meridionale, con l'eccezione di quello di Foggia, presso cui sono dislocati 17.000 uomini della 1^ divisione paracadutisti. Nella punta dello stivale sono dislocati invece circa 30.000 uomini appartenenti alla 26^ Panzerdivision e alla 29^ divisione Panzergrenadier. Altri 45.000 uomini delle divisioni Göring e 15^ Panzergrenadier e della 16^ Panzerdivision sono dislocate tra Gaeta e Salerno, lungo la costa tirrenica.

8.5. Lo sbarco alleato nell'Italia continentale

Alle 4.30 del 3 settembre le truppe dell'8^ armata di Montgomery iniziano a sbarcare sulla costa calabrese, senza incontrare nessuna reazione. Un attacco anfibio viene attuato verso Pizzo, ad 80 chilometri a nord di Reggio. I tedeschi non oppongono resistenza e avviano il ritiro verso nord. L'avanzata alleata sarà però molto lenta, a causa delle caratteristiche del terreno e delle distruzioni di infrastrutture.

Nel frattempo, tra il 3 e il 6 settembre, salpano da Tripoli e da Biserta le navi con le truppe del X corpo d'armata britannico, mentre quelle che trasportano il VI corpo d'armata americano salpano da Orano, dirigendosi verso il golfo di Salerno. A proteggere i convogli vi sono sette portaerei, oltre a quattro navi da battaglia e a una divisione di incrociatori. La responsabilità dello sbarco è affidata al generale Mark Clark, comandante della 5^ armata americana. Alle sue dipendenze vi sono il generale sir Richard McCreery, comandante del X corpo d'armata britannico, e il generale Ernest Dawley, comandante del VI corpo d'armata statunitense. In totale vi sono 450 navi che trasportano 169.000 soldati e 20.000 veicoli.

Mentre gli inglesi sarebbero sbarcati a nord del fiume Sele, per impadronirsi del porto di Salerno e dell'aeroporto di Montecorvino, gli americani hanno il compito di occupare le alture a sud e a est e di collegarsi a Ponte Sele con le truppe inglesi provenienti da sud. Contemporaneamente, nel pomeriggio dell'8, i comandi dei feldmarescialli Kesserling e Richthofen, situati a Frascati, nei dintorni di Roma, sono attaccati da formazioni di bombardieri alleati che cercano di interrompere il sistema di comunicazione con i reparti.

Alle 18.30 dell'8 settembre il generale Eisenhover annuncia alle truppe imbarcate per l'operazione la notizia che l'Italia ha firmato l'armistizio. Alla mezzanotte le navi alleate giungono in posizione sulla costa di Salerno. Nel frattempo Kesserling e von Vietinghoff, venuti a conoscenza dell'armistizio italiano, provvedono a far occupare dalle truppe le postazioni lungo la costa tra Gaeta e Salerno. Alle 2.00 del 9 settembre le unità di difesa costiera aprono il fuoco contro gli attaccanti. La battaglia ha inizio.

8.6. L'operazione "Slapstick"

Contemporaneamente è avviata l'operazione "Slapstick": 3.600 soldati delle truppe aviotrasportate raggiungono Taranto, dove non ci sono tedeschi, e vengono accolti dalle truppe italiane. Il porto è in piena efficienza. Entro due giorni anche Brindisi sarà occupata senza incontrare resistenza, mentre i paracadutisti tedeschi della 12^ divisione, dispersi su un'ampia zona della Puglia, si raggruppano nei pressi di Foggia. Von Vietinghoff, impossibilitato a contattare Kesserling, sceglie autonomamente di contrastare lo sbarco anglo-americano, piuttosto che spostare le sue truppe verso Roma, e ordina a tutti i reparti di convergere su Salerno. Nell'immediato, però, ha a disposizione solo 17.000 uomini della 16^ Panzerdivision e poco più di 100 carri armati, dei quali due terzi vanno persi nel primo giorno di battaglia. Risulta però determinante, per la riuscita del piano di resistenza tedesca nel settore meridionale della penisola, l'azione condotta dalle divisioni disposte attorno a Roma, al comando di Kesserling, che in attuazione del piano di emergenza denominato "Achse" (Asse), riescono a mantenere il controllo della città, vitale per le comunicazioni stradali e ferroviarie tra il nord e il sud, e a mettere fuori gioco le cinque efficienti divisioni italiane dislocate intorno alla capitale. Già l'11 settembre i soldati tedeschi hanno il controllo della zona.