Annamaria Pati
La valutazione è il migliore strumento che il docente abbia a disposizione per saggiare la propria capacità di insegnamento e formazione disciplinare e dunque la propria professionalità. La valutazione si distingue in : diagnostica o di base, formativa o in itinere , sommativa o finale. La valutazione di base consente di evidenziare i bisogni e le carenze collettive ed individuali e dunque di fissare, a partire da essi, itinerari di recupero di quanto appreso e di rinforzo di esso al fine di dotare i ragazzi di quei requisiti necessari per affrontare serenamente e con successo il nuovo percorso cognitivo. la valutazione formativa consiste nella valutazione dell'efficacia del processo educativo-didattico condotto. Essa consente al docente di comprendere se la strategia adottata è la migliore, se gli obiettivi fissati risultano adeguati, se c'è una parte del processo cognitivo ancora carente o poco chiaro.In tale caso è opportuno avviare attività aggiuntive di recupero, per fornire ai soggetti, in lieve ritardo di apprendimento, interventi formativi individualizzati.
Il recupero consiste nell'organizzazione di una serie di interventi didattici che permettano di colmare carenze accumulate in una o più discipline. La definizione di tali interventi è, ovviamente, un'operazione successiva a quella della valutazione dell'apprendimento conseguito e dell'apprendimento somministrato. In pratica, ogni volta che si è completato un modulo didattico, bisogna accertare:
- se i principali obiettivi di apprendimento del modulo sono stati conseguiti dagli studenti,
- quali soluzioni didattiche adottate si sono rivelate efficaci e quali no, in quali punti del modulo gli studenti hanno incontrato maggiori difficoltà,
- quali problemi di apprendimento e di studio hanno incontrato gli studenti.
Una valutazione così impostata fornisce con continuità le informazioni necessarie per gestire bene il processo educativo e formativo e per adattarlo alle esigenze degli allievi. Essa infatti è caratterizzata da una forte analiticità: accerta gli obiettivi conseguiti e aiuta a individuare gli interventi di recupero più funzionali, per evitare che si determinino deficit formativi.
L'efficacia didattica degli interventi di recupero dipende molto anche dalla tempestività con la quale essi vengono attivati: non si può attendere la fine di un quadrimestre perché nel frattempo aumentano i deficit formativi. Per questo motivo l'esclusivo ricorso a corsi extracurricolari, che scattano dopo un tempo piuttosto lungo dalla registrazione delle carenze, si è rivelato insufficiente. Gli interventi di recupero devono soprattutto accompagnare la normale attività didattica. La soluzione dello “sportello didattico”, com'è previsto dalle nuove norme sull'autonomia scolastica, pare essere la risposta più tempestiva e, di conseguenza, la più adeguata.
La valutazione sommativa, invece, costituisce il momento conclusivo della programmazione. Mentre la valutazione iniziale misura le capacità di base, la valutazione finale misura ciò che è stato appreso nell'arco dell'anno scolastico, ma anche i miglioramenti conseguiti dall'allievo nella sua cognitività, affettività e socialità.
La valutazione deve essere aliena da tranelli pscicologici. I più diffusi sono: l'effetto alone, l'effetto stereotipia e l'effetto contrasto. L'effetto alone consiste in un pregiudizio che il docente è portato inconsapevolmente ad adottare in seguito ad informazioni assunte sull'alunno o a rilevazioni precedenti che finiscono per influenzare ogni altra rilevazione. Simile all'effetto alone è l'effetto stereotipia; anche in questo caso, avendo formulato uno stereotipo, ogni prestazione successiva a quelle che hanno provocato lo stereotipo non viene più valutata oggettivamente. L'effetto contrasto consiste nell'opporsi ai giudizi formulati in precedenza da altri docenti o da persone diverse dal docente impegnato nell'atto valutativo e che, in questo modo, impone con un'azione di rivalsa professionale il proprio giudizio.
