IL DOCENTE DELLA SCUOLA DELL'AUTONOMIA STIMOLATORE DEI PROCESSI DI APPRENDIMENTO

 

 

Laura Russo

 

La finalità della scuola dell'autonomia è far conseguire il successo formativo ad ogni alunno. Secondo l'impostazione scolastica tradizionale, l'insegnante doveva essere responsabile esclusivamente della propria disciplina, che gestiva restando chiuso e isolato nel suo sapere. Egli, inoltre, doveva essere immagine di autoritarismo, utilizzando l' ”arma” della valutazione come strumento per ottenere rispetto e come espressione del suo giudizio. La scuola dell'autonomia richiede oggi al docente di essere professionista, in quanto operatore socio- culturale, che svolge ruoli di mediazione culturale, di socializzazione, di promozione di processi (tra cui l'apprendimento), di valutazione, di orientamento. All'art.38 del Contratto del personale della scuola del 1995 si legge: “La funzione docente si fonda sull'autonomia culturale e professionale dei docenti, intesa nella sua dimensione individuale e collegiale”; inoltre “Il profilo professionale del docente è costituito da competenze disciplinari, pedagogiche, metodologico – didattiche, organizzativo – relazionali e di ricerca”.

 

Compito fondamentale della scuola attuale è promuovere la formazione ai valori e favorire processi di apprendimento. Apprendere non è soltanto memorizzare, cioè conservare dati e informazioni, ed imparare, predisponendosi all'esecuzione di determinati compiti, ma soprattutto è acquisire sempre nuovi atteggiamenti e comportamenti; perciò alla visione statica tradizionale bisogna sostituirne una dinamica, alla visione nozionistica una operativa, all'acquisizione di dati l'elaborazione degli stessi e la produzione di nuove informazioni, all'accumulo di conoscenze la produzione di nuove. L'apprendimento è un processo attraverso il quale il soggetto, elaborando le proprie esperienze, modifica il proprio comportamento e le proprie conoscenze per adattarsi in maniera autonoma alle sollecitazioni provenienti dal suo stato personale e dall'ambiente. Secondo questo quadro, l'insegnante non è la “causa diretta” dell'apprendimento, ma l'animatore che agevola, organizza, sollecita le occasioni di apprendimento. Si ha esperienza, poi, quando gli stimoli interni ad un individuo (bisogni, attese, motivazioni, ecc..) interagiscono con quelli esterni (fisici, culturali, sociali, ecc..) fornendogli le basi per la soluzione di problemi. Il ruolo del docente è particolarmente delicato. L'insegnante deve avere diversi requisiti, come preparazione didattica, capacità di comunicazione con gli altri, competenza in campo psicopedagogico, aggiornamento continuo, capacità organizzative, atteggiamento problematico e critico verso ciò che si insegna, conoscenza dei problemi sociali, sensibilità d'animo, disponibilità al confronto con gli altri. A questo proposito lo studioso Carl Rogers pone al centro di tutto il sistema educativo la relazione insegnante/allievo. Essa dev'essere fondata su stima e rispetto reciproci. L'insegnante non deve assumere un ruolo nella relazione con l'alunno, ma deve essere se stesso, esprimendo i propri sentimenti, positivi o negativi che siano. Egli deve saper creare un clima di fiducia, ma soprattutto deve saper ascoltare l'altro, instaurando un tipo di relazione empatica. In tal modo diventerà facilitatore dell'apprendimento e stimolerà la motivazione allo studio dell'allievo.

 

La corretta comunicazione costituisce il veicolo privilegiato dell'apprendimento. Quest'ultimo, infatti, si sviluppa intorno alle quattro aree della comunicazione: senso –motoria, cognitiva, emotivo –affettiva, socio –relazionale. Esistono numerosi fattori che condizionano l'apprendimento, il primo dei quali è la motivazione (che consiste nel fornire stimoli emotivo – affettivi, incoraggiando, dando fiducia, sapendo aspettare i tempi personali), poi l'interesse, l'aspettativa (alimentata dal conseguimento del successo), l'attenzione, la memoria, la capacità, la competenza, la creatività, la gratificazione, ecc.. Per quanto riguarda la capacità attentiva, ossia la facoltà di discriminare gli stimoli, essa è legata particolarmente alla motivazione e all'interesse. Nella situazione scolastica, l'insegnante deve cercare di tenere desta l'attenzione dei propri alunni attraverso una metodologia adeguata. Un buon insegnante, oggi, è colui che sa coniugare attività di progettazione, programmazione, valutazione con attività di motivazione, animazione, gratificazione degli alunni e di gestione della classe. Quindi il modo di presentare l'argomento, l'uso dei linguaggi verbali e non verbali, l'impiego dei media tecnologici, il tipo di lavoro da assegnare agli alunni, l'utilizzo delle dinamiche di gruppo attivate nella classe diventano degli espedienti importantissimi per conseguire dei buoni risultati di apprendimento. Il docente nell'attività di insegnamento deve tenere conto della specificità di ogni alunno a cui si rivolge, che è il vero protagonista del sistema insegnamento – apprendimento. Colui che insegna, perciò, non deve avere modelli fissi a cui ispirarsi, ma deve possedere un metodo duttile da adattare alle esigenze formative dei singoli studenti e alle particolari capacità. Guidare lo studente verso un apprendimento autonomo è lo scopo principale dell'attività di insegnamento. Una corretta metodologia didattica deve partire sempre dall'alunno, cioè dalla sua situazione di partenza (di carattere non solo cognitivo ma anche socio – relazionale, in base all'ambiente di appartenenza), quindi dai prerequisiti che possiede in relazione ad alcuni contenuti disciplinari da apprendere (in mancanza dei quali ci si attiva per un recupero o per un'eventuale ridimensionamento dei contenuti o degli obiettivi) e infine dalle conoscenze pregresse, sulle quali innestare le nuove. In tal modo si renderà l'apprendimento significativo per gli alunni, poiché si partirà dai loro interessi, dai bisogni formativi, dalla realtà socio – culturale in cui vivono, mantenendo, così, alto il livello motivazionale e l'interesse e premiando l'applicazione. A questo proposito occorre considerare la valutazione come una registrazione dello sviluppo di nuove capacità e conoscenze, in relazione a quelle possedute dall'alunno inizialmente. La valutazione sommativa finale degli alunni consiste nel controllo dell'effettivo conseguimento degli obiettivi prefissati all'inizio dell'anno scolastico. L'eventuale giudizio negativo denota un insuccesso non solo dell'alunno, dal punto di vista dell'apprendimento, ma anche della scuola, che non è stata in grado di insegnare qualcosa a quell'alunno. Qualora il Consiglio di Classe opti per la bocciatura dello studente, tale decisione avrà degli effetti positivi solo se l'alunno deciderà di proseguire gli studi, anziché abbandonare la scuola. Secondo alcuni studi svolti nell'a.s. 1992 – 1993, il respingimento effettuato nella Scuola Media Superiore è sfociato nella ripetenza soltanto in poco più della metà dei casi.

 

Chi valuta, quindi, ha un potere notevole, in quanto i suoi giudizi possono condizionare fortemente il futuro di chi viene giudicato. Una valutazione positiva costituisce una specie di riconoscimento sociale e incrementa la motivazione dello studente nei confronti dello studio, incoraggiandolo a perseverare con i suoi metodi di studio e livelli di impegno. Tale funzione di incentivazione è tanto più efficace, quanto più è accompagnata da una spiegazione circa le ragioni che rendono la prestazione più o meno sufficiente.

 

L'impiego di griglie di memorizzazione analitica di dati valutativi, consente agli insegnanti di registrare le lacune ed i deficit degli alunni, al fine di attivare itinerari compensativi di recupero precoci e individualizzati; in tal modo si eviterà l'accumulo di elementi che provochino demotivazione negli alunni. La valutazione serve anche a rendere gli studenti consapevoli dei loro progressi e delle loro carenze. I giudizi espressi sugli allievi forniscono indizi preziosi intorno alle capacità cognitive, alle attitudini e all'interesse per lo studio, assumendo un carattere prezioso di orientamento professionale e scolastico. Se la valutazione viene effettuata in maniera corretta, aiuta gli studenti nell'inserimento sociale e professionale; ad esempio il voto conseguito durante gli esami di Stato può agevolare l'ammissione a corsi universitari a numero controllato o l'attribuzione di posti di lavoro mediante concorso.

 

L'insegnante, inoltre, deve essere in grado di attivare diversi canali di comunicazione, in modo da coinvolgere tutti gli alunni e da stimolarne la partecipazione al processo di apprendimento. A tale scopo la metodologia didattica deve comprendere il maggior numero possibile di tecniche, al fine di rendere vario, flessibile, ricco ed efficace l'insegnamento. L'impiego di strumenti tecnologici, ad esempio, consente di fare dell'allievo il protagonista del suo sapere; egli, in questo modo, secondo la modalità d'uso interattiva che caratterizza questo genere di strumenti, può scegliere liberamente il percorso a lui più consono. Inoltre è possibile con tali mezzi adeguarsi ai tempi utili per l'apprendimento di ciascuno, in quanto essi rendono possibile la ripetizione e quindi la chiarificazione dei concetti. Altro grande vantaggio di questi particolari tipi di strumenti è la possibilità di autovalutazione da parte dell'utente, che viene corretto in maniera “indolore”, imparando dagli errori. Essi non sono vissuti come motivo di mortificazione o di abbattimento psicologico, ma come occasione di riflessione al fine di comprenderne la causa e di evitarne la ripetizione. L'aspetto ludico – motivazionale connesso a questo utilizzo è anche da rilevare. L'alunno, infatti, vive la prova come sfida e, in caso di insuccesso, è spinto a rivedere i contenuti per migliorare il risultato. L'uso dell'ipertesto, infine, come strategia di apprendimento, è anche particolarmente utile durante le lezioni, perché consente l'apprendimento cooperativo da parte degli alunni, il tutoring, i lavori di gruppo; permette inoltre di collegare e consolidare le conoscenze, oltre che di aumentare la motivazione.

 

Un'altra tecnica utile per l'insegnamento è il problem solving: il contenuto viene proposto sotto forma di problematizzazione , affinché diventi motivo di riflessione e di conquista autonoma da parte dell'alunno.

 

Oltre alla conoscenza di differenti tecniche utili all'insegnamento, occorre che il docente sappia variarne anche, a seconda delle situazioni, gli stili, scegliendo di volta in volta diversi mediatori: attivi (attraverso visite guidate, esplorazione su campo), simbolici (con l'uso e la manipolazione del linguaggio), iconici (da impiegare soprattutto nel metodo di studio, per stimolare l'analisi degli oggetti visualizzati), analogici (come i giochi di simulazione), tecnologici (che racchiudono in sé tutti gli altri tipi di mediatori).

 

Considerando il fatto che attualmente il sapere non è più contenibile e che quindi il docente non può esserne detentore, occorre fornire ai ragazzi metodi di fruizione culturale e strumenti che li rendano autonomi nella ricerca e nell'acquisizione di nuove conoscenze. L'insegnante deve mettere il suo sapere a disposizione dell'allievo, perché diventi punto di partenza per un ulteriore arricchimento culturale e autonomo da parte dello studente. Anche in questo caso è particolarmente utile la multimedialità, per esempio insegnando come si fa una ricerca utilizzando i motori di ricerca e gli operatori bouleani.

 

Per rendere efficace il proprio metodo di insegnamento occorre che il docente si metta continuamente in discussione, riflettendo sui propri stili di insegnamento (metadidattica), chiedendosi il perché di eventuali insuccessi scolastici, del disinteresse o della scarsa partecipazione degli alunni; deve sapersi autovalutare, osservando continuamente gli effetti e le reazioni dei ragazzi al proprio metodo di insegnamento. Il nuovo docente deve entrare nel mondo degli adolescenti, analizzando e comprendendo le loro problematiche e le loro caratteristiche, attraverso un ascolto attivo.

 

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