Libro bianco sulla scuola

bullet1 Le ultime parole famose 30
Alessandro Genovesi



“Provaci ancora, Ministro”

(Editoriale di Luigi Pedrazzi – Il Messaggero del 9-12-2001)


Piccola nota: per confrontare i mille volta faccia e le innumerevoli bugie del Ministro Moratti il materiale a nostra disposizione era ed è enorme.

Abbiamo preferito analizzare le interviste e i titoli dei principali quotidiani e settimanali, concentrandoci sul periodo autunno-inverno 2001/2002 perché li abbiamo ritenuti i più esemplificativi di un modo di intendere la scuola e il rapporto con gli studenti e gli insegnati.

Purtroppo tutto ciò che troverete qui riprodotto è tragicamente vero.


1. Ocse, che?

Il 28 novembre 2001 il Sole 24 Ore, giornale di Confindustria, intervistando il Ministro, titolava: “Piano Moratti per la scuola. Tre i punti cardine: innovazione, valorizzazione degli insegnanti, istruzione ai livelli Ocse”.

Il Ministro orgogliosamente lanciava la sua rivoluzione, fatta in nome di maggiore innovazione e multidisciplinarietà, una giusta valutazione del lavoro dei docenti che “svolgono un lavoro preziosissimo” – Moratti vox –,una amministrazione scolastica più efficiente.

Innovazione: non è mai stato attuato l’art. 8 del Regolamento sull’autonomia scolastica, necessario per la definizione di piani di studio nazionali e locali. È stata azzerata ogni forma di sperimentazione e sono stati abbandonati i progetti speciali relativi alla musica, alla lingua, alle biblioteche e il progetto Prometeo. Sono state bloccate significative innovazioni come l’introduzione della lingua straniera nella scuola elementare, l’avvio della formazione tecnica superiore, la strutturazione dell’ultimo anno dell’obbligo scolastico, il rafforzamento dei centri di educazione per gli adulti. Sono stati sospesi i progetti di innovazione e di sviluppo nella scuola dell’infanzia.

È quasi un anno che il governo ha la possibilità di spendere 150 miliardi stanziati dalla Finanziaria 2001 per la preparazione informatica dei docenti, ma forse non se lo ricorda!

Docenti: per gli insegnanti, questi preziosissimi gioielli di casa Moratti, ricordiamo la mancata attuazione del finanziamento per l’auto-aggiornamento, previsto dalla stessa Finanziaria 2002, il ritiro dall’esame della Corte dei conti del decreto relativo alla formazione degli insegnanti della scuola di base, le iniziative orientate a una privatizzazione dell’arruolamento dei docenti. L’Istituto nazionale di valutazione e l’Istituto nazionale per la documentazione sono stati manomessi con la destituzione dei loro consigli di amministrazione e l’azzeramento dei loro programmi.

Amministrazione: è stato realizzato il blocco della riforma della amministrazione scolastica e con una serie di colpi di mano si va procedendo alla rimozione e alla nomina di dirigenti di Stato, contro ogni principio di separazione del potere politico da quello amministrativo e funzionale. Con il DDL n. 1534 il Ministro ha chiesto una delega in bianco per trasferire al governo diverse competenze, che oggi sono garantite dalla contrattazione sindacale e dai regolamenti.


2. I dollari di Zio Paperone

“Il Ministro: investiremo 19 mila miliardi per l’istruzione”. Così titolava il Corriere della Sera il 29 novembre 2001. Il Ministro, di ritorno da una visita a Paperopoli, dichiarava al quotidiano di via Solferino: “In questa Finanziaria sarà previsto un piano di grandi investimenti e nel 2003 potremmo disporre già di 2 mila miliardi in più”. E se qualcuno non ci crede, arriva pronta la conferma qualche giorno dopo, da parte di un illustre sconosciuto di Forza Italia (l’euro deputato Mario Mauro, che il Giornale definisce uno “dei massimi esperti” in Italia ???), che in un’intervista sul quotidiano di Paolo Berlusconi il 16 dicembre conferma “Per la scuola pronti 19 mila miliardi, ma la sinistra fa battaglie ideologiche”.

È vero? Il Sole 24 Ore il 22 dicembre titola “Scuola: colpo di forbice su risorse e insegnanti” e nella stessa pagina “Finanziamenti al minimo anche per l’università”.

Qualche giorno prima, l’allegro e irresponsabile Tremonti, sulla Stampa di Torino dice: “Servono troppi soldi. Sulla richiesta della Moratti ho dubbi ci sia la copertura”.

Inutile dire che non sono state stanziate risorse significative per la scuola e anzi diversi sono stati i tagli apportati per l’attuazione dell’obbligo formativo e scolastico.


3. Iscrizioni: “No problem”

“La riforma marcia così spedita che per iscrizioni e passaggi non ci saranno problemi”. Così dichiarava il Ministro Moratti su Il Mattino di Napoli il 15 gennaio 2002. Il Ministro, tra le altre cose, si vantava di aver emanato quelle direttive chiare ed essenziali che avrebbero facilitato il lavoro amministrativo di diversi provveditorati.

Peccato che neanche pochi giorni dopo la Stampa titolava “Iscrizioni: è caos totale”. Molta confusione tra le famiglie, soprattutto in quelle in cui i bambini avrebbero dovuto iscriversi a 5 anni, come suggerito dal Ministro Moratti che il 13 gennaio 2002 aveva detto sul Corriere della Sera: “risorse e volontà politica non mancano”. Sulla volontà non diciamo nulla, anche perché il giorno prima il Corsera recitava “Scuola, rimandata la riforma Moratti. Polemica sulla prima a cinque anni. Dubbi e critiche, il governo rinvia il varo”, sulle risorse per i primini la Stampa del 15 gennaio titolava un articolo a firma Raffaello Masci “Primini a 5 anni, costa troppo. Uno studio critica la proposta della Moratti”.


4. Madame efficienza

“Se la scuola è come un’azienda allora occorre che sia efficiente”. Con questa perla di saggezza il Ministro si racconta a Famiglia Cristiana, dove ha però l’accortezza di aggiungere “la formazione non è una merce e comprendere le ragioni del disagio è la prima missione di ogni formatore”. Peccato che il 21 dicembre del 2001 Bertagna, l’ideatore della riforma, dichiarava sul gruppo Agl Espresso “Dobbiamo bocciare alle elementari” e “reintrodurre il 7 in condotta” (Corriere della sera dell’8 dicembre 2001).

Ma l’efficienza - si sa - è un tema ostico, che necessita di risorse e di innovazione anche organizzativa e così - se il Ministro dichiarava sul Corsera del 10 gennaio 2002: “Da marzo via ai test di efficienza nelle scuole” , su Italia Oggi il concetto veniva spiegato meglio “più soldi agli insegnanti affidabili e via a tagli per 100 mila unità tra amministrativi e personale tecnico”.


5. Un’idea federalista

Il federalismo è un tema delicato, soprattutto quanto occorre trovare il giusto equilibrio tra servizio universale e ruolo e funzioni del territorio. Ma il governo ha le idee ben chiare: “La scuola ha una funzione nazionale, attenta alle tradizioni locali, ma con uno sguardo più che alla piccola patria, al mondo sempre più globalizzato”. Così Bertagna esprimeva la sua lodevole idee di scuola federalista. Chissà che sorpresa deve essere stato allora leggere il titolo del Sole 24 Ore del 14 dicembre 2001, in cui Luca Ostellino scriveva: “Via libera del governo alla devolution. Alle regioni competenze primarie su scuola, sanità e polizia”. Avranno forse frainteso? Ce lo spiega Ghigo, presidente di destra della Conferenza Stato-regioni, che in due interviste (Il Giornale e il Sole 24 Ore del 20 dicembre) dice: “Sì al decentramento, ma solo per gli insegnanti, per poterli assumere noi e per poter concordare una parte del programma”.


6. Consenso e partecipazione. Ma quali?

Il 20 dicembre del 2001 il Ministro Moratti dichiarava al Corriere della Sera: “La riforma la faremo solo con l’accordo di tutti”. Aggiungendo, “spero in un confronto parlamentare e con i tanti protagonisti della scuola libero e franco”.

Sul confronto parlamentare, potremmo dire molte cose, ma ci limitiamo a ricordare il titolo del Sole 24 Ore del 13 gennaio 2002: “Riforma dei cicli per delega. Una delega senza discussione alla Camera, mentre Tremonti prepara uno o più decreti”.

Per quanto riguarda il confronto ampio e schietto con studenti e insegnanti, se l’inizio poteva far sperare in qualcosa di buono (Bertagna su Avvenire del 19 dicembre: “C’è ampio spazio per cambiare e migliorare la nostra riforma”), subito il Corriere della Sera ci informava che: “Giallo sugli inviti. All’appello per gli stati generali mancano settecento persone”.

Ma la Moratti non demorde e - in puro stile berlusconiano - annuncia “la mia porta è sempre aperta per incontrare studenti e insegnanti”, tanto aperta che il Messaggero titola poco prima di Natale: “Il Ministro non vuole ricevere gli studenti che scioperano” o ancora “Porte chiuse al ministero”.

Ma se le porte sono chiuse, i telefoni funzionano e finalmente ai primi di gennaio le parole del Ministro divengono più chiare: “4 mila interviste telefoniche promuovono la riforma della scuola” (Il Sole 24 Ore).

“Puntiamo allora a un grande vertice” avranno pensato a Viale Trastevere ed ecco che il 13 dicembre veniva annunciato dalla Stampa di Torino “Un vertice per cambiare la scuola”. “Moratti: pronti al dialogo con sindacato e studenti”. Peccato che gli Stati generali di Roma non saranno proprio un luogo aperto al confronto: “Non ci fanno parlare. Gli studenti protestano per quella che è solo una Kermesse elettorale” (Messaggero – Cronaca di Roma); “Cortei e assemblee fuori dagli stati generali” (il manifesto).

E ancora, per il genere non discriminiamo le idee: “Sei di sinistra. Finisci nella lista” (Unità del 12 dicembre). La sintesi di questo splendido confronto la dà Italia Oggi: “Stati generali, è caos sulla riforma. Doveva essere un momento di dialogo, è stato solo un boomerang”.

La conclusione è stata una proposta di riduzione degli spazi e dei poteri per gli studenti nei diversi organi collegiali. Moratti docet.



Il libro bianco sulla scuola dal sito http://www.aprileperlasinistra.it