Aboliamo l'obbligatorietà dell'adozione dei libri di testo

di Antonio Limonciello, Enrico Galavotti, Davide Suraci

Premessa

L'adozione dei libri di testo è sempre stata, nell'ambito della normativa ministeriale, oggetto di varie controversie.

Il legislatore non si è mai espresso in maniera univoca a favore della obbligatorietà dell'adozione di questo unico strumento didattico. Ad es. l'art. 5 della L. n. 517/1977, sulla base dell'art. 2 del DPR n. 419/1974 , afferma che "per le classi di scuola Elementare autorizzate dal Collegio dei docenti, qualora siano previste forme alternative all'uso dei libro di testo, è consentita l'utilizzazione della somma equivalente al costo del libro di testo per l'acquisto da parte del Consiglio di circolo di altro materiale librario secondo le indicazioni bibliografiche contenute nel progetto di sperimentazione". Ciò in sostanza significa che il singolo insegnante, sentito il parere del Consiglio di classe, nell'ambito della propria sperimentazione e senza impegni di spesa per l'amministrazione scolastica, può decidere di non adottare il libro di testo. Solo per le scuole medie (inferiori e superiori) non è stata abrogata la CM n.15/76 che illustra, tra l'altro, un parere del MPI: anche laddove sono in atto sperimentazioni non si può fare a meno di adottare il libro di testo. L'ultima C.M. (3 gennaio 1995) conferma le consuete disposizioni.

I limiti dei libri di testo

- Il libro di testo contribuisce alla formazione dell'idea che ci sia un luogo esaustivo del sapere, infatti la maggior parte del "volume" dei libri di testo è costituita da "informazioni" che hanno la pretesa di porsi, agli occhi dello studente, come "unica fonte di conoscenza". In realtà le fonti, da anni, sono molteplici e nel futuro sono destinate ad aumentare di numero e a intensificare la loro pervasività. La sostituzione del testo con un processo di ricerca dinamica delle informazioni da elaborare, delle procedure e dei linguaggi da applicare, risponde meglio alla moderna necessità "dell'apprendere ad apprendere", come si evince anche nei documenti di riforma dei cicli scolastici, i quali lasciano inoltre intendere che i programmi ministeriali della prossima "scuola dell'autonomia" non saranno più basati sui "contenuti", ma si limiteranno a individuare gli obiettivi e gli standard minimi di apprendimento.

- I libri di testo svolgerebbero un ruolo importante se rappresentassero il mezzo per diffondere i risultati della ricerca pedagogico - didattica sui nuclei forti della disciplina e dell'azione didattica più congrua. Ma non è così, intanto perché in Italia si fa poca ricerca del genere e poi perché non c'è rapporto tra quest'ultima e le Case Editrici.

- Ci sono discipline che hanno costruito nei secoli una mappa concettuale solida, modalità e linguaggi con cui si esplicano ben caratterizzati e processi di apprendimento consolidati, tanto da permettere la realizzazione di sicuri e proficui manuali scolastici. Queste discipline sicuramente traggono un beneficio dall'adozione dei libri di testo. Tuttavia sono da evitare le inutili "gonfiature e le continue nuove edizioni" che non aggiungono veri miglioramenti ai testi ma che hanno il solo scopo di permettere alle Case editrici nuovi edizioni per nuovi profitti.

- Ci sono poi discipline che sono in continua evoluzione e che non hanno un precipitato di mappa concettuale/ linguaggi/ procedure/processi di apprendimento consolidato. Per queste discipline è difficile trovare testi senza errori; troppo spesso sono presenti semplificazioni mistificatorie, frutto di conoscenze approssimative e di scarsa esperienza didattica degli autori.

- I comitati scientifici delle Case editrici, non avendo un rapporto diretto, costante col docente che adotta i loro libri di testo, non sono in grado di valutare l'effettiva implementazione didattica dei contenuti offerti. Infine il criterio di selezione dei contenuti non si basa su una visione organica coerente del curricolo della disciplina, bensì sull'idea di inserire un po' di tutto per accontentare il maggior numero di insegnanti. Il materiale proposto risponde più a criteri di marketing che alle necessità pedagogico - didattiche, con l'aggravante dello scaricare sullo studente i costi aggiuntivi dell'ipertrofico risultato finale.

- Negli ultimi anni i libri di testo si sono riempiti di didattica, è infatti cresciuta la presenza di materiali utilizzabili per impostare e realizzare il curricolo scolastico (relazioni, programmazioni didattiche, test, schede di valutazione, Unità Didattiche, guide per gli insegnanti, ecc..). In questo modo il ruolo del testo scolastico, una volta "manuale neutro" sul quale il docente liberamente e creativamente impostava la propria visione dei processi di apprendimento, è diventato più forte a scapito del ruolo docente che è oggi più debole.Infatti molti insegnanti hanno finito col rinunciare alla prerogativa più qualificante del proprio lavoro: essere dirigenti autonomi della progettazione e realizzazione del curricolo scolastico.

- Nella scuola ci sono insegnanti che sentono il bisogno di avere il libro di testo in quanto guida per sé e per gli studenti. Ci sono poi insegnanti che vogliono poter esplicare la propria creativa ricerca pedagogica. Questi insegnanti non possono essere obbligati ad adottare un unico libro di testo. La normativa attuale in questo caso perpetra una vera e propria limitazione della libertà di insegnamento.

- Il libro di testo come fonte obbligatoria unica del processo di apprendimento si presta alla trasmissione di visioni ideologiche. Viceversa la sostituzione di esso con una pluralità di fonti permette il confronto delle idee, l'acquisizione degli strumenti per impostare un sapere critico e quindi lo sviluppo della capacità di valutazione e dello spirito critico.

- I tempi di realizzazione di un testo scolastico sono troppo lunghi per gli sviluppi impetuosi di alcune aree disciplinari, cosicché queste si ritrovano ad essere rappresentate da contenuti divenuti rapidamente obsoleti.

- Alla luce della recente riscoperta dei valori culturali locali, i libri di testo risultano quanto mai lontani (anche per motivi di forza maggiore) da preoccupazioni didattiche legate alla contestualità di un determinato territorio. Non è più possibile che uno studente conosca solo la storia e la letteratura nazionale, senza sapere nulla di quella locale e regionale.

- Dal dibattito è emersa anche la constatazione che, essendo obbligatoria l'adozione, le case editrici non sarebbero sufficientemente stimolate a realizzare degli strumenti flessibili, ma solo dei mezzi non didattici ad uso di mera consultazione da parte del docente. La non obbligatorietà potrebbe contribuire a una liberalizzazione della concorrenza nell'elaborazione dei sussidi didattici, rendendoli migliori e continuamente evolventesi, in contrapposizione ad un "monopolio" che offre soluzioni preconfezionate alle quali la domanda è costretta ad adattarsi senza possibilità di replica. Questa incentiverebbe di più gli editori a migliorare qualitativamente proprio i libri di testo.

La proposta

Gli insegnanti della ML "lascuola":

- ritengono sia giunto il momento di far valere il principio secondo cui l'insegnante, all'interno dell'azione degli organi collegiali e con il contributo delle componenti genitori e studenti, sia tenuto unicamente a indicare gli strumenti di cui intende avvalersi per lo svolgimento della propria attività didattica, senza dover essere obbligato a imporre l'adozione del libro di testo unico. In più, come già consentito nella scuola primaria, la possibilità di rinunciare completamente ai libri di testo attraverso lo strumento della sperimentazione a livello di Collegio dei docenti (art. 2 DPR 419/74 ) e indicando con quali materiali intende sostituirli.

- propongono al MPI di modificare le disposizioni vigenti in materia di adozione dei libri di testo per recepire quanto sopra proposto e per creare le premesse per un nuovo rapporto tra scuola ed Editoria Scolastica.

Per quanto riguarda la qualità dei testi, gli insegnanti invitano le Case Editrici a:

- pubblicare testi essenziali; la voluminosità dei testi ne denuncia i destinatari. Attualmente, il contenuto di quasi tutti i libri, per ogni ordine di scuola, è rivolto ai docenti e non agli alunni. Per gli alunni un libro di 100-150 pagine (di media) dovrebbe essere sufficiente;

- diminuire il numero delle illustrazioni (in quanto non sono mezzi esclusivi che contribuiscono alla facilitazione dei processi di apprendimento né alla crescita dell'amore per i libri) e, ovviamente, separare il testo che contiene gli esercizi dal volume dell'apprendimento vero e proprio. Gli esercizi dovrebbero costituire un tomo a sé stante ed essere continuamente rinnovabili ;

- articolare i contenuti in modo da presentare all'allievo una proposta di apprendimento di base che gli consenta un'immediata percezione degli obiettivi, degli strumenti e dei metodi per conseguirli;

- realizzare un rapporto continuo con le scuole per consentire una validazione sperimentale, diffusa e approfondita, dei contenuti dei libri di testo;

- pubblicare, nella presentazione dei testi, in modo documentato e riscontrabile, i processi di sperimentazione didattica da cui derivano i materiali pubblicati;

- separare, se proprio si vuole guidare anche il docente, in pubblicazioni diverse gli aspetti dell'azione docente dai materiali rivolti allo studente, in modo che su quest'ultimo non debbano gravare costi aggiuntivi.

Conclusioni

1) Si richiedono libri strutturati e organizzati secondo contenuti didattici, cioè funzionali per l'apprendimento;

2) Si giustifica la scelta della non-obbligatorietà del libro di testo fin dalle prime classi del grado preparatorio con l'esigenza di poter disporre di strumenti didattici continuamente aggiornati e aggiornabili per effetto dell'interscambio ->docenti<->case editrici<->ricerca scientifica<-, interazioni indispensabili per un reale progresso in questo settore;

3) Per le scuole medie inferiori e per quelle superiori, materiali didattici scelti dai docenti sulla base delle loro motivazioni culturali, progettuali e di esperienza.

Il documento è il risultato di una lunga discussione nella ML "lascuola".

La stesura finale è opera di Antonio Limonciello, Enrico Galavotti, Davide Suraci.