Sul sistema nazionale di valutazione
La preoccupazione principale della Commissione ministeriale sul Sistema Nazionale di
Valutazione, com'era facile aspettarsi, è stata quella di garantire, nel
documento introduttivo, la massima obiettività possibile (trasparenza,
omogeneità...) della valutazione, pretendendo, come Commissione, l'assoluta indipendenza dal Ministero P.I., in quanto (e anche su questo ha pienamente ragione) non vuole essere condizionata politicamente e neppure vuole esserlo a causa dei continui turnover dei nostri ministri P.I., ad ogni caduta di governo...
* Primo aspetto da discutere. E' sufficiente, al fine di garantire dei parametri obiettivi di valutazione, che la Commissione sia composta da esperti della scuola, cercati a livello nazionale, che si possano muovere in maniera autonoma rispetto al Ministero? O non e' forse necessario che gli esperti vengano cercati su un territorio locale, da loro conosciuto molto bene, nelle sue caratteristiche socio-ambientali e culturali?
La Commissione, per dimostrare la propria imparzialità, sceglierà, in maniera "ragionata", 1500 classi (proporzionate tra Nord, Centro, Sud e Isole), altri 3000 studenti li
prenderà in maniera casuale, per assicurarsi che la suddetta "ragione" non sia stata viziata da pregiudizi inconsci.
** Secondo aspetto da discutere. Il nostro Paese
è davvero una realtà così omogenea da poter garantire dei risultati statistici obiettivi?
Personalmente ritengo che un Sistema "Nazionale" di Valutazione che non tenga conto delle differenze regionali (e subregionali) non serva a niente.
Credo infatti che sia solo sulla base delle differenze regionali (e locali) che si possa scoprire quante e quali possibilità abbia uno studente medio (o in media) di frequentare la scuola e di applicarvisi con profitto.
Questo in sostanza significa che se in una regione (o contesto locale) di scarse possibilità, la Valutazione dovrà premiare molto uno sforzo anche minimo compiuto in direzione della formazione scolastica e culturale; in altre regioni, dove ci sono molte più possibilità, la Valutazione dovrà porsi altri obiettivi.
Non ha senso distinguere la Valutazione secondo ordini e gradi di scuole, senza tener conto delle differenze socio-ambientali, che possono caratterizzare scuole di ordine e grado omogenee.
Ecco perché i concorsi dovrebbero essere tutti regionali e i trasferimenti interregionali dei docenti dovrebbero essere preliminarmente sottoposti a dei test di verifica.
In realtà l'equipe che ha elaborato il documento suddetto parla di "situazioni di partenza e di condizioni socioculturali"(II.2), ma come se fosse un aspetto secondario, un corollario...
L'Italia è un paese troppo disomogeneo perché possa essere paragonato ad altre nazioni europee. Noi abbiamo tra le regioni più avanzate d'Europa, e altre tra le più arretrate.
Su quali standard geografici si decideranno i criteri di Valutazione? Se prendiamo quelli esistenti nelle regioni più avanzate, le più arretrate rimarranno tagliate fuori; se il contrario, quelle avanzate torneranno indietro (perché oggi chi non va avanti va indietro, non può stare fermo).
In sostanza ancora non ci si rende conto che non può essere la realtà locale ad adeguarsi ai criteri astratti di Valutazione imposti dal Ministero, che, quale istituzione di carattere nazionale, non ha alcun sentore per le diversità locali e regionali.
Non a caso il punto più importante del documento della Commissione (II.1.l) è stato messo all'ultimo posto (relativo alle "attività congruenti su scala locale e d'istituto"). Cioè invece di far partire le cose dal basso, il Ministero le cala dall'alto.
L'autonomia effettiva del sistema scolastico
è vista quasi come una minaccia. Di qui l'esigenza di tenerla sotto controllo tramite meccanismi burocratico-intellettuali, come appunto tale Sistema di Valutazione Nazionale.
Ed ecco la mia proposta per un sistema di valutazione scolastico-nazionale.
1. Ogni Istituto segnali almeno due docenti che non abbiano il doppio lavoro, che si preoccupino dei loro ragazzi, che sappiano sperimentare nuove metodologie didattiche, che siano coinvolti da tempo in qualche esperienza extracurricolare (P.G., C.I.C., Scuola aperta, ecc.), e che conoscano bene l'ambiente in cui insegnano.
2. Che il Distretto o il Consiglio Scolastico Provinciale chiedano loro (offrendo in cambio un semiesonero e il rimborso delle spese) di lavorare per un a.s. sul problema della valutazione.
3. Poiché si suppone che questi docenti conoscano bene la realtà del loro Istituto e del contesto locale in cui esso vive, saranno loro che dovranno elaborare dei criteri il
più possibile oggettivi (omogenei per territorio: provinciale? regionale?) di valutazione.
4. In che modo faranno questo? Interpellando i loro colleghi e soprattutto verificando con loro, nelle rispettive classi, la
validità di test, questionari, prove pratiche...
5. Quale sarà il risultato finale? Rispondo con un esempio. In questo momento i programmi ministeriali di Italiano e Storia, relativi a Licei e Tecnici, sono
identici (persino i manuali, che ai Tecnici ovviamente vengono utilizzati in minima parte). E' possibile
che un liceale con 8-9 materie possa sapere l'italiano allo stesso livello di uno
studente del Tecnico che ha il doppio delle materie (avendo tutte quelle di uno Scientifico tradizionale
più quelle professionali)?
Bene, se non è possibile, lo studente dello Scientifico, in una scala da 0 a 10,
dovrà conoscere l'italiano a 8-9 punti (quello del Classico a 9-10), mentre
quello del Tecnico scenderà a 7-8 punti e quello del Professionale si limiterà a
6-7 punti.
I programmi ovviamente non potranno essere gli stessi, perché i ragazzi del
Tecnico non ce la faranno mai (neanche con tutta la loro buona volontà) a studiare sul Pazzaglia (ancora il Pazzaglia?) o sul Salinari e poi ancora sul Guglielmino per il '900, sui Promessi Sposi e
su Dante.
Sì, ma qual è la conclusione a livello nazionale? Se in Europa ci chiedono dei parametri cosa rispondiamo, che ne abbiamo duemila?
E' semplice: risponderemo che il nostro Paese è una realtà così disomogenea che qualunque dato nazionale risulterebbe falsato.
Se un nostro studente vorrà andare a lavorare all'estero, dovrà superare delle prove ad hoc, elaborate per l'occasione.
Ogni persona che assume un dipendente non dovrebbe forse preventivamente sottoporla a delle prove attitudinali?
Noi tutti diciamo basta alle raccomandazioni, ma bisognerebbe dire basta anche ai titoli che di per
sé possono anche non avere alcun valore.
Un sistema oggettivo di valutazione serve per sapere a livello locale quali sono gli obiettivi che si possono e si devono raggiungere.