SINTESI DEL RAPPORTO 

Un anno fa l'UNICEF lanciava la Campagna per l'istruzione delle bambine “25 entro il 2005”, un'iniziativa creata per accelerare l'eliminazione delle disparità di genere nella scuola primaria e secondaria. La campagna si concentra sui paesi che presentano gli ostacoli maggiori all'istruzione delle bambine, e che avranno bisogno di aiuti concreti per realizzare l'Obiettivo di sviluppo del Millennio che punta a raggiungere la parità di genere entro il 2005.

Nell'edizione 2004 del rapporto La Condizione dell'infanzia nel mondo , Carol Bellamy, direttore generale dell'UNICEF, sostiene l'esigenza di affrontare i temi dello sviluppo con un approccio multisettoriale basato sui diritti umani, che garantirà alle bambine un'istruzione, risponderà agli impegni presi dalla comunità internazionale di assicurare l'istruzione per tutti i bambini, moltiplicherà i benefici sia per le famiglie che per le nazioni, e favorirà il raggiungimento di molti altri dei principali obiettivi di sviluppo.

Quanto segue è una sintesi delle principali questioni affrontate nel rapporto.

1. Il più urgente tra gli Obiettivi di sviluppo del Millennio

La Condizione dell'infanzia nel mondo 2004 individua nell'istruzione delle bambine una delle sfide più decisive che la comunità operante nello sviluppo internazionale è chiamata ad affrontare. Il rapporto lancia un appello all'azione in nome dei 121 milioni di bambini – dei quali 65 milioni sono bambine - che oggi nel mondo sono esclusi dall'istruzione. Il rapporto evidenzia i costi che tale esclusione comporta per le bambine, ma anche per le loro famiglie, comunità e Paesi.

I leader mondiali si sono impegnati a raggiungere entro il 2015 una serie di obiettivi, noti come Obiettivi di sviluppo del Millennio: l'eliminazione della fame e della povertà estrema, la realizzazione dell'istruzione primaria universale, la promozione della parità di genere e dell' empowerment delle donne, la riduzione della mortalità infantile, il miglioramento della salute delle madri, la lotta all'HIV/AIDS, alla malaria e ad altre malattie, la salvaguardia della sostenibilità ambientale e la creazione di un'alleanza globale per lo sviluppo.

Tra gli obiettivi di sviluppo, due in particolare sono considerati determinanti per il raggiungimento di tutti gli altri: l'istruzione universale e la parità di genere e l' empowerment delle donne. Come primo passo verso l'istruzione universale, si è stabilito di anticipare al 2005 il traguardo della parità di genere nella scuola primaria e secondaria, dieci anni prima della scadenza fissata per gli obiettivi restanti. Oltre a essere un obiettivo in sé, questo traguardo del 2005 è un elemento chiave per tut ta l'agenda dello sviluppo, e costituirà una prima verifica dell'impegno del mondo per rompere la morsa della povertà.

Alla luce di queste considerazioni, l'istruzione femminile è presentata come l'obiettivo più urgente di tutti.

(V. Capitolo 1, Uno slancio per lo sviluppo, pp. 1-13)

2. La discriminazione di genere

In base alle argomentazioni esposte ne La Condizione dell'infanzia nel mondo 2004 , il motivo principale che ha impedito il raggiungimento della parità di genere nella scuola sta nel fatto che la teoria, la pratica e la politica dello sviluppo sono connotate dalla discriminazione di genere. Dal rapporto emerge che l'istruzione universale è stata ritenuta un lusso anziché un diritto umano, che i programmi di sviluppo economico si sono concentrati più sui risultati economici che sul benessere delle persone, e che per miopia politica ci si è rivolti al settore dell'istruzione solo quando si cercavano soluzioni.

E' vero che per qualsiasi bambino essere privato della possibilità di istruirsi è una catastrofe, ma per una bambina il danno è ancor più grave, e comporta costi sociali non solo per la bambina stessa, ma per la famiglia, la comunità e il paese.

Rispetto ai maschi, le bambine sono più esposte ai rischi dell'HIV/AIDS, dello sfruttamento sessuale e del traffico di minori. Sono più vulnerabili alla povertà e alla fame. Se si negano alle bambine le conoscenze e le competenze sociali che la scuola può offrire, questi rischi aumentano nel breve periodo e vengono trasmessi anche alla generazione successiva.

Per converso, la scuola può dare a una bambina:

• un'istruzione, e una più chiara percezione del proprio potenziale;
• una maggiore fiducia in sé, più possibilità di guadagno, salde competenze sociali;
• maggiori capacità di difendersi dalla violenza e dalle malattie.
(V. Capitolo 1, Uno slancio per lo sviluppo, pp. 1-13)

3. Un approccio allo sviluppo multisettoriale e basato sui diritti umani

Gli investimenti per lo sviluppo non hanno mai attribuito priorità all'istruzione delle bambine. Storicamente, si è sempre ritenuto che la crescita economica generasse progressi sociali quasi automaticamente. Ma le esperienze negative accumulate negli anni nei paesi in via di sviluppo hanno dimostrato l'inadeguatezza di questo modello, né sono emerse prove evidenti che la crescita economica possa da sola ridurre la povertà o la disuguaglianza.

In realtà, sembra vero il contrario: è lo sviluppo umano a promuovere la crescita economica. Secondo uno studio dell'UNICEF, i paesi che negli anni '90 mostravano i più alti tassi medi di crescita annuale erano quelli che nel 1980 presentavano risultati migliori negli indicatori di sviluppo umano. Oggi è ampiamente accettato che l'economia dello sviluppo deve essere inquadrata in una prospettiva che tenga conto delle disparità di genere e che non è possibile ridurre la povertà in maniera sostenibile senza promuovere l' empowerment delle donne.

L'istruzione delle bambine è strettamente legata ad altre componenti dello sviluppo umano, tanto che farne una priorità vuol dire anche avanzare su vari altri fronti:

• la salute e la condizione delle donne;
• la cura della prima infanzia;
• l'alimentazione, l'acqua e i servizi igienici;
• la riduzione del lavoro minorile e di altre forme di sfruttamento;
• la risoluzione pacifica dei conflitti.
(V. Capitolo 1, Uno slancio per lo sviluppo, p. 1-13, e Capitolo 2, Bambine istruite: un'occasione unica per lo sviluppo, pp. 17-27)

4. Gli investimenti nell'istruzione delle bambine producono risultati multipli

Sviluppo economico più accentuato. All'aumentare delle iscrizioni femminili alla scuola primaria corrisponde una crescita del prodotto interno lordo pro capite. Nei paesi in cui non c'è parità di genere nella scuola i costi dello sviluppo sono maggiori, la crescita è più lenta e i redditi sono più bassi.

Istruzione per la generazione successiva. I figli di madri istruite hanno molte più probabilità di andare a scuola. Quanto più alto è il livello di scolarizzazione di una donna, tanto maggiori le probabilità che anche i figli beneficino dell'istruzione.

L'effetto moltiplicatore. Gli effetti dell'istruzione arrivano ben al di fuori dell'aula scolastica, e influiscono positivamente su quasi tutti gli aspetti della vita delle bambine. Le bambine che vanno a scuola sono meglio preparate a difendersi dalle malattie (compresa l'HIV/AIDS), corrono meno rischi di restare vittime di trafficanti o sfruttatori e sono meno esposte alla violenza.

Famiglie più sane. I figli delle donne istruite sono più sani e meglio nutriti, come risulta da moltissime ricerche e dati sui paesi in via di sviluppo. Ogni anno di istruzione materna in più determina una riduzione dal 5 al 10% del tasso di mortalità dei bambini sotto i 5 anni.

Muoiono meno madri. Le donne che sono andate a scuola sanno meglio come utilizzare i servizi sanitari, come migliorare la propria alimentazione e come distanziare le gravidanze. È stato calcolato che ogni anno di scuola in più serve a evitare due casi di mortalità da parto per ogni mille donne.

(V. Capitolo 2, Bambine istruite: un'occasione unica di sviluppo, pp. 17-27)

5. Il divario di genere globale

Alcune regioni del mondo hanno buone probabilità di raggiungere entro il 2005 l'Obiettivo di sviluppo del Millennio della parità scolastica tra maschi e femmine, ma per almeno tre paesi ciò non sarà possibile senza un intervento più deciso (v. grafico) .

(V. Capitolo 3, Bambine dimenticate, paesi dimenticati, pp. 31-41)

TASSI NETTI DI ISCRIZIONE E FREQUENZA ALLA SCUOLA PRIMARIA (1996-2002)

6. La povertà

Bambini e bambine che provengono da ambienti socioeconomici poveri rischiano maggiormente di restare esclusi dall'istruzione, ma le bambine rischiano doppiamente: in quanto povere e in quanto femmine.

E le bambine che non vanno la scuola diventano spesso “invisibili”, nel senso che il loro numero viene sottostimato o del tutto non registrato. Anche dati di iscrizione e frequenza relativamente alti possono nascondere il numero degli abbandoni femminili, specie nelle zone rurali: un numero che è in aumento.

Nei paesi in cui i tassi di iscrizione e completamento della scuola sono più alti per le bambine che per i maschi, può avvenire che le bambine non proseguano gli studi nella scuola secondaria, che vi siano poche donne in ruoli di leadership e che, a parità di competenza, le donne guadagnino meno degli uomini. Per quei paesi che hanno raggiunto la parità scolastica tra maschi e femmine si prospetta una nuova sfida: ampliare le prospettive sociali per le ragazze istruite.

(V. Capitolo 2, Bambine istruite: un'occasione unica per lo sviluppo, pp. 17-27, e Capitolo 3, Bambine dimenticate, paesi dimenticati, pp. 31-41)

7. Carenza di fondi 

Con pochissime eccezioni, i paesi industrializzati e le istituzioni finanziarie internazionali non hanno investito nell'istruzione in misura tale da permettere a tutte le bambine di frequentare e completare la scuola. Negli anni '90 il flusso complessivo degli aiuti ai paesi in via di sviluppo si è ridotto, e sono diminuiti sensibilmente anche i finanziamenti bilaterali per l'istruzione. Alla Conferenza internazionale per il finanziamento dello sviluppo svoltasi nel 2002 a Monterrey (Messico) è emersa una rinnovata volontà comune di investire nell'istruzione e i governi si sono impegnati ad aumentare l'importo complessivo degli aiuti, in modo particolare per l'istruzione di base. Tuttavia, le attuali preoccupazioni per la sicurezza potrebbero determinare un parziale abbandono degli impegni assunti. A oggi, gli aiuti internazionali sono un aspetto del problema, anziché la doverosa soluzione per consentire a tutti i bambini di usufruire del diritto allo studio.

(V. Capitolo 4, L'effetto moltiplicatore dell'istruzione delle bambine, pp. 45-55)

8. Vantaggi multisettoriali

L'impostazione tradizionale incentrata su programmi monosettoriali ha impedito di vedere i vantaggi che l'istruzione delle bambine comporta per tutti i settori dello sviluppo. Oggi si comprendono meglio i motivi per cui mandare a scuola le bambine è l'impegno più urgente per la comunità globale che lavora per lo sviluppo.

Un buon inizio per i bambini - Assicurare alle donne un buon livello di empowerment , di salute e d'istruzione - tutti elementi positivi di per sé - significa contribuire enormemente al benessere dei loro figli. Donne malate, sottoalimentate od oppresse non possono prendersi cura dei figli in maniera adeguata.

Preparazione alla scuola - I programmi prescolastici sono particolarmente utili alle bambine. Introducono l'abitudine alla scuola nelle comunità in cui le bambine sono di solito impegnate nelle faccende domestiche o in attività lavorative. Nei centri o asili comunitari le bambine si abituano all'idea di una frequenza regolare; anche trascorrere poche ore al giorno con i nonni può servire a “prenotare” un segmento di tempo da dedicare successivamente alla scuola.

La lotta all'HIV/AIDS - Ogni anno si registrano più di cinque milioni di nuovi casi di infezione da HIV/AIDS. Nei paesi più colpiti, si sono dissolti in pochissimo tempo progressi sociali che erano costati anni di fatica. Si calcola che nell'Africa subsahariana siano 11 milioni i bambini resi orfani dall'AIDS. Spesso sono i primi a essere costretti a lasciare la scuola, e anche in questo caso le bambine sono più a rischio, poiché di regola spetta a loro il compito di prendersi cura dei parenti malati. Fino a quando non si scoprirà un vaccino anti-HIV, l'istruzione rimane la migliore difesa che la società possa far valere contro questa malattia. Tra le persone più istruite il tasso d'infezione è più basso. I giovani più istruiti si sanno proteggere meglio, e frequentando la scuola si trascorre meno tempo in situazioni potenzialmente pericolose.

Creare un ambiente protettivo - Per un bambino, la scuola è l'ambiente protettivo più importante dopo la famiglia. Le bambine che vanno a scuola hanno minori probabilità di essere sfruttate in lavori fuori casa o in lavori domestici pesanti. Le ragazze che sanno leggere e scrivere, soprattutto quelle che hanno acquisito a scuola competenze sociali, sono meno esposte alle forme più estreme di violenza domestica, agli abusi sessuali e al traffico di minori.

Aiutare le bambine nelle emergenze - Nelle situazioni di emergenza le bambine sono particolarmente a rischio e devono essere maggiormente protette da abusi fisici, sessuali e psicologici. In collaborazione con iniziative a carattere locale, l'UNICEF è stato all'avanguardia nelle zone colpite da emergenze nel creare spazi a misura di bambino e attenti alle diversità tra i generi, nei quali i bambini possono continuare la scuola, le madri possono restare accanto ai figli e trovare l'appoggio di consulenti, le donne possono completare la propria istruzione, e i giovani possono imparare a fornire ai bambini i servizi necessari.

Vantaggi per la comunità – Le iniziative che mirano a favorire l'iscrizione scolastica delle bambine generano ricadute positive anche sulle famiglie e le comunità. Ad esempio, i programmi che prevedono la refezione scolastica come incentivo alla frequenza femminile possono contribuire a migliorare le abitudini alimentari delle famiglie. Analogamente, l'installazione di impianti igienici migliora la qualità della vita per la comunità locale.

(V. Capitolo 4, L'effetto moltiplicatore dell'istruzione delle bambine, pp. 45-55)

9. Il divario di genere “al contrario”

A causa del divario di genere globale le bambine si trovano in una posizione di evidente svantaggio nell'istruzione; tuttavia in alcune regioni, tra cui gran parte del mondo industrializzato, a creare preoccupazione è la disaffezione scolastica che si osserva tra i maschi. In un piccolo numero di paesi nelle scuole ci sono più alunne che alunni: è un divario di genere al contrario.

Nei paesi industrializzati le bambine tendono ad avere un profitto scolastico migliore, rispetto ai maschi, in quasi tutte le materie. Questo fenomeno, così come il problema dello scarso rendimento scolastico delle bambine nei paesi in via di sviluppo, va inquadrato nell'ambito di considerazioni più generali su genere e potere. È possibile che la socializzazione delle bambine nell'ambiente familiare le renda più pronte a inserirsi nella scuola. Mentre nell'Africa sub-sahariana la presenza di insegnanti donne si è dimostrata vantaggiosa per l'istruzione delle bambine, nei paesi industrializzati e in America latina e Caraibi, dove gli insegnanti sono in grande maggioranza donne, l'assenza di modelli maschili positivi può essere dannosa per i ragazzi.

Le riforme messe in atto per rendere la scuola più sicura, più vicina alla realtà e più gratificante per le bambine possono giovare anche ai bambini. I programmi prescolastici integrati, gli orari flessibili, la fornitura di impianti igienici adeguati, metodi didattici sensibili alle esigenze diverse di maschi e femmine e ambienti scolastici privi di violenza sono un vantaggio per tutti i bambini indistintamente. Le ricerche dimostrano che una scuola a misura di bambino favorisce anche i maschi, specialmente quelli che provengono dai settori più a rischio o emarginati della società.

(V. Capitolo 5, E i maschi?, pp. 59-67)

10. Investire nell'istruzione delle bambine

L'istruzione delle bambine è un investimento ideale. Ha un valore aggiunto per altri settori dello sviluppo sociale, alleggerisce il carico sul sistema sanitario, riduce la povertà e rafforza l'economia nazionale.

Le argomentazioni presentate in La Condizione dell'infanzia nel mondo 2004 dimostrano che l'impegno per l'istruzione universale è una sfida che riguarda ogni settore dello sviluppo:

• l'istruzione, di certo; ma anche
• il settore finanziario, che deve stanziare i fondi e rendere l'istruzione accessibile;
• la sanità, che deve fornire servizi sanitari, acqua pulita e impianti igienici;
• il mondo del lavoro, che deve tutelare i bambini lavoratori;
• la giustizia, che deve garantire la sicurezza nelle scuole;
• la programmazione, che deve mettere le comunità e le famiglie in grado di controllare i servizi di cui hanno bisogno per far vivere e prosperare i loro figli.

L'UNICEF rivolge un appello ai leader di ogni livello della società, affinché si adoperino per:

1. Fare dell'istruzione femminile una componente essenziale dell'impegno per lo sviluppo, salvaguardando i principi dei diritti umani e i diritti delle bambine in particolare.
2. Fare dell'istruzione delle bambine una questione di etica nazionale, attuando campagne di educazione civica su vasta scala e chiedendo ai governi di rispondere dei progressi compiuti o meno.
3. Abolire ogni forma di tassa scolastica. Tutta la scuola primaria deve essere gratuita e universale.
4. Ragionare sull'interno e sull'esterno del “pacchetto educativo”, integrando l'istruzione nei programmi nazionali di riduzione della povertà e dando più diffusione ai progetti che funzionano.
5. Fare delle scuole centri di sviluppo per la comunità, in particolare dove i bambini sono coinvolti in situazioni di conflitto o di emergenza.
6. Integrare le strategie politiche, istituzionali e d'investimento con le strategie di fornitura dei servizi e con il quadro concettuale generale.
7. Aumentare i finanziamenti internazionali per l'istruzione, assegnando all' istruzione di base il 10% dell'aiuto allo sviluppo. I paesi industrializzati devono destinare agli aiuti almeno lo 0,7% del PNL, e almeno lo 0,15% ai paesi meno sviluppati.
(V. Capitolo 6, La cosa giusta da fare, pp. 71-79)


DATI UNICEF- RAPPORTO SU “LA CONDIZIONE DELL'INFANZIA NEL MONDO” 2004: BAMBINE, ISTRUZIONE E SVILUPPO

ISTRUZIONE PRIMARIA

Ancora oggi 121 milioni di bambini si vedono negare il diritto all'istruzione, e di questi 65 milioni sono femmine e 56 milioni maschi; l'83% delle bambine che non vanno a scuola vive nell'Africa subsahariana, nell'Asia meridionale e in Asia orientale. I dati più recenti a livello mondiale indicano che l'iscrizione e la frequenza delle bambine sono inferiori all'85% in 70 paesi.

L'Africa subsahariana presenta il numero più alto di bambini in età scolare che non frequenta la scuola primaria: 41 milioni nel 1990 e 45 milioni nel 2002; in questa regione il numero di bambine che non frequentano la scuola è salito da 20 milioni nel 1990 a 24 milioni nel 2002. 

Tassi netti di iscrizione/frequenza alla scuola primaria (1996-2002):

Totale : 81%

Paesi industrializzati 97%

Paesi in via di sviluppo 80%

Paesi meno sviluppati 63%

Africa sub-sahariana: 59% Asia Meridionale 74%

Medio Oriente e Nord Africa 78% ECO/CSI e Rep. Baltiche 86%

Asia Orientale e Pacifico 92% America latina e Carabi 94%

Percentuale dei bambini iscritti che continua a frequentare la scuola primaria (1996-2002)

Maschi Femmine

Africa sub-sahariana: 62% 57%

Asia Meridionale 77% 71%

Medio Oriente e Nord Africa 81% 75%

ECO/CSI e Rep. Baltiche 88% 83%

Asia Orientale e Pacifico 93% 92%

America latina e Carabi 95% 93%

Mondo 83% 79%

ISTRUZIONE SECONDARIA

Con l'eccezione del Bhutan, i paesi con il più basso numero di iscrizioni femminili alla scuola secondaria, si trovano tutti nell'Africa Subsahariana; in Burkina Faso, Burundi, Ciad, Etiopia, Guinea, Niger, Somalia e in Tanzania, il tasso lordo di iscrizione è inferiore al 10%. Questa regione ha poche insegnanti donna- in alcuni paesi si scende sotto il 25% - sebbene anche qui si osservi una crescita nel numero di insegnanti; in due terzi dei paesi arabi le donne rappresentano meno della metà del corpo insegnante. Mentre in America latina/Carabi rappresentano l'80%. 

MORTALITA' INFANTILE 

Classifica dei paesi in base al tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni (stima 2002); paesi e territori in ordine decrescente:

1- Sierra Leone 284 su mille

2- Niger 265

3- Angola 260

4- Afghanistan 257

5- Liberia 235

6- Somalia 225

7- Mali 222

8- Guinea-Bissau 211

9- Burkina Faso 207

10-R.D. Congo 205

Classifica dei paesi (2002) in base al tasso di mortalità infantile sotto 1 anno, paesi e territori in ordine decrescente:

1- Afghanistan e Sierra Leone 165 su mille

3- Liberia 157

4- Niger 156

5- Angola 154

POVERTA'

Paesi dove oltre il 50% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno (1990-2001) :

Etiopia, Nicaragua e Uganda 82%, Mali 73%, Nigeria 70%, Repubblica centroafricana 67%, Zambia 64%, Burkina Faso, Niger 61%, Gambia 59%, Burundi 58%, Sierra Leone 57%.

ORFANI A CAUSA DELL'HIV/AIDS

Nell'Africa Subsahariana sono 11 milioni i bambini resi orfani dall'AIDS. Nello Zambia circa il 75% dei nuovi insegnanti nominati ogni anno serve a sostituire quelli che sono rimasti vittime della malattia. In Malawi, a causa della diffusione del contagio tra gli insegnanti, in alcune scuole il rapporto studenti-insegnanti è di 96 a 1.

Paesi dove più di 250 mila bambini tra 0 e 14 anni sono orfani a causa dell'HIV/AIDS (2001):

Nigeria: 995.000; Etiopia: 989.000; RD Congo: 927.000; Kenya: 892.000; Uganda: 884.000; Tanzania: 815.000; Zimbabwe: 782.000.

MALARIA:

Percentuale di bambini che dormono sotto una zanzariera (1999-2001):

0%: Swaziland; 3%: Burundi e Zimbabwe; 6%: Guatemala, Ruanda, Tagikistan e Zambia; 7%: Uganda; 8%: Malawi; 10%: Angola e Costa d'Avorio.

MORBILLO:

Paesi dove meno del 50% dei bambini 0-1 anno è stato vaccinato contro il morbillo:

Mali: 33%; Rep. Centrafricana: 35%; Congo: 37%; Niauru: 40%; Nigeria: 40%; Afghanistan: 44%; Vanuatu: 44%; R.D. Congo: 45%.

PROTEZIONE DAGLI ABUSI

Una recente indagine condotta dall'UNICEF in 25 paesi dell'Africa sub-sahariana ha rilevato che il 31% dei bambini tra i 5 e i 14 anni sono coinvolti nelle forme peggiori di sfruttamento – quali la schiavitù, il commercio di bambini, il reclutamento forzato nei conflitti armati, la prostituzione e la pornografia – e che il 9% viene impiegato in lavori pericolosi, ovvero in attività dannose per il loro benessere per più di 43 ore alla settimana; si calcola che nei paesi interessati dall'indagine 24 milioni di bambini siano coinvolti in lavori pesanti, 31 milioni in lavori più leggeri e 7 milioni in lavori pericolosi.

ASSISTENZA AL PARTO

Paesi dove meno del 25% dei parti è assistito da personale qualificato (1995-2000):

Bhutan: 24%; Yemen: 22%; Eritrea: 21%; Pakistan: 20%; Laos: 19%; Ciad, Niger: 16%; Afghanistan e Bangladesh: 12%; Nepal: 11%; Etiopia: 6%.

ASSISTENZA PRENATALE

Paesi dove meno del 50% delle donne riceve assistenza prenatale (1995-2000):

Etiopia, Laos: 27%; Nepal: 28%; Somalia: 32%; Yemen: 34%; Afghanistan: 37%; Cambogia: 38%; Bangladesh: 40%; Niger: 41%; Ciad, Marocco: 42%; Pakistan, Timor Est: 43%; Eritrea, Tanzania: 49%.

ALLATTAMENTO AL SENO

Percentuale dei bambini sotto i 6 mesi allattati esclusivamente al seno (1995-2002):

Più bassa: 1%: Niger; 2%: Trinidad e Tobago; 4%: Congo, Sierra Leone e Thailandia;
Più alta: Rep. Dem. Pop. Corea: 97%; Ruanda: 84%; Siria: 81%.