4. L'ATTACCO TEDESCO NEI BALCANI4.1. La Germania evita il disastro Il 18 gennaio Mussolini si incontra con Hitler a Berghoff. Hitler presenta il progetto di attacco alla Grecia dalla Romania per il mese di aprile, ma Mussolini chiede, per ragioni di immagine, che sia l'Italia per prima ad assicurarsi una vittoria sul campo. Intanto la presenza italiana, nei mesi invernali, si rafforza, fino a raggiungere la superiorità numerica sulle truppe greche, che dal canto loro cominciano a ricevere aiuti dalla Gran Bretagna. Il 2 marzo, in attesa della ripresa dell'offensiva, Mussolini vola in Albania per passare in rassegna le truppe. Il 9 marzo inizia l'attacco; dopo un iniziale successo, però, la spinta offensiva si esaurisce con pochi risultati; c'è un nuovo tentativo di sfondare il 13, ma appare chiaro che le truppe italiane non sono in grado di spezzare la resistenza greca e di operare lo sfondamento. Rimangono sul campo altri 12.000 soldati tra morti e feriti. Nel volgere di poche settimane, l'intera situazione politico-militare dei Balcani muta a favore della Germania. L'Ungheria è favorevole al passaggio delle truppe tedesche. La Bulgaria e la Romania collaboreranno con i tedeschi all'invasione della Grecia. Il governo iugoslavo cerca un accordo prima con l'Italia, poi deve riconoscere il predominio tedesco, autorizzando il passaggio dell'esercito tedesco verso sud. Il popolo iugoslavo, però, alla notizia dell'accordo insorge, nasce un nuovo governo che cerca di tranquillizzare Hitler sul mantenimento degli accordi, mentre tratta segretamente con la Russia e con la Gran Bretagna; i due dittatori decidono l'invasione della Iugoslavia. Belgrado è bombardata, truppe tedesche entrano dall'Austria, dalla Romania, dalla Bulgaria. Quando l'esercito iugoslavo sta ormai cedendo sotto i colpi micidiali delle truppe tedesche, anche l'Armata italiana pronta al confine italiano orientale attacca, in direzione di Lubiana. Gli italiani entrano in Montenegro e occupano da nord e dall'Albania il litorale della Dalmazia. Il 17 aprile la Iugoslavia firma l'armistizio. Intanto anche la Grecia è invasa, i tedeschi entrano dalla Bulgaria e dalla Iugoslavia, gli italiani dall'Albania. A partire dal 12 aprile il fronte greco cede davanti a Salonicco, in Macedonia, in Tessaglia, nell'Epiro. 4.2. Una vittoria umiliante per l'Italia Il 20 aprile, il governo greco offre la resa ai tedeschi, che si accordano all'insaputa degli italiani sul ritorno ai vecchi confini. I greci non vogliono firmare un armistizio con gli italiani, dai quali non si sentono sconfitti; intanto le truppe tedesche cominciano ad interporsi tra quelle greche e le nostre, che in più punti vengono fermate a rischio di gravi incidenti. La Grecia è stata vinta dalle divisioni tedesche, ma l'Italia non vuole rimanere fuori dalla spartizione, il colpo alla propria credibilità sarebbe irrecuperabile. Mussolini protesta violentemente col collega tedesco, rivendicando i meriti del nostro esercito nel logorare i greci e negando che questi abbiano in alcun modo vinto la guerra contro di noi. Il successo tedesco sarebbe giunto solo perché preparato dalle nostre offensive precedenti. E' una versione che fa a pugni con la verità. Solo l'intervento tedesco ha tolto Mussolini e l'Esercito da una situazione gravissima e quasi irrimediabile. Il 23 l'armistizio è firmato, per volontà diretta di Hitler è presente anche un rappresentante per l'Italia. Churchill, il primo ministro inglese, intervenendo alla Camera dei Comuni commenta: "... con uno speciale proclama il dittatore italiano si è congratulato con l'esercito italiano in Albania per gli allori gloriosi che ha conquistato con la sua vittoria sui greci. Questo è senz'altro il record mondiale nel campo del ridicolo e dello spregevole. Questo sciacallo frustrato, Mussolini, che per salvare la sua pelle ha reso l'Italia uno Stato vassallo dell'impero di Hitler viene a far capriole al fianco della tigre tedesca con latrati non solo di appetito, il che si potrebbe comprendere, ma anche di trionfo". L'offensiva di aprile nei Balcani permette all'Italia di occupare direttamente alcuni territori e di esercitare una certa influenza politica su altri, anche se si tratta di dividere coi tedeschi l'effettivo dominio e lo sfruttamento, in particolare delle risorse economiche, che quasi sempre vengono accaparrate dall'alleato, lasciando le briciole all'Italia, mentre il costo dell'occupazione grava pesantemente sulle truppe. Sono 650.000 i soldati italiani impegnati nell'occupazione delle terre balcaniche, cioé la metà circa delle grandi unità dell'Esercito. Per l'Italia sono assai scarsi i vantaggi effettivi di questa occupazione, non ve ne sono quanto a maggiori risorse, non ve ne sono di strategici. L'Italia annette la provincia di Lubiana, cioé la parte meridionale della Slovenia, e formalmente esercita il protettorato sulla Croazia, anche se le principali risorse, soprattutto minerarie, sono privilegio dei tedeschi; gran parte della costa della Dalmazia viene annessa all'Italia, come anche il territorio di Fiume. Le province annesse subiscono una brutale opera di italianizzazione forzata, non disgiunta da una propaganda che si confonde col razzismo antislavo. Nascono bande armate fasciste che usano lo squadrismo per intimorire la popolazione e favorire l'esodo degli indesiderati. Iniziano le prime azioni di resistenza, mentre il governatore italiano minaccia deportazioni di massa e i tribunali speciali e militari decidono le prime condanne a morte di patrioti. Anche il Montenegro viene rapidamente occupato; c'è un tentativo di costituire un governo collaborazionista, ma intanto in luglio le formazioni partigiane, sia i nazionalisti cetnici che le formazioni comuniste di Tito, attaccano i presidi italiani. In tutti i territori già iugoslavi la presenza militare italiana sarà per i successivi due anni quella di truppe di occupazione, con una repressione sempre più dura e feroce, rappresaglie sulla popolazione civile, deportazioni, fucilazioni. Non sempre si distingue la ferocia degli italiani da quella dei tedeschi. Anche l'Albania diventa terra di occupazione e di repressione per le nostre truppe, dopo che in settembre scoppia la rivolta guidata dal Fronte di liberazione diretto dai comunisti. Inglesi, americani e russi appoggiano la resistenza albanese. |
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