Dagli obiettivi specifici di apprendimento agli obiettivi formativi
Il «cuore» del
processo educativo si ritrova, quindi, nel compito delle istituzioni
scolastiche e dei docenti di individuare gli obiettivi formativi
adatti per i singoli allievi che si affidano al loro peculiare servizio
educativo, compresi quelli in situazione di handicap, e di progettare
le Unità di Apprendimento necessarie a raggiungerli e a trasformarli,
così, in reali competenze di ciascuno.
La scelta degli
obiettivi formativi. L’identificazione degli obiettivi formativi può
scaturire dalla armonica combinazione di due diversi percorsi. Il primo
è quello che si fonda sull’esperienza degli allievi e individua a partire
da essa le dissonanze cognitive e non cognitive che possono giustificare
la formulazione di obiettivi formativi da raggiungere, alla portata
delle capacità degli allievi e, in prospettiva, coerenti con il Profilo
educativo, culturale e professionale, nonché con il maggior numero possibile
di obiettivi specifici di apprendimento. Il secondo è quello che si
ispira direttamente al Profilo educativo, culturale e professionale
e agli obiettivi specifici di apprendimento; questo percorso considera
se e quando aspetti dell’uno e degli altri possono inserirsi nella storia
narrativa personale o di gruppo degli allievi, dopo averli rielaborati
attraverso apposite mediazioni professionali di tempo, di luogo, di
qualità e quantità, di relazione, di azione e di circostanza e averli
resi percepibili, nella prospettiva della crescita individuale, come
traguardi importanti e significativi per ciascun ragazzo e la sua famiglia,
nel contesto della classe, della scuola e dell’ambiente.
Nell’uno e nell’altro
caso, comunque, gli obiettivi formativi sono dotati di una intrinseca
e sempre aperta carica problematica e presuppongono una dinamicità che
li rende, allo stesso tempo, sempre, per ogni allievo e famiglia, punto
di partenza e di arrivo, condizione e risultato di ulteriori maturazioni.
Inoltre, non possono essere mai formulati in maniera atomizzata e previsti
quasi corrispondenza di performance tanto analitiche quanto, nella
complessità del reale, inesistenti. A maggior ragione, infatti, a livello
di obiettivi formativi si ripete, anzi si moltiplica, l’esigenza di
riferirsi al principio della sintesi e dell’ologramma, già menzionato
a proposito degli obiettivi specifici di apprendimento. Se non testimoniassero
la traduzione di questo principio nel concreto delle relazioni educative
e delle esperienze personali di apprendimento che si svolgono nei gruppi
di lavoro scolastici difficilmente, del resto, potrebbero essere ancora
definiti «formativi».
Per questo, sebbene
formulati dai docenti in maniera analitica e disciplinare, vanno sempre
esperiti a partire da problemi ed attività che, per definizione, sono
sempre unitari e sintetici, quindi mai riducibili né ad esercizi che
pretendono di raggiungerli in maniera atomistica, né alla comprensione
dell’esperienza assicurata da singole prospettive disciplinari o da
singole “educazioni”. Richiedono, piuttosto, sempre, la mobilitazioni
di sensibilità e prospettive pluri, inter e transdisciplinari, nonché
il continuo richiamo all’integralità educativa. Inoltre, aspetto ancora
più importante, esigono che siano sempre dotate di senso, e quindi motivanti,
per chi le svolge e per chi le propone.
Unità di Apprendimento
e Piani di Studio personalizzati. L’insieme della progettazione di uno
o più obiettivi formativi, nonché delle attività, dei metodi, delle
soluzioni organizzative e delle modalità di verifica necessarie per
trasformarli in competenze degli studenti, va a costituire le
Unità di Apprendimento, individuali o di gruppo.
L’insieme delle
Unità di Apprendimento, con le eventuali differenziazioni che si rendessero
necessarie per singoli alunni, dà origine al Piano di Studio Personalizzato,
che resta a disposizione delle famiglie e da cui si ricavano anche spunti
utili per la compilazione del Portfolio delle competenze individuali.
Il Piano di Studio
Personalizzato è un appuntamento cruciale anche perché, a scelta delle
famiglie e dei preadolescenti, con l’assistenza del tutor, la scuola
può dedicare una quota fino a 200 ore annuali all’approfondimento parziale
o totale di discipline ed attività. Questi approfondimenti possono cambiare
nell’arco del triennio e quindi consentire, alla conclusione del triennio
medesimo, una scelta degli indirizzi formativi del secondo ciclo non
soltanto responsabile, ma già, per certi aspetti, collaudata; il Portfolio
delle competenze dovrebbe registrarla e sancirla con adeguate documentazioni.
Il
Piano dell’Offerta Formativa. L’ispirazione culturale-pedagogica
e l’unità anche didattico-organizzativa della progettazione elaborata
dalle scuole viene dichiarata nel Piano dell’Offerta Formativa
messo a disposizione delle famiglie e del territorio.
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