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Libro bianco sulla scuola | | |
La scure sugli organici
Fabrizio Da Crema
1. Il peso dei tagli
La riduzione della spesa per il personale rappresenta un aspetto strategico
della politica scolastica del Ministro Moratti. Il carteggio ‘Moratti–Tremonti’
è piuttosto istruttivo a proposito. Nell’anno scolastico 2001/02 sono
tagliati 20.000 posti di personale amministrativo, tecnico e ausiliario,
provocando pesanti disservizi nelle scuole, dove l’autonomia e il decentramento
amministrativo hanno fortemente aumentato i carichi di lavoro e le responsabilità
del personale Ata.
La legge finanziaria 2002 (Legge 28 dicembre 2001, n. 448) presenta
un programma di tagli agli organici del personale docente.
La relazione tecnica che accompagna la finanziaria prevede una riduzione
di 34.000 posti nel prossimo triennio, di cui 8.500 per l’anno scolastico
2002/03. E il ministero, attraverso il decreto sugli organici, opera
un taglio di 8.500 posti così distribuiti: 2.500 nella scuola elementare,
2000 nella scuola media, 4000 nella secondaria superiore. Il taglio
è stato operato sulla dotazione organica di ogni regione da parte dei
direttori regionali, che hanno operato anche compensazioni tra i vari
gradi di istruzione.
A) Scuola materna. Pur non essendo previsti decrementi, visto il persistente
fenomeno delle liste d’attesa, si è bloccato il processo di espansione,
che è sempre stata assicurata anche nelle fasi di razionalizzazione.
Il blocco degli organici alla situazione di questo anno scolastico impedisce,
perciò, di compensare le perduranti dismissioni del servizio da parte
di enti locali e gestori privati.
In molte situazioni sono così tornate o sono aumentate le liste di attesa:
a Roma è tornata una lista di attesa di 500 unità, di alcune decine
in Puglia, Piemonte, Toscana, Lombardia, Friuli, mancano 100 sezioni
per rispondere alla nuove richieste in Emilia Romagna. Diffusamente
si sono formate sezioni oltre i 25 alunni e fino a 28 e oltre (16 sezioni
a Perugia).
Oltre all’arresto dell’espansione quantitativa, non si prevedono nemmeno
posti aggiuntivi per la diffusione dei modelli di qualità previsti dal
D.M. 91/2001 - la cui applicazione è già stata sospesa per questo anno
scolastico -, che prevede il numero massimo di 25 alunni per sezione
e la garanzia di almeno 10 ore di contemporaneità a tutti i modelli
di funzionamento.
In moltissime province la quota funzionale dell’organico della scuola
dell’infanzia è stata azzerata o fortemente ridimensionata, per accogliere
anche parzialmente le richieste di nuove sezioni o per operare compensazioni
di posti a favore di altri gradi scolastici (82 progetti soppressi solo
in Piemonte, 11 a Treviso, azzerati tutti i progetti a Bologna, 4 a
Forlì). Questo determina il venir meno di iniziative progettate dalle
scuole contro la dispersione scolastica e per l’integrazione degli alunni
stranieri; inoltre, in molte situazioni stanno sorgendo difficoltà,
a causa della riduzione degli organici, nel rispondere alla richiesta
sociale di prolungamento orario oltre le 40 ore settimanali. Mentre
in altre realtà (Toscana, Puglia, Emilia Romagna) si è tornati a modelli
di funzionamento antimeridiani.
B) Scuola elementare. Il contenimento dei posti è stato realizzato riducendo
gli specialisti di lingua straniera, i progetti e il tempo pieno.
L’insegnamento della lingua straniera da parte degli insegnanti specialisti
è stato completamente eliminato dal primo ciclo (prima e seconda elementare)
e ridotto nel secondo (terza, quarta, quinta elementare): in Piemonte,
ad esempio, sono stati soppressi 35 posti nel primo ciclo e 34 nel secondo,
a Terni gli specialisti passano da 27 a 12, in Toscana l'insegnamento
della lingua straniera diminuisce anche nel secondo ciclo
Le nuove richieste di tempo pieno quasi ovunque non hanno trovato risposta
(nella sola Emilia Romagna 100 nuove richieste di tempo pieno sono state
negate, in Piemonte 40, 10 in Friuli), sono state ridotte anche le prosecuzioni
di esperienze già esistenti (l’esperienza di tempo lungo in Veneto è
stata quasi del tutto cancellata, in Piemonte sono state cancellate
32 classi di tempo pieno).
La quota funzionale dell’organico è stata sostanzialmente azzerata (nella
sola provincia di Roma è diminuita di 200 posti), sono stati eliminati
progetti contro la dispersione e per l’integrazione degli alunni stranieri
(Emilia Romagna, Toscana, Campania, Piemonte, Lazio, Friuli, meno 32
a Treviso).
Aumenta diffusamente il numero degli alunni per classe, anche oltre
il limite di 25 (9 in Piemonte, 8 a Perugia); tornano le pluriclassi,
anche con più di 15 alunni per classe (16 in Piemonte).
C) Scuola media. Le nuove richieste di tempo prolungato sono state negate
(35 classi in Piemonte) ed è stata ridotta anche la prosecuzione di
quello esistente (13 classi in meno in Piemonte, 8 in meno a Enna).
Si sono diffusamente formate classi oltre i 25 alunni e fino a 27 e
oltre (in Piemonte 5 classi a 28). Sono stati eliminati i progetti (16
a Treviso)
La colmatura delle cattedre a 18 ore ha quasi del tutto eliminato gli
spazi di flessibilità e di contemporaneità nella presenza dei docenti
nelle classi.
D) Scuola superiore. Sono state formate classi oltre i 25 studenti e
fino a 28, 29 e anche oltre (in Piemonte 14 classi con più di 29 alunni,
65 a Perugia). Molti indirizzi richiesti non sono stati attivati. Sono
stati eliminati i progetti (19 soltanto a Treviso).
La legge finanziaria prevede che gli ‘spezzoni’ siano utilizzati prioritariamente
per costituire posti di insegnamento a 18 ore, anche prescindendo dai
decreti istitutivi delle cattedre, limitandosi a salvaguardare l’unitarietà
dell’insegnamento di ciascuna disciplina. Ma, in questo anno, molte
cattedre - in particolare quelle esterne - sono state disaggregate e
si sono formati moltissimi spezzoni orari (208.575), non riassorbiti
per la formazione di cattedre a 18 ore. Questi spezzoni dovranno essere
offerti ai docenti di ruolo che potranno accettare fino ad un massimo
di 24 ore settimanali. Se, come è presumibile, non tutti gli spezzoni
saranno accettati da docenti di ruolo disponibili, questa operazione
avrà provocato un inutile aumento dei perdenti posto e dei soprannumerari,
un aumento delle situazioni di discontinuità didattica e anche una maggiore
frammentazione del precariato. I perdenti posto della scuola media sono
passati da 2.853 dell’anno scolastico 2001/02 a 3.634 nel 2002/03 in
totale; e, nella secondaria superiore, da 2.153 nel 2001/02 a 2.805
nel 2002/03.
E) Integrazione degli alunni portatori di handicap. Si sono formate
classi numerose (21 –25 alunni e oltre) con l’inserimento di alunni
handicappati ( in Piemonte 104 nella scuola elementare e 151 nella media,
a Perugia 25 nella scuola materna, 33 nella scuola elementare, 46 nella
superiore, a Pordenone 30 nella materna, 10 nelle elementari, 6 nella
media, 20 nella superiore); e in molti casi si è tornati all’inserimento
di due alunni handicappati per classe, anche in presenza di classi numerose
(Sicilia).
2. Un ministro ‘manager’?
Il primo atto di politica scolastica del ministro Moratti, appena dopo
il suo insediamento, giustificato dall’emergenza delle operazioni connesse
con l’avvio dell’anno scolastico, è stato l’emanazione del Decreto legge
n. 255 nel luglio 2001 (poi Legge 333/ agosto 2001). L’operazione è
stata presentata come un blitz necessario ad accelerare l’apertura delle
scuole. In realtà la politica dell’immagine mascherava, per gran parte,
i primi favori alle scuole private: dall’abolizione delle fasce nella
costituzione della graduatoria permanente per favorire il personale
precario delle scuole private, all’equiparazione del punteggio del servizio.
Il ministro Moratti mette l’abito manageriale e promette al paese che
le scuole inizieranno con tutti gli insegnanti in classe.
L’immagine è salva solo apparentemente, le conseguenze del decreto le
pagano i lavoratori e la scuola:
• caos nelle nomine in ruolo e nel conferimento delle supplenze all’inizio
dell’anno, aggravio di lavoro per le scuole e scarico delle responsabilità
ai dirigenti scolastici;
• gravi ritardi nella predisposizione delle graduatorie definitive per
le supplenze e quindi con conseguenti balletti nelle nomine dei supplenti
in corso d’anno. In moltissime grandi città le sostituzioni di supplenti
nominati provvisoriamente (su graduatorie vecchie o provvisorie) con
le nomine definitive sono avvenute addirittura nei mesi di gennaio e
febbraio, cioè a metà anno scolastico. Altro che avvio regolare dell’anno
scolastico; diritti e interessi di molti supplenti sanciti da norme
e contratti sono calpestati tranquillamente, a causa delle procedure
messe in atto;
• nomine in ruolo non effettuate entro il 31 agosto (come previsto obbligatoriamente
dal decreto) a causa dei ritardi nella predisposizione delle nuove graduatorie
permanenti unificate e rimescolate, con conseguente perdita di un anno
di lavoro per molti precari i quali, sempre per effetto del decreto,
potranno assumere servizio solo dal prossimo 1 settembre 2002; nel corso
dell’anno scolastico ci sono stati gravissimi (e immotivati) ritardi
nell’invio delle risorse spettanti alle scuole sia per il funzionamento
ordinario, sia per il pagamento delle supplenze brevi, sia per l’erogazione
dei compensi contrattuali del fondo al personale che ha effettuato prestazioni
aggiuntive;
•
caos totale nella retribuzione del personale precario con nomina annuale.
Moltissimi precari hanno percepito il primo compenso a mesi di distanza
dall’inizio della prestazione lavorativa;
•
docenti di ruolo impegnati nell’espletamento dei concorsi riservati
che, a distanza di ben 2 anni, non sono stati ancora retribuiti.
Come su tutte le vicende, anche sull’assunzione dei supplenti annuali
fatta direttamente dai dirigenti scolastici si è dimostrata l’ingestibilità
di una norma, che affidava ai dirigenti scolastici la contemporanea
convocazione dei supplenti da un’unica graduatoria provinciale. Per
questo era stato proposto in Parlamento un emendamento per delegare
alle scuole-polo il compito di effettuare le nomine per tipologia di
posto o per classe di concorso. Il governo ha irresponsabilmente respinto
l’emendamento per seguire la strada di mandare i dirigenti scolastici
allo sbaraglio, esponendoli ad un forte contenzioso, dovuto al non rispetto
del diritto di graduatoria per l’assegnazione della sede nel conferimento
delle supplenze.
In definitiva, l’anno scolastico 2001-2002 è stato uno dei peggiori
degli ultimi 10 anni dal punto di vista del funzionamento amministrativo
e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Dopo avere avuto al ministero
della Pubblica istruzione vari ministri politici e dopo qualche ministro
cosiddetto ‘tecnico’, il Presidente Berlusconi aveva introdotto una
grande innovazione: per la prima volta un ministro ‘manager’. Si sono
visti i risultati!!
Per l’anno prossimo ci sono già buone probabilità di un replay. Ad oggi,
infatti, sono da registrare:
•
gravi ritardi nella definizione degli organici, che si aggiungono alle
scelte di pesanti tagli, che incideranno sulla qualità della scuola
pubblica. A ciò consegue un inevitabile conseguente ritardo nelle operazioni
di mobilità sia dei docenti che del personale Ata di ruolo;
• gravi ritardi nella predisposizione del decreto per l’aggiornamento
delle graduatorie permanenti (di nuovo, ed è una costante) da utilizzare
nel prossimo anno sia per le immissioni in ruolo che per le supplenze
annuali. Ma era ed è proprio necessario rifare le graduatorie ex novo
ogni anno? Questo è un altro ‘regalo’ introdotto nella normativa sul
reclutamento dal decreto del ministro manager. Cosa non si è disposti
a fare per favorire le scuole private!
• gravi ritardi nella definizione del contingente per le immissioni
in ruolo per l’anno prossimo! Perché poi lasciare scoperti migliaia
di posti che ci sono continuando così a incrementare precariato? Dov’è
in ciò il risparmio e la razionalizzazione della spesa, se comunque
quegli stessi posti vanno ricoperti? La recente relazione della Corte
dei conti è illuminante: si diminuisce il numero degli addetti di ruolo,
accreditando l'idea di un governo capace di eliminare gli “sprechi”,
ma si moltiplica la spesa per le supplenze! È evidente che la qualità
della scuola pubblica, la stabilità del personale e la continuità del
servizio agli alunni nei fatti non interessa a questo governo;
• gravi ritardi e confusione nel fornire indicazioni operative alle
direzioni regionali, ai Csa (centri servizi amministrativi) e alle singole
scuole in merito agli atti connessi con l’anticipo delle operazioni
per l’avvio del prossimo anno scolastico;
• gravi ritardi nel definire i compensi spettanti ai docenti, che saranno
impegnati nel prossimo esame di stato. Dopo aver pensato, nella prima
stesura della finanziaria, di non prevedere affatto risorse, c’è il
rischio reale che si vada a finire come per i concorsi riservati, cioè
a non retribuirli perché le risorse non sono sufficienti.
Un anno di caos da parte di un ministro ‘manager’ è già grave. Che dire
sul fatto che ci sono buone prospettive che ciò si ripeta?
Infatti...
Ancora ai primi di luglio non è stato indicato da Tremonti il numero
dei docenti e del personale Ata da assumere in ruolo per il prossimo
anno. Il dato è stato confermato da Valentina Aprea, Sottosegret |