Libro bianco sulla scuola

bullet1 Prima parte

bullet2 Disordine per decreto


Alba Sasso  


Rispondendo al primo question time dell’opposizione in tema di reclutamento, nel luglio 2001, Letizia Moratti tranquillamente affermava che “le difficoltà attuali della scuola risalgono alla responsabilità delle scelte operate dal governo di centro sinistra”.

Dopo il “buco” nella finanza pubblica, il “buco” nella scuola. La dichiarazione appare in linea col blocco della riforma dei cicli, realizzata semplicemente sottraendo i relativi decreti di attuazione all’esame della Corte dei conti e alla concertazione con altri ministeri e col ritiro del rinvio alla Corte costituzionale della legge sul buono scuola della Lombardia.

Questo rifiuto ripetuto - che ritroviamo anche nella vicenda dei precari, sulla quale doveva pronunciarsi il Consiglio di Stato - ad accettare la pronuncia di organismi decisivi nella vita delle nostre istituzioni sa di decisionismo e di arroganza, ma dimostra anche la paura del loro pronunciamento.

Il decreto governativo “per l’ordinato avvio dell’anno scolastico”, dunque, con l’unificazione delle graduatorie del cosiddetto precariato, permette a quanti hanno prestato servizio nelle scuole paritarie di essere considerati, quanto a valutazione del punteggio di servizio e a modalità di nomina, alla pari con quanti il servizio lo hanno prestato nelle scuole statali, raggranellandolo negli anni, con nomine da graduatoria, di paese in paese. Inoltre lo stesso decreto trasferisce ai presidi la facoltà di assegnare supplenze annuali per i posti non coperti entro il 31 agosto 2001.

Il ministro Moratti ha dimostrato di non sapere che con la legge approvata dal centro sinistra nel 1999 si è riattivato, dopo quasi dieci anni di blocco, il sistema di reclutamento concorsuale del personale della scuola.

Per il triennio 2000-2003 era prevista la nomina a tempo indeterminato, articolata su tre contingenti, di oltre 100 mila insegnanti. Metà di questi posti dovevano essere assegnati, in genere, a laureati non in servizio, vincitori dei concorsi per titoli ed esami e metà ai precari in servizio da molti anni e in possesso di abilitazione all’insegnamento conseguita con i concorsi ordinari o riservati. Già la normativa prevista dal precedente governo aveva consentito che insieme al personale, che aveva prestato servizio precario nella scuola statale, fossero inseriti in graduatoria coloro che tale servizio non avevano prestato. Il servizio delle scuole private era a tal fine valutato metà del punteggio e coloro che non avevano almeno trecentosessanta giorni di servizio nella scuola statale venivano collocati in graduatoria e nominati dopo questi ultimi.

Questa scelta, prevista da uno specifico regolamento, che aveva avuto il via libera del Consiglio di Stato, della Corte dei conti e delle Commissioni parlamentari, era stata duramente contestata da alcuni Tar.

Il governo Berlusconi come primo atto di governo della scuola ha accolto il senso di quella contestazione, che chiedeva l’equiparazione del servizio tra scuola statale e scuola paritaria e il superamento della precedenza per chi avesse prestato servizio nella scuola statale. Lo ha fatto con un decreto legge che ha preceduto di qualche giorno, impedendola, la sentenza interpretativa del Consiglio di Stato attivata dal precedente governo.

Con questo decreto viene di fatto stravolto il sistema di graduatorie previsto per le nomine in ruolo degli insegnanti precari, favorendo, di fatto, quanti hanno prestato servizio nelle scuole paritarie, così come viene stravolto il criterio previsto dalla Legge 124 di un progressivo assorbimento del precariato col sistema delle ‘fasce’. Infatti, con l’unificazione della terza e quarta fascia delle graduatorie - le prime due sono quasi totalmente assorbite - e la valutazione piena del servizio nella scuola paritaria, le graduatorie del 2002/2003 vengono totalmente stravolte. Saranno ai primi posti coloro che hanno prestato servizio nella scuola paritaria e agli ultimi coloro che hanno superato i concorsi ordinari e quelli riservati o che hanno preso l'abilitazione nelle scuole universitarie di specializzazione.

Insomma quattro rilevanti risultati in un sol colpo:

• l’avvio ordinato dell’anno scolastico, presentato con enfasi mediatica, ha prodotto ulteriore confusione: ancora in corso d’anno cambiano i docenti supplenti e anche quelli di ruolo sono rimossi per decisioni contraddittorie dell’amministrazione sui ricorsi;

• il servizio nella scuola paritaria diventa un canale privilegiato di accesso per entrare nella scuola;

• si mettono in discussione diritti già acquisiti senza risolvere il problema strutturale del reclutamento;

• si crea una terribile guerra tra poveri, tra i vincitori di concorso ordinario e riservato che - collocati in una fascia precedente sarebbero stati assorbiti prioritariamente -, e i docenti abilitati nelle scuole di specializzazione, che sarebbero dovuti entrare dopo l’assorbimento del precariato storico e dei vincitori di concorso. Gli uni e gli altri costretti dal nuovo meccanismo a contendersi gli stessi posti in graduatoria, a colpi di costosi e spesso inutili ricorsi.

Per altro verso, non è stato definito, così come previsto dalla legge sul precariato, il contingente di quanti dovrebbero entrare in ruolo nel prossimo anno.

Sbrigatività, approssimazione, decisionismo: la signora Moratti non vuole capire che la scuola è un sistema complesso e che toccare un tassello senza valutare gli effetti a cascata che ne possono derivare provoca, come sta avvenendo, confusione e caos. Così come non riesce a convincersi che l’efficientismo proclamato e sbandierato diventa un boomerang se si limita a ‘coprire’ i problemi, se finisce con il mettere in discussione la certezza del diritto per chi nella scuola lavora.


    Il libro bianco sulla scuola dal sito http://www.aprileperlasinistra.it