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Perché siamo contro la Riforma Moratti


Il nuovo Ministro aveva annunciato che ogni riforma sarebbe passata in Parlamento solo dopo consultazione della base, di  tutti i soggetti coinvolti nei processi i formazionne scolastica, ma l'iter  per giungere alla defintiva approvazione dei giorni scorsi in Senato è stato molto diverso..: ci sono le cronache a testimoniarlo

l'obbligo scolastico viene diminuito di un anno, c'è infatti, l'abbassamento dello stesso obbligo a 13 anni da 15-16,  fissati dalla Riforma dei cicli del Ministro Berlinguer che è stata bloccata nel 2001 con il ritiro dalla Corte dei Conti del decreto attuativo da parte dell'attuale Ministro, che ha così realizzato uno dei primi atti del nuovo Esecutivo

è utile ricordare che la legge 9/99, che stabiliva l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni con la frequenza del primo anno degli istituti superiori, è stata di fatto abolita. Tale scelta ricolloca l'Italia agli ultimi posti fra i paesi europei in relazione alla durata del percorso obbligatorio di istruzione

pertanto, tutti gli studenti con la licenza media, iscritti a gennaio per assolvere l'obbligo nella scuola secondaria, avranno una ragione in meno per continuare gli studi

la formula obbligo scolastico è stata eliminata, spazzata via e sostituita con una generica affermazione di diritto-dovere " il diritto per le famiglie di richiedere per dodici anni e il dovere da parte dello Stato a fornirlo"

a 13-14 anni, alla fine della scuola media, che conclude il primo ciclo con un esame di Stato, il ragazzo deve decidere se avviarsi agli studi classici o alla formazione professionale!!!

la netta separazione tra i due canali formativi, sistema di istruzione e sistema dell'istruzione e della formazione professionale, fa ritornare la scuola indietro di decenni: nel  secondo sistema non è difficile individuare il vecchio "avviamento professionale", già abolito nel 1939-40 dal Ministro Bottai e cancellato dalla legge della Repubblica istitutiva della Scuola Media Unica del 1962

la separazione tra il canale specificamente scolastico e culturale e quello tecnico professionale non garantisce una piena "cittadinanza  culturale" a tutti gli alunni; accentua la distanza prodotta da condizionamenti socioambientali ed economici che ancora determinano gli esiti scolastici e i meccanismi di inclusione sociale, legittima procedure selettive e discriminatorie. Una indagine della Banca d'Italia esamina la distribuzione dei titoli di studio conseguiti a partire dalla scolarità presente nella famiglia di origine: dai padri senza titolo i figli con laurea o postlaurea raggiungono l'1,03%, dai padri con laurea o postlaurea i figli con laurea raggiungono il 59,00% (Il Sole-24 ore,13 marzo 2003). Questo dato testimonia l'immobilità sociale difficilmente superabile attraverso i percorsi di istruzione formazione disegnati dalla Riforma

la formazione duale si contrappone a quella unitaria e integrata di tutti i componenti di una società avanzata nella quale ognuno acquisisce conoscenze teoriche, sviluppa competenze nell'esecuzione di compiti, ed elabora capacità critiche e creative. Tale processo formativo abbatte del tutto la contrapposizione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale che, invece la Riforma ripropone, anzi impone, in modo anacronistico rispetto alle esigenze del mondo del lavoro, tra le quali, anzitutto, la flessibilità, ossia la capacità di adattarsi al nuovo che continuamente cambia.

nell'argomento che è meglio fornire subito, a 13 anni!!! , una buona preparazione professionale si può riconoscere una scelta di politica per la scuola che anticipa la separazione tra gli strati di popolazione scolastica che rispecchia, poi, di fatto, la divisione sociale

si prevede uno scenario in cui docenti di fronte a ragazzi con debiti formativi, valutati selettivamente come insufficienti alla fine del primo ciclo , dopo l'esame di Stato, li indirizzeranno verso la formazione professionale: anche per loro sarebbe poi possibile il passaggio nel sistema formativo dei licei. Ma quanti e quali di quegli studenti potranno tenere il passo in percorsi con contenuti curricolari così differenti da quelli seguiti fino a quel momento?

quanti ragazzi che hanno "scelto" il sistema della formazione professionale, di competenza regionale, "addestrati" al lavoro, sceglieranno di frequentare un quinto anno di integrazione per l'accesso universitario?

con il Progetto '92, nel primo biennio degli Istituti professionali sono ben 9  (7 + 2 di approfondimento) le ore curricolari di Italiano e Storia. In un progetto di sperimentazione dei nuovi curricoli formativi, proposto dalla Regione Puglia, per esempio, sono previste 4 ore settimanali di una non ben definita Cultura generale: segnale molto significativo di quello che sarà il destino del'istruzione professionale

sono state tutte eliminate con un colpo di spugna, deciso e vigoroso, tutte le battaglie sui temi della lotta alla dispersione, del conferimento all'istruzione tecnica e professionale pari dignità culturale dei licei, dell'integrazione scolastica dei portatori di handicap. (basta pensare alle riduzioni di organico già attuate e  da attuare, e al nuvo rapporto insegnante di sostegno alunni in situazione di disabilità)

anche se il testo della legge delega parla di raccordo tra la scuola primaria a quella secondaria, di fatto esiste una vera e propria cesura nel passaggio tra gli ambiti disciplinari della prima e le discipline della seconda, passaggio che richiede, invece, un approccio curricolare verticale e progressivo, già patrimonio positivo di continuità curricolare negli Istituti comprensivi. (Questi non sono neanche citati nella riforma votata dal Parlamento).

la riforma non ha copertura finanziaria: il decreto "tagliaspese" del 2002 ha già tolto alla scuola 12 miliardi su poco più di 43; per l'attuazione della legge bisogna far riferimento alla Finanziaria 2004. Ma ci saranno le risorse? Pensare che la scuola possa rappresentare una priorità per l'attuale Governo rispetto alla riforma del fisco, della previdenza o all'attuazione delle grandi opere pubbliche appare del tutto utopistico.

la legge delega della Moratti ha tempo 24 mesi per tradurre in provvedimenti pratici tutti e sette gli articoli: ma fino a tutto il 2003 non ci sono soldi da spendere: tutto deve essere rinviato al 2004 ma..(vedi punto precedente)

l'anticipo nelle iscrizioni per la scuola dell'infanzia ed elementare avverrà in condizioni di grande incertezza: l'Associazione nazionale dei Comuni ha già fatto sapere al Governo che senza finanziamenti aggiuntivi per i nuovi docenti e le strutture la riforma non potrà trovare attuazione. Edilizia scolastica, mense, trasporti, materiale didattico pesano sui bilanci comunali già in gravi difficoltà di gestione: chi pagherà queste spese?

l'entrata anticipata dei bambini nella scuola d'infanzia a due anni e mezzo apre problemi non solo sul piano psicopedagogico: la presenza contemporanea di bambini con differenza di età fino a 8 / 16 mesi, una forte dipendenza dai genitori, un bisogno di attenzione affettiva personale, esigenza di cure, di ascolto., ma anche sul piano della organizzazione dello spazio, del tempo, delle strutture e delle attrezzature...dell'accudimento individuale (occorrerebbe un figura intermedia tra l'insegnante e collaboratrice, come l'assistente di un tempo)

nel primo monoennio della scuola primaria viene fissato il termine entro il quale i bambini devono acquisire la strumentalità di base, devono saper leggere e scrivere!!!!, negli altri due bienni vengono articolati contenuti e obiettivi: ma non erano prerogativa della scuola autonoma in senso organizzativo-didattico? Che fine fanno gli ordinamenti del 1985 e quelli del 1990?

...e altro ancora

esprimiamo, pertanto,contrarietà, dubbi, preoccupazioni anche pedagogiche,  in quanto pedagogisti

Elvira D'alò

                              Docente Scuola Media Superiore

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