Intelligenza artificiale - Educazione linguistica | 
  
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 Intelligenza 
    artificiale: quale contributo all'educazione linguistica? Conclusione problematica: lo statuto scientifico delle discipline interessate Ricordate la macchina descritta da Swift, con cui "la persona più ignorante, con poca spesa e uno sforzo muscolare minimo, avrebbe potuto scrivere libri di filosofia, poesia, ... matematica e teologia, senza bisogno alcuno di genio e di studio"? Era una macchina che rimescolava tavolette recanti ciascuna una parola della lingua di Laputa: a ogni rimescolamento si generava una nuova frase, e appositi scrivani trascrivevano le frasi che apparivano sensate. Potremmo vedere il calcolatore come permutatore guidato da un corpo di regole: non capisce, o almeno non dimostra di capire, ma sa mettere insieme frasi. Saremmo certi che una macchina capisce se fosse in grado di tradurre in un'altra lingua o di risolvere un problema leggendone la descrizione in italiano. Abbiamo visto che oggi un permutatore guidato è facilmente accessibile. Però esiste una grossa distanza tra livelli bassi e livelli alti del linguaggio: questa sproporzione è solo quantitativa, o saranno necessari paradigmi più potenti? ...avremo 
  la macchina capace di sostituire il poeta e lo scrittore? ...E 
  in questo momento non penso a una macchina capace solo di una produzione letteraria 
  diciamo così di serie, già meccanica di per se stessa; penso a una macchina 
  scrivente che metta in gioco sulla pagina tutti quegli elementi che siamo soliti 
  considerare i più gelosi attributi dell'intimità psicologica, dell'esperienza 
  vissuta, dell'imprevedibilità degli scatti d'umore, i sussulti e gli strazi 
  e le illuminazioni interiori.  Che 
  cosa sono questi se non altrettanti campi linguistici, di cui possiamo benissimo 
  arrivare a stabilire lessico grammatica sintassi e proprietà permutative? Non tutti sono convinti che l'applicazione di metodologie scientifiche, forti, a discipline tradizionalmente approcciate da pensiero debole sia fruttifera [Ginzburg 1979]. E certamente i livelli alti del linguaggio possiedono una complessità tale da rendere consistente il rischio che un approccio forte conduca a risultati magari fondati, ma di scarsa rilevanza. D'altra parte ci sono stati tempi in cui il calcolo numerico era considerato un'attività destinata a menti superiori, e pensare di affidarlo a una macchina sarebbe sembrata una bestemmia. Non sappiamo se veramente ci saranno programmi in grado di scrivere romanzi o cose del genere. Ci sarebbe quasi da aver paura, se la paura servisse a qualcosa. Ma ... ...Smontato 
  il processo della composizione letteraria, il momento decisivo della vita letteraria 
  sarà la lettura.  In questo senso, 
  anche affidata alla macchina, la letteratura continuerà a essere un luogo privilegiato 
  della coscienza umana, un'esplicitazione delle potenzialità contenute nel sistema 
  di segni d'ogni società e d'ogni epoca: l'opera continuerà a nascere, a essere 
  giudicata, a essere distrutta o continuamente rinnovata al contatto dell'occhio 
  che legge ... Scompaia 
  dunque l'autore - questo enfant gaté dell'inconsapevolezza - per lasciare il 
  suo posto a un uomo più cosciente, che saprà che l'autore è una macchina e saprà 
  come questa macchina funziona. da I. Calvino, Cibernetica e fantasmi 
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