SPAZIO


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SPAZIO

 

Rosario DRAGO*

Lo spazio per lo studente

Da tempo si è fatta strada una nuova immagine dell'allievo: autonomo, responsabile e libero, capace di utilizzare le nuove tecnologie e le più varie occasioni dell'offerta di formazione. In questo quadro si impone anche una nuova visione dello spazio vissuto dallo studente. Sono infatti riconosciuti i suoi bisogni di spazio libero "da vivere", di centri di aggregazione e di convivialità, di luoghi per il gioco, ecc.

La scuola si trova in una situazione critica rispetto alle vecchie concezioni edilizie ed architettoniche della pedagogia "disciplinare", fondata cioè sul controllo stretto e rigido della presenza dello studente nell'ambito dell'edificio scolastico.

È proprio con gli anni Settanta che si avverte un diffuso degrado dell'edilizia scolastica. Sottoposta all'urgenza ed ai vincoli finanziari della scolarizzazione di massa, lo Stato si è impegnato per costruire nuove scuole con uno spirito di "architettura da catastrofe": queste scuole rispondono a una frenesia razionalizzatrice che non ha contribuito a sostenere alcun progetto educativo di innovazione o sperimentazione. I criteri di costruzione sono quelli di un modello cartesiano, razionalistico e tecnocratico, ad eccezione per la scuola dell'infanzia.

Nonostante le raccomandazioni della legislazione edilizia, la vita scolastica dovrà attendere la legge sull'autonomia - per poter agire in una nuova dimensione di coerenza tra il progetto educativo (e POF) e progetto architettonico, ovvero di uso degli spazi.

Poiché il quadro architettonico e la configurazione dello spazio sono dati non modificabili, tocca all'organizzazione e alla progettazione didattiche ottimizzare queste dimensioni per risolvere i problemi della concezione nuova dello spazio educativo.

La vita scolastica cerca, con i mezzi che ha a disposizione, il punto di equilibrio tra differenti bisogni. Ne risulta una riconfigurazione dello spazio che tiene conto della diversità delle strutture e distingue tra luoghi da conservare, luoghi da ristrutturare, e nuovi luoghi da inventare, quelli cioè che possono meglio rispondere alla recente evoluzione dei bisogni educativi.

Essendo una dimensione vivente della istituzione scolastica, lo spazio e anche un luogo di conflitto, che richiede la negoziazione tra le tendenze disciplinari (il controllo, la sicurezza, ecc) e i bisogni di espressione e di relazione rivendicati dagli allievi.

Aula - non aula

L'aula scolastica è la più antica articolazione dello , ma anche essa sta per subire cambiamenti impercettibili ma significativi. Essa è l'unità di luogo, la cellula di base, l'unità di misura dello spazio scolastico; occupa la maggior parte dell'istituto, per cui gli spazi di non-aula sono del tutto trascurabili ed accessori. Ma anche l'aula tende ad evolversi. L'insegnamento e la lezione sono meno centrali di qualche anno fa. I gruppi, i moduli, l'uso delle nuove tecnologie, i laboratori, le aule speciali e, infine, la stessa moltiplicazione delle occasioni di uscita (l'utilizzazione degli spazi del territorio), trasformano l'atmosfera dell'aula. D'altra parte, gli studenti tendono a relativizzare i vincoli e le regole, in modo che se l'aula è ancora l'unità di luogo dell'insegnamento, è anche un luogo di discussione, di dibattito e di negoziazione.

Lo spazio di attesa dell'entrata, il luogo dove si svolge l'intervallo, il cortile di ricreazione, sono spazi tipici della tradizione scolastica non solo italiana, derivati dal modello disciplinare. Essi sono ancora luoghi di parcheggio, di reclusione e controllo che assicurano la continuità del servizio pubblico. La permanenza all'interno dell'edificio permette di assicurarsi della presenza degli studenti e di garantire la loro sicurezza; ma la funzione di questi luoghi è essenzialmente residuale: si tratta di compensare i vuoti e le incertezze dell'organizzazione (tempi morti, pause, assenza dei professori, ecc).

Simbolo dell'immobilismo, questi spazi "morti" testimoniano spesso una liturgia minimalista: luoghi banalizzati, spesso ristretti e sproporzionati rispetto al numero degli studenti, pessimamente arredati... luoghi privi di significato e di importanza per la vita e lo studio degli studenti.

Per molti ragazzi, l'atrio della scuola o il cortile della ricreazione sono i luoghi della liberazione dai vincoli dell'aula: si agitano, si sfogano, mettono a dura prova la capacità di controllo degli insegnanti "sorveglianti". In questi luoghi si vive spesso un clima di tensione tipico della drammaturgia scolastica degli intervalli tra una lezione e l'altra.

 

Rinnovare lo spazio

Tutti questi spazi sono anti-educativi e necessitano di una ristrutturazione profonda. Nella realtà europea e, soprattutto anglo-americana e francese, questi "non luoghi" educativi sono stati gradualmente aboliti. Si sono trasformati in piccole sale accoglienti, arredate con cura, decorate con intelligenza. Lì, gli studenti possono consultare manuali, o dizionari, possono lavorare in silenzio da soli o in gruppo. E se il lavoro scolastico non costituisce l'urgenza del momento, possono investire il loro tempo libero in altri luoghi messi a loro disposizione. Nella scuola di base, l'obbligo della sorveglianza non paralizza l'immaginazione, come troppo spesso avviene in Italia: l'intervallo o la pausa dalle lezioni possono anch'essi diventare eccezioni di lavoro piacevole e disteso. La permanenza a scuola rinvia alle esigenze più generali del1'accoglienza: essa fa parte integrante del problema della qualità della vita (Carugati, Selleri, 1996).

L'autonomia, con la dinamica della "offerta formativa", esprime la necessità di introdurre la vita nella scuola. Essa porta con sé anche una nuova visione sociale dello spazio che si basa su due principi: un bisogno di benessere (e di confort) e una esigenza di usufruire di uno spazio pedagogico diversificato.

La prima esigenza deriva dal miglioramento complessivo dei livelli di qualità delle abitazioni, dovuta all'evoluzione del progresso tecnico, che ha diffuso la nozione di confort domestico. E tale trasformazione coinvolge tutti. i luoghi di vita istituzionale, dall'azienda alla prigione, dall'ospedale agli uffici pubblici. Anche la scuola, quindi, aspira a migliorare le proprie condizioni e la stessa presenza dei genitori trasforma questa aspirazione in giusta rivendicazione.

Inoltre, la nuova visione dello spazio scolastico cerca di rispondere all'evoluzione della pedagogia, con alcuni obiettivi:

•  promuovere l'educazione e non la "normalizzazione";

•  dare spazio al corpo;

•  riconoscere la vita di relazione.

 

Lo spazio sociale di movimento

La scuola può avere senso solamente se diventa un luogo di vita, capace di assumere significati formativi, dove lo studente che vi trascorre gran parte del suo tempo, trova i suoi riferimenti e apprende a collocarsi rispetto allo spazio e alle persone. In questo nuovo spazio sociale, è fondamentale che il corpo sia riconosciuto in tutte le sue funzioni, e possa esprimersi senza eccessivi vincoli. Le funzioni più evidenti e quotidiane (riposarsi, mangiare, bere, distendersi, ecc.) ma anche le funzioni superiori (pensare, giocare, conversare, ecc.) devono essere prese in considerazione nell'organizzazione dello spazio.

Con i bisogni del corpo, la vita della scuola deve riconoscere anche quello del movimento, cioè la possibilità dei ragazzi di muoversi con ragionevole libertà. L'allievo non è in grado di appropriarsi dello spazio se non riconosce la possibilità di "agirlo", esso diventa educativo nel momento in cui può vivere in quello spazio un evento significativo.

Nella vita scolastica non si può dimenticare il bisogno della relazione umana e le necessità della vita collettiva. Come per il corpo, quando tentiamo di isolare l'individuo, le relazioni, la socialità, essi riaffiorano comunque, in forme impreviste e non sempre positive. L'uso sociale, quindi, degli spazi scolastici deve costituire il cuore del progetto educativo del POF, come strumento fondamentale per lo sviluppo di rapporti tra pari.

 

La crisi dello spazio

La deriva tra l'insegnamento e il vissuto degli studenti segna una tappa fondamentale dello sviluppo e della transizione del sistema educativo. Questa

frontiera fissa i limiti dell'organizzazione dello spazio e rileva alcune difficoltà della gestione quotidiana, di cui possiamo indicare diversi aspetti:

- lo squilibrio tra spazio di insegnamento (l'aula) e spazio educativo;

•  il problema della sicurezza;

- il problema dei tempi (orari di apertura e di chiusura) di utilizzazione della scuola;

- il problema della concezione e progettazione di nuovi spazi e luoghi di vita scolastica per i ragazzi.


La legge sull'autonomia costituisce una vera occasione per individuare nuove opportunità di vita nella scuola: la biblioteca, il bar, i laboratori e le aule di studio e di lavoro.

Malgrado ciò, la tendenza generalizzata nelle scuole italiane è quella di una erosione degli spazi "alternativi" a beneficio delle aule tradizionali. La moltiplicazione delle aule specializzate rende molto acuto il problema della gestione dell'ambiente fisico.

La vita scolastica si rifugia negli interstizi di uno spazio troppo strutturato e rigido. L'interesse della scuola e degli allievi è relegato in secondo piano e l'educazione ne risente.

Da qualche anno, a seguito dell'emanazione della legge n. 626/1994, gli istituti vivono anche l'angoscia della sicurezza. Sebbene gli Enti Locali e lo Stato abbiano investito molte risorse per mettere le scuole in condizioni di rispettare i vincoli della legge, nessun sistema di sicurezza è ancora veramente affidabile. Le scuole sono richiamate costantemente a un lavoro educativo: far comprendere agli studenti come utilizzare i locali e gli spazi in modo civile e sicuro.

La crisi dello spazio è anche la difficoltà di situare la scuola in rapporto al territorio. La scuola funziona come un rifugio sociale che accoglie e raccoglie, per un tempo prolungato, un numero notevole di studenti privi di un vero progetto formativo e di un orizzonte professionale.

Nei quartieri periferici delle grandi città dove dominano la miseria (non solo economica), la disoccupazione, l'esclusione e la criminalità, gli studenti portano all'interno della scuola le pratiche verbali, comportamentali e sociali dei loro quartieri. La scuola diventa quindi il luogo dove riemergono la violenza e la legge della strada.

Questa situazione, spesso drammatica, mette la scuola in posizione di diffidenza e di difesa quando deve ripensare o riprogettare l'uso degli spazi. E la domanda principale rimane spesso senza risposta: come la scuola può diventare uno spazio educativo?

Si tratta di una operazione complessa che deve tenere conto nello stesso tempo della tradizionale rigidità dello spazio scolastico e della necessità di costruire legami e scambi con il territorio. La sfida sociale della dissoluzione urbana obbliga i responsabili dell'azione scolastica a superare la divisione tra l'insegnamento e la scuola come luogo di vita significativa per gli allievi.

 

Appartenenza e Cittadinanza

Malgrado una scolarità sempre più prolungata, l'allievo non è cittadino nella sua scuola, che resta il territorio dell'insegnante. Lo studente passa da un'aula all'altra, da un insegnante all'altro. Estraneo alla scuola, lo studente si definisce come tale solo in relazione al programma di insegnamento. Non deve quindi sorprendere se egli vive male il suo rapporto con la scuola e non si fa coinvolgere da essa: per lui non c'è posto. I rarissimi luoghi "personalizzati" messi a sua disposizione non sono sufficienti a rispondere al suo bisogno di appartenenza e di investimento emotivo e simbolico.

Eppure il sentimento di appartenenza è alla base della cittadinanza, è un imperativo per qualsiasi operazione di pianificazione e progettazione educativa. Questo problema si potrà risolvere solo concedendo allo studente il suo territorio. Ciò esige di ripensare le modalità della relazione spazio-allievo.

Attualmente la vita scolastica cerca di organizzarsi per consentire una risposta alle istanze della democrazia e della partecipazione. Ma gli adulti, compreso gli insegnanti, non sembrano favorevoli al riconoscimento, anche fisico, di questa dimensione.

Nel futuro, sarà necessario che la scuola crei luoghi affinché il diritto degli studenti non sia più fittizio ma traduca la realtà vivente e conflittuale della scuola.

Bisogna che gli studenti dispongano di luoghi per discutere insieme, con gli insegnanti, di questioni scolastiche. Luoghi facili da immaginare: sale di. riunione, luoghi di dibattito e di dialogo, di comunicazione che consentano l'espressione degli studenti.

In una società profondamente in crisi, lo studente si interroga in permanenza sul suo avvenire e sulla sua formazione. Egli ha bisogno di luoghi di ascolto e di interlocutori autorevoli che lo aiutino a formulare domande e a trovare risposte.

Si fa sempre più urgente, pertanto, investire in "professionalità" e strutture utili a fornire l'orientamento, la consulenza psicologica e sociale, l'assistenza medica, ma anche a potenziare i momenti di incontro ed dialogo.

Tutto ciò significa che la gestione degli spazi scolastici diventa un'arte di abitare piuttosto che una tematica di costruire.

 

 

RISORSE NORMATIVE

- D.M. 18/12/1975 (Norme tecniche relative all'edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di

funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica).

- D.M. 13/9/1977 (Modificazioni alle norme tecniche relative alla costruzione degli edifici scolastici). - D.Lvo 16/4/1994, n. 296 (Testo unico delle leggi sull'istruzione). - D.Lvo 19/9/1974, n. 626 (Direttive per la sicurezza dei luoghi di lavoro). - D.P.C.M. 11/10/1994.

- D.P.R. 10/10/1996, n. 567 (Disciplina delle attività complementari e integrative).

- Legge 18/12/1997, n.440 (Finanziamenti per l'ampliamento e arricchimento dell'offerta formativa). - D.P.R. 24/6/1998, n. 249 (Statuto delle studentesse e degli studenti). - D.P.R. 8/3/1999, n. 275 (Regolamento per l'autonomia organizzativa e didattica). - D.P.R. 9/4/1999, n.156 (Modifiche e integrazioni al Dpr 567/96).

 

INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

- L. Borghi, Ambiente e educazione, Laterza, Bari, 1964.

- R. Airoldi, Innovazione didattica e spazi, ISEDI, Milano, 1977.

G. Flores D'Arcais, Edilizia scolastica, in Nuovo dizionario di pedagogia, Ed. Paoline, Roma, 1982. - M. Sclavi, A una spanna da terra, Feltrinelli, Milano, 1989. - R. Drago, Carta della scuola e innovazione, Erickson, Trento, 1996. - F. Carugati, P. Selleri, Psicologia sociale dell'educazione, Il Mulino, Bologna, 1966. - M. Gennai, Pedagogia degli ambenti educativi, Armando, Roma, 1997. - B. Sezzi, Sicurezza e prevenzione, La Scuola , Brescia, 1995.

 

 

*“Voci della scuola” 2002, Tecnodid

 

 

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