Motivazione


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Motivazione

 

Atteggiamento positivo che un individuo assume verso un compito da svolgere; nell'apprendimento è un atteggiamento fondamentale ai fini del successo.
Capacità e tendenza naturale nelle persone ad apprendere e a crescere in modi positivi, rivolta al raggiungimento degli obiettivi personali.


*   Il termine 'motivazione' conserva nel linguaggio psicologico, non meno che in quello comune, una sostanziale indeterminatezza. Esso viene usato, infatti, in riferimento a pulsioni, processi e comportamenti abbastanza eterogenei: per esempio, la tendenza dell'organismo a soddisfare i bisogni primari, l'attività esplorativa del bambino piccolo, la curiosità dello scienziato, il desiderio di riuscire in una attività e la paura di fallire, e così via. Questi e altri aspetti, pur genericamente classificabili come motivazionali, trovano definizione e spiegazione in teorie diverse, nell'ambito delle quali assumono particolare significato e rilievo: e, inevitabilmente, il ricorso all'una o all'altra teoria comporta il privilegiare alcuni di questi aspetti e il trascurarne altri. Ciò è di regola avvenuto in campo psicoeducativo, dove l'approccio al problema della motivazione è stato fortemente influenzato dalla concezione dell'apprendimento dominante in un determinato periodo: per esempio, il comportamentismo ha dato eccezionale rilievo al rinforzo, il cognitivismo ha posto l'accento sugli obiettivi che l'individuo si pone, cioè i risultati che vuole raggiungere o evitare.

"Motivazione" è un costrutto usato per spiegare l'inizio, la direzione, l'intensità e la persistenza del comportamento diretto verso un obiettivo.

 In riferimento all'istruzione, il concetto di motivazione dello studente viene usato per spiegare il grado in cui gli studenti investono attenzione e sforzo nelle attività scolastiche, cioè la loro disponibilità a impegnarsi in attività di apprendimento.

Il concetto di motivazione viene spesso inteso come spinta o pulsione, per l'influenza nel discorso e nel pensiero comune di concezioni comportamentiste (motivazione come bisogno) e psicodinamiche (motivazione come pulsione). Il difetto di questa convinzione è che semplifica indebitamente il problema della motivazione, mettendone in rilievo le manifestazioni più vistose e trascurandone altri aspetti rilevanti.
Nella ricerca sulla motivazione si è avuto in tempi recenti un interessante cambiamento di prospettiva, che ha portato al superamento dell'idea che la motivazione dell'individuo - nella fattispecie, la motivazione ad apprendere - possa essere ricondotta a una "spinta" unitaria.
 La motivazione viene oggi considerata un complesso pattern di elementi che nelle loro interazioni rendono conto dell'atteggiarsi dell'allievo nei confronti dell'apprendimento. Come un autorevole studioso di questi problemi ha sintetizzato (Covington, 1992), si è passati dalla metafora dei motivi come forze che spingono ad agire alla concezione dei motivi come obiettivi (goals), che guidano o ispirano gli individui ad agire.
Nell'uso del termine 'motivazione' è opportuno distinguere due accezioni: la prima si riferisce alla motivazione come tratto, la seconda alla motivazione come stato.
La prima riguarda l 'orientamento motivazionale, espressione che rende meglio conto del complesso intreccio di fattori cognitivi e affettivi che caratterizzano i processi motivazionali. In questa prospettiva la motivazione ad apprendere dell'allievo è un equilibrio da raggiungere e conservare tra curiosità, bisogno di competenza e di affermazione, stima di sé e capacità di sopportare le frustrazioni.
La seconda accezione riguarda l'atteggiamento dell'individuo nei confronti di una situazione specifica (per esempio, un'attività o compito da svolgere a scuola), atteggiamento certamente influenzato dall'orientamento motivazionale, ma soprattutto dagli aspetti di interesse e incentivo che tale situazione presenta.
         In generale, quando si parla di allievi motivati o demotivati ci si riferisce all'orientamento motivazionale, in cui giocano molti fattori e, in particolare, la "storia" di successi e insuccessi di ciascun individuo. Quando si parla di "motivare gli allievi", ci si riferisce spesso alle modalità per costruire un atteggiamento (stato motivazionale) positivo nei confronti di una specifica attività. I due aspetti sono tuttavia strettamente legati.

Pur nella varietà dei quadri teorici di riferimento, gli studiosi sono concordi nell'individuare nella motivazione tre elementi fondamentali, e precisamente:
1. gli obiettivi: per obiettivo si intende la rappresentazione mentale di un evento desiderato o da evitare;
2. le reazioni affettive che accompagnano i vari momenti del comportamento motivato, dalla consapevolezza dell'obiettivo (che può suscitare attrazione e interesse, oppure noia, paura, etc.) al successo o insuccesso di tale comportamento;
3. le percezioni, o aspettative, che l'individuo ha relativamente alla propria capacità di raggiungere l'obiettivo e alle risorse che l'ambiente gli offre. Tali percezioni sono influenzate dalle esperienze di successo e insuccesso, dall'atteggiamento dei genitori e insegnanti, dal clima della classe, e così via.

I FATTORI DELLA MOTIVAZIONE:

IL CONTESTO, L'INSEGNANTE, L'ALLIEVO

 

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