Sapere per sapersi orientare


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Sapere per sapersi orientare


Ogni sapere è memoria di passi antichi, di antichi spostamenti da…a…

È sedimentazione di infiniti atti intenzionali, di disposizioni all’oltre-sé; parimenti, ogni sentiero è esito di migliaia di attraversamenti sulla stessa linea del territorio.

La scuola – tutta - è luogo di orientamento attraverso i saperi, ossia attraverso i testamenti intellettuali dell'umanità come é stata sino ad ora rappresentata. Nel nostro tempo, la scuola ha bisogno di inventare (trovare, immaginare) saperi "nuovi" come l'informatica o rinnovati nella loro struttura epistemologica. Si tratta di saper pervenire a interpretazioni originali del mondo e progettare forme didattiche anche di tipo irregolare (ma non caotiche o deintenzionalizzate).

Come scuola delle fondazioni essenziali può cercare di rendersi conto delle mutazioni categoriali del pensiero, di capire i saperi del nuovo mondo e di istruire nei linguaggi utili alla sopravvivenza nel nostro tempo; deve però, secondo il mandato plurimillenario della pedagogia d'Occidente, cercar di educare orientando alla vita nonché al mondo come luogo dell'accadere umano.

Tratti della funzione orientante dei saperi

Nel concetto di sapere si riverbera una pluralità di significati. Comunemente l'idea del sapere (disciplinare) è intesa come ubi consistam, con l'accento posto sull'Ubi più che sul soggetto dello stare; è un concetto non dinamico, non teleologico, inorientante. E’ qualcosa di simile all'idea di sostanza, di stato invariante al variare delle cose che vi si reggono sopra. La disciplina é ordinariamente percepita come la terraferma, sembra richiamare l'evidenza del reale, di ciò che già é, di per sé, l'intrinsecamente stabile e tangibile.

Il sapere può invece essere posto come fondazione orientante che noi facciamo agire mentre siamo agiti sul campo d'interconnessione degli eventi.

Per la scuola è possibile e doveroso mantenere elevati punti di visione. I saperi devono servire a produrre un sapere che sia essenzialmente capacità di produrre pensiero.

Il momento é importante non tanto sul piano delle architetture scolastiche quanto sul piano culturale vero e proprio. Ripensare i saperi é ripensare il mondo, é costruire nell'idea (che prima o poi si manifesterà) un mondo diverso da quello attuale: é orientare all’avvenire.

Nel senso di attivazione della valenza orientativa dei saperi, le indicazioni potrebbero essere le seguenti:

Saperi del soggetto

Si tratta di sviluppare un sapere non anonimo ma aperto agli altri e ad altro, capace di esprimere linguaggi che raccordino il suo essere al volto del mondo. Saperi di un soggetto in tensione verso tutta la gamma degli enti che lo circondano, impegnato a costruire una sua immagine del mondo.

Saperi dell’interrogare

Una condizione favorevole al sapere é nell' evitare di norma enunciazioni e nell' impostare gli argomenti come questioni, problemi d' interpretazione, occasioni di progetto.

Socrate ci ha insegnato la priorità della domanda sulla costituzione del sapere, dell’apertura sulla scena, della finestra sulla luce; Heidegger a interrogare le domande, aprire e mobilizzare le fessure, rifrangere le luci ad ampio spettro traendone infinite e mutevoli sfumature. Il pensiero autentico non è pensato ma pensante, non è un sistema di competenze ma il porsi stesso delle questioni da parte di un soggetto che agisce in un contesto,“un domandare che trasforma dalle fondamenta l’esserci, l’uomo, la comprensione dell’essere” (Heidegger “L’essenza della verità” Adelphi, Milano 1997).

Il sapere non va enunciato ma interrogato (va inquisito l'ordine precostituito delle conoscenza) e inter-rogato (cercato fra noi e gli altri, nel tempo e nel luogo in cui ci si ritrova). Le domande mirano non tanto a verificare la corrispondenza delle conoscenze individuali agli statuti disciplinari ma a cercare meglio la soluzione (il collimare dei sensi) sui fenomeni relativa ai cercatori.

Saperi come sedimenti della storia del soggetto

Non si deve celare la storicità dei saperi, il loro rappresentare una produzione del pensiero nel suo confrontarsi millennario con gli eventi della natura e della sua stessa storia. Una storia non lineare, conflittuale, contraddittoria; e tuttavia non priva di sofferta organicità, continuità, complanarità. Una produzione imperfetta, nel senso principale di non finita.

Non finito, storicità, produttività son anche caratteri del pensiero di ogni soggetto individuale. I saperi non hanno esistenza extrastorica; sono tali quali la storia li ha configurati. Fuori da questa storia semplicemente non sono.

Fin dalla scuola dell’infanzia ai bambini si potrebbero spiegare non "le cose come stanno" ma " le cose come credo siano andate" , "come suppongo stiano" e "come penso possano andare".

Saperi come tradizione attiva della cultura di appartenenza

I saperi oltre che alla storia appartengono anche alla geografia naturale e culturale. I climi, i luoghi fisici e antropici in cui i saperi si sono formati hanno in-formato di loro quegli stessi saperi. Le locali architetture della natura e dell' uomo hanno ispirato le conoscenze e il loro ordine, rialimentato lo spirito che in loro si era espresso, fornito indicazioni di senso sull’ulteriore procedere.

Teleologia dei saperi

Fine dell' insegnamento é l' articolazione della visione del mondo, la distinzione tra il soggetto e gli eventi di cui partecipa e degli eventi tra loro secondo le tradizioni interpretative storicamente formate (carattere analitico del sapere). Ma il senso dei fini é nella ricostituzione intellettuale dell' unità tra soggetto e mondo e tra i vari profili delle visioni del mondo.

In questa prospettiva il sapere sta nella conoscenza del mondo nei suoi fenomeni culturali o fisici, non tanto nelle pagine dei libri di testo che ne scrivono. Il sapere non mostra ma addita,; offre consuetudini di approccio affinché il venire a evidenza dei fenomeni non sia vano e lasci tracce attive nella coscienza del soggetto.

Tempo di nuovi alfabeti

I saperi sono una bussola costruita durante la lunga navigazione umana nelle acque della storia. Nel tempo dei prodigiosi sviluppi dell'informatica e della genetica -due saperi che, in bene e in male, cambieranno il volto della terra- pare necessario ridisegnare in un’ottica di orientamento le tavole di tutti i saperi, anche quelli che per molti anni hanno costituito il riferimento della scuola italiana. Non basta più il piccolo cabotaggio didattico come quello che ha caratterizzato gli ultimi trent'anni; occorre orientarsi per intraprendere una navigazione culturale e pedagogica nei vasti oceani del tardo e del post-moderno.

La nostra generazione, ultima dell'era preinformatica, ha letto il mondo e lo ha con-cepito (nel doppio significato di capire e dare alla luce) eminentemente attraverso la parola e la scrittura. Lo ha attraversato grazie al nome che ciascuno di noi ha ricevuto dai genitori, alle prime e fondamentali indicazioni dei maestri; lo ha penetrato attraverso le pagine dei classici.

Negli ultimi tremila anni, é stata la parola scritta a stabilizzare le oscillazioni dei fenomeni, a formare con la sedimentazione verbale dei significati un gigantesco specchio -distaccato dal mondo riflesso- ove l'umanità potesse guardarsi, acquisire consapevolezza del proprio sguardo e dirigerlo sul mondo “fermando” l'insensato mutare degli eventi, ricostituendolo in figura analizzabile, manipolabile, ricostituibile dal linguaggio. La lingua e' stata il volto del mondo, la nuova evidenza: si é preso a vedere non le cose o gli altri soggetti ma la loro evidenza linguistica il luogo dell'ordinamento dei fenomeni.

I bambini non nascono più solo al mondo nella sua multidimensionale evidenza fisica esperita nel dettato delle scritture; nascono per appartenere sempre più all'universo televisivo e telematico.

E sono portati a elaborare la loro logica epistemica non solo a partire dai fenomeni "reali" ma -sempre di più- a partire da apparizioni di "realtà" virtuali.

Trasformazione elettronica del campo esistenziale e fondazioni categoriali dei saperi del nuovo mondo. Riferimenti come orientamenti.

Saperi che intenzionalmente possano svolgere una funzione di orientamento devono tener conto che non solo i contenuti e le forme ma anche le stesse categorie classiche della conoscenza umana stanno mutando nell'interazione con il nuovo mondo, con velocità assai maggiore che nel tempo della pura parola o dell’immagine preelettronica.

Cambiano le categorie fondamentali di rappresentazione degli eventi, quali quelle di spazio e di tempo.

- Lo spazio come luogo fisico, radicamento ineludibile, nel virtuale é scomparso e divenuto oggetto di ogni tipo di manipolazione, restringimento od estensione.

- Il tempo é centrato sul presente; si modificano le idee di lontananza e di attesa.

- L'oggetto, con la sua presenza fino a ieri "dura" la sua resistenza formale e sostanziale alla manipolazione, può essere cancellato con un clic e fatto ricomparire con un doppio clic; il nulla acquista forma, colore, dimensione, persino, odore. L'essere e il niente diventano un entrare e un fuoriuscire dalla memoria e questa è sempre di più lo stato delle interconnessioni di circuiti elettrici con cui occorre interfacciarsi.

Molto probabilmente chi si é formato a contatto con le immagini elettroniche e i saperi collegati vedrà e rappresenterà il mondo diversamente rispetto a chi si è formato sui libri.

Plurali livelli di complessità e tratti principali dei nuovi saperi di orientamento

È difficile interpretare un processo di trasformazione della conoscenza entro un quadro di evoluzione che ri-guarda anche la propria strada di avvicinamento. Probabilmente la conoscenza non può che essere condotta da una prospettiva transdiscipliare che veda una circolarità di saperi preinformatici volti a interpretare e a raccontare la capacità umana di pensare originalmente nell'ambiente ma anche contro l'ambiente e oltre esso.

E sarà allora conoscenza che viene dalla vita e dalla cultura: conoscenza plurale, interpretativa, universale ma anche regionale, non dominata dalla necessità ma aperta sul possibile, non deterministica ma indeterministica, epistemologica, non sistemica ma costellazionale. Una conoscenza come bilancio simbolico di un incontro della mente con una gamma di episodi, di fenomeni, di grandi ammassi simbolici.

Compito prevalente della scuola é educare gli alunni ai saperi antichi e a quelli venturi, orientare alla libertà del pensiero, aiutarli a poter guardare secondo nuove morfologie della conoscenza il giorno di un mondo profondamente altro da come può oggi essere concepito.