|   La 
          comunicazione umana 1^ parte 
          La comunicazione umana 2^ parte 
          La comunicazione umana 3^ parte 
           
         
        L'intervento clinico
        Christian Poggiolesi 
         
          L'approccio strategico alla psicoterapia fa riferimento, per quanto 
          riguarda la prospettiva teorica e come abbiamo già accennato, agli studi 
          sulla famiglia e sulla comunicazione del gruppo di Palo Alto e, per 
          ciò che concerne l'applicazione pratica (o meglio "pragmatica") della 
          teoria, nell'opera psicoterapeutica di Milton Erickson. Il gruppo guidato 
          da Bateson ha elaborato, come abbiamo visto, una prospettiva che potremmo 
          definire interazionale-sistemica per l'importanza che in essa assumono 
          i concetti di sistema e di comunicazione interpersonale; inoltre, ha 
          introdotto l'uso dello specchio unidirezionale e la videoregistrazione 
          delle sedute in psicoterapia familiare, con lo scopo di cogliere tutta 
          la massa di informazioni trasmesse tra i partecipanti che, senza l'utilizzo 
          di tali espedienti, andavano perdute. 
           
          Erickson non ha mai formulato una vera e propria prospettiva teorica 
          che potesse sintetizzare le premesse con cui egli realizzava il proprio 
          approccio terapeutico; ma, attraverso la descrizione di una serie sconfinata 
          di casi clinici risolti brillantemente, ci si può rendere conto di che 
          cosa si tratta quando si parla di pensiero strategico in psicoterapia. 
          Considerato a pieno titolo il padre dell'ipnosi moderna (ovvero intesa 
          come fenomeno relazionale e psicosociale), nella pratica clinica egli 
          utilizzava massicciamente tutta una serie di trucchi, improvvisazioni, 
          creazioni geniali, tecniche ipnotiche indirette, dettate principalmente 
          dalle sue doti intuitive e dalla sua sensibilità eccezionalmente sviluppata 
          per tutto ciò che il paziente poteva trasmettergli verbalmente o meno. 
           
          Ciò che risulta dai contributi congiunti di queste due fonti d'ispirazione 
          è il modello sistemico-strategico, di cui accenneremo le applicazioni 
          pratiche in psicoterapia. 
           
          L'approccio strategico alla psicoterapia si realizza in un rapporto 
          terapeuta-paziente in cui il primo assume un ruolo piuttosto direttivo 
          nei confronti del secondo; in altre parole, lo psicoterapeuta si assume 
          la responsabilità di influenzare direttamente le persone utilizzando 
          creativamente tutta una serie di strategie possibili. Due sono i modelli 
          principali di psicoterapia strategica:  
         
          
            - L'approccio 
              di Haley, che si basa sulla gestione del potere e sulla riorganizzazione 
              delle gerarchie all'interno del sistema familiare, in una prospettiva 
              in cui i sintomi consistono di modalità comunicative tra individui 
              di un certo sistema. 
 
            - L'approccio 
              del Mental Research Institute di Palo Alto, basato sui seguenti 
              principi: il meccanismo di azioni e retroazioni è innescato e mantenuto 
              dalle tentate soluzioni utilizzate dal paziente per fronteggiare 
              i sintomi, per cui si tratta di sostituire i pattern ridondanti 
              di interazioni disfunzionali con pattern funzionali. 
 
           
           Nel nostro 
          studio ci limiteremo ad approfondire il secondo modello, ovvero quello 
          che ci è sembrato più interessante ed esemplificativo. Possiamo paragonare 
          la relazione terapeuta-paziente in psicoterapia strategica ad una partita 
          a scacchi in cui la vittoria (o la sconfitta) di uno dei partecipanti 
          è indissolubilmente legata alla vittoria del partner: si tratta di giocare 
          una partita complessa e imprevedibile, nella quale i giocatori hanno 
          un obiettivo comune, che è quello di pervenire, in tempi ragionevolmente 
          brevi (non più di 10-15 incontri), alla risoluzione del problema del 
          paziente e all'esaurimento dei suoi sintomi. Ciò si realizza attraverso 
          la ristrutturazione della percezione della realtà del paziente, che 
          porterà a dei cambiamenti significativi nel proprio comportamento.  
           
          Il tipo di cambiamento che il "terapeuta strategico" cerca di ottenere 
          dal paziente è una sorta di metacambiamento, il quale opera ad 
          un livello logico superiore a quello in cui si dibatte il soggetto incapace 
          di adottare una soluzione efficace; il cambiamento che il paziente tenta 
          di provocare si realizza all'interno di un sistema interattivo che non 
          muta, mentre il metacambiamento cercato dal terapeuta cambia il sistema 
          stesso. Ciò si realizza dando una nuova struttura alla visione concettuale 
          ed emozionale del mondo del paziente (ristrutturazione), offrendogli 
          così la possibilità di affrontare in maniera diversa la situazione difficoltosa 
          che viene ad assumere un senso radicalmente nuovo.  
           
          Il processo clinico, secondo Nardone, si articola in 5 fasi:  
          
            - la 
              costruzione della relazione terapeutica: in questa fase il terapeuta 
              deve riuscire a stabilire un rapporto di fiducia, sintonia e contatto 
              con il paziente. Ciò si realizza principalmente tramite l'utilizzo 
              del linguaggio di quest'ultimo, cioè attraverso la tecnica del ricalco 
              del suo stile comunicativo e della sua rappresentazione del mondo; 
              
 
            - l'identificazione 
              del problema: si tratta di enunciare il problema nei termini 
              più concreti possibili, identificando quale sia il sistema interattivo 
              disfunzionale (i 3 sistemi interattivi: l'individuo in relazione 
              con sé stesso, con gli altri, con il mondo) che lo mantiene. Una 
              chiara definizione del problema, inoltre, permette di evitare di 
              lavorare su pseudo-problemi; 
 
            - la 
              definizione degli obiettivi della terapia: in accordo con il 
              paziente, si procede attraverso una scala graduale e progressiva 
              di mini-obiettivi, nella prospettiva di "pretendere poco e ottenere 
              molto"; 
 
            - la 
              valutazione del tipo di intervento: si valutano le modalità 
              con le quali il problema interagisce con i contesti relazionali 
              del paziente per determinare quali interazioni sociali sostengano 
              e mantengano il problema stesso, dopodiché ci sono due possibilità: 
              o si interviene sul sistema relazionale interpersonale stesso oppure 
              direttamente sul sistema percettivo-reattivo disfunzionale del paziente, 
              calati comunque nella prospettiva che il cambiamento di uno dei 
              sistemi provochi il cambiamento dell'altro; 
 
            - l'ideazione 
              delle strategie terapeutiche: il principio fondamentale e, per 
              certi rivoluzionario, di questo tipo di intervento consta nell'ideazione 
              della terapia nell'ottica che sia quest'ultima a doversi adattare 
              al paziente e non il contrario. Per fare questo, come abbiamo già 
              accennato in precedenza, dobbiamo imparare il suo linguaggio e addentrarci 
              nel suo sistema rappresentativo, all'interno del quale presenteremo 
              l'intervento stesso. Questo sarà elaborato focalizzandosi su cambiamenti 
              minimi, apparentemente banali, ma che, una volta occorsi, innescano 
              una reazione a catena che finisce per provocare delle modifiche 
              sostanziali nel complesso del sistema relazionale dell'individuo. 
              Le mete poste come obiettivi della terapia devono essere chiaramente 
              definite e concrete, né utopistiche né troppo lontane; è inoltre 
              importante, sempre in accordo con il paziente, porre un limite di 
              tempo entro cui queste devono essere necessariamente consolidate. 
              
 
           
           Fondamentale, 
          nell'approccio strategico alla terapia, è il consolidamento del potere 
          del terapeuta, in altre parole della sua influenza personale sul paziente, 
          il che si realizza principalmente attraverso il ricalco del linguaggio 
          del paziente e del suo sistema rappresentativo. Il terapeuta deve altresì 
          creare una cornice di suggestione positiva e carisma personale, che 
          contribuisce a sviluppare nell'individuo una decisa propensione al cambiamento. 
           
           
          Una volta verificato che il problema è creato e mantenuto essenzialmente 
          dai tentativi sbagliati del paziente di risolvere una difficoltà, si 
          formula e si mette in atto un piano strategico per innescare un cambiamento 
          nella percezione del problema stesso e nel tipo di reazione conseguente 
          al ripresentarsi della medesima difficoltà. Ciò si realizza tramite 
          l'adozione di strategie quali l'uso della comunicazione paradossale 
          e la prescrizione del sintomo, che può agire, ad esempio, tramite l'acutizzazione 
          di quest'ultimo (come prescrivere a un individuo sofferente d'insonnia 
          di restare sveglio), oppure attraverso la prescrizione di comportamenti 
          apparentemente illogici, fuori luogo e controproducenti per il senso 
          comune. Tali prescrizioni hanno l'effetto di dare all'individuo la possibilità 
          di affrontare la situazione problematica da un punto di vista diverso 
          e pervenire così alla ristrutturazione della sua percezione della realtà. 
           
        
        Fonte: http://www.vertici.com 
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