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Le lezioni sono finite


Avete presente quella poesia di Garcia Lorca?

"Escono allegri i bambini da scuola."

Ecco, in quel primo verso, c'è la magia che ha colorato la fine dell' anno scolastico 2005/2006!

In quelle file alquanto sgangherate di alunni e alunne, tra le loro risate, siamo uscite con il cuore gonfio di speranze per il futuro.

Abbiamo retto abbastanza bene l'impatto, l'aggressione dei cambiamenti non voluti.

Sì, è vero, abbiamo dovuto arrabattarci alla meglio per assolvere i compiti burocratici sottraendo tempo a quel qualcosa che vale che è la didattica viva, il rapporto con bambine/i, genitori stranieri e italiani, colleghe/i.

E' vero.ma come sempre abbiamo retto, senza risorse, con l'ansia di far bene comunque: saper essere e saper fare sono diventati un motto per noi oltre che per le/i nostre/i bambine/i sprizzanti futuro, eccitazione, sete di capire, sentire, toccare, muoversi.

Nell'occhio del ciclone della vita pulsante ci siamo noi, bombardate dai ministri di turno, dai media, dalle bugie e dalle scempiaggini ascoltate, vissute, subite, non volute.

Ci siamo noi piccole persone con la borsa colma di libri, idee, studi, ricordi, preoccupazioni per quella o quel bambino bistrattato da una società senza equilibrio insieme con i suoi parenti ammaccati dalla realtà fatta di rinunce, di sentimenti contraddittori, di sacrifici per arrivare alla fine del mese, di opportunità mancate.e ora si presenterà l'anno europeo delle pari opportunità!

Povero ANNO dolorante di guerra, di distinzioni di sesso, di razza, di soprusi, chiacchiere!

Europa "ricca", Europa pensante e non pensante, Europa della formazione/disinformazione, Europa un po' bigotta, un po' religiosa e un po' no.Europa di parlamentari in giacca e cravatta, Europa multietnica, multiculturale, multi!

Molte/i non sanno nemmeno che cosa realmente sia più l'Europa che fa i conti con l'ingiustizia di una pazza distribuzione dei diritti e della ricchezza.l'Europa, contenitore di opportunità pari sulla carta e spesso neppure sulla carta.

La scuola europea sta celebrando il rito assurdo degli esami di stato,  delle valutazioni in punteggi, dell'abbandono dei contenuti in favore di imparaticce montagne di nozioni senz'anima, di ragazze/i un po' stanchi, un po' studiosi e un po' no, di insegnanti "buoni" e "meno buoni"che ascoltano con interesse scaduto i bla bla di sempre, quelli pretesi dal rito, da un cerimoniale desueto che non sta al passo coi tempi della ricerca pedagogica, che finge di starci, ma non può starci oberato com'è da esigenze di copione!

Che peccato spendersi così, che lutto, che follia collettiva.Saper essere e saper fare umiliati da un rito bigotto, un po' ipocrita per grandi e meno grandi.

Dov'è la scuola che insegna a costruire il pensiero?

Nelle aule nascoste alla vista del mondo, qualcuno c'è che ce la mette tutta per cambiare rotta al sapere, per  creare clima e apprendimenti che valgano. Qualcuno c'è eccome. tutto è celato nelle menti, nelle pance e nei cuori di quei qualcuno, i quali debbono far finta che contenuti, interrogazioni, lezioni abbiamo il senso di sempre, che producano la cultura di sempre, con le tesine scopiazzate da internet o dai quaderni ingialliti di fratelli e sorelle maggiori!

Allora dai con la pantomima dei temi top secret, della correzione puntuale e scrupolosa, dei punteggi assegnati, delle interrogazioni, ovunque lontane dall'essere dialogo con studenti consapevoli di quanto appreso.

"Escono allegri i bambini da scuola.", perché non sanno quanto bisogno di "protezione" essi abbiano, ben aldilà delle cure amorevoli dei parenti e degli amici, ben aldilà!

"Escono allegri i bambini da scuola".nel caso in cui abbiano inteso che nelle loro aule si è celebrata una lotta per la sopravvivenza culturale, quando intuiscono di essere stati al centro dei pensieri di insegnanti sereni e consapevoli dell'importanza della loro autonomia metodologica, pedagogica, della libertà di insegnamento.Allora l'allegria si mescola a quegli abbracci che sciolgono, a quelle carezze verbali che i bambini e le bambine ci riservano con gli occhi lucidi di nostalgia di compagne/i frequentati con la scadenza dell'anno scolastico, e non se ne fanno nulla degli slogan che recitano con  retorica rovesciata: "Viva le vacanze, abbasso la scuola" ! Non se ne fanno proprio niente, perché sanno molto bene che alla fine delle lezioni, li accoglierà la società della fretta, delle vacanze (nel migliore dei casi) in luoghi sconosciuti, delle famiglie in difficoltà per far conciliare lavoro e giornate dei piccoli, degli appartamentini surriscaldati in città, perché non ci sono soldi, della mancanza dei pari con cui confrontarsi per tante ore al giorno.Lo sanno molto bene!

La scuola di queste/i bambine/i è quella che ha saputo "osservare"il mondo con loro, il territorio circostante, che ha saputo indagare i sentimenti, anche quelli oppositivi, senza respingere, accompagnando le ribellioni e le adesioni con mano leggera e testa pesante, con sorriso benevolo e preoccupazione costante di non perdere la bussola fra le insulsaggini piovute, grandinate dall'alto.

Claudia Fanti

1 luglio 2006

 


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