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Senso di realtà


La “nostra” scuola elementare


Despotismo sui malati


Valutare nel terzo millennio


Facciamo finta che...

 

La “nostra” scuola elementare

Lei presa di mira da chiunque si affacci al muro della politica; Lei stanca e forte insieme; Lei osservata, analizzata, denudata, sezionata da bisturi di diverso colore, provenienza, a scadenza fissa, sempre squassata da garbugli di manzoniana memoria in una intricata trama musicale dissonante che di rossiniano ha nulla, tanto è stonata e imbrogliata.

Lei si arrabatta, accelera e poi rallenta…stanca, sfinita da un niente di proposte legislative, dimagrisce, si asciuga, si fa scheletro di contenuti…scarnificata.

Cari miei è dura essere maestre/i, sempre lo è stato, ma ieri e oggi più dell’altro ieri.

Oggi più che mai si assiste politicamente impotenti all’ultimo atto di un dignitoso spettacolo che aveva raccontato il meglio della scuola italiana, a detta di tutti, quasi di tutti; a detta di chi l’amava e la frequentava.

Ora, le maestre/i che avevano studiato, programmato, che avevano fatto produrre pensiero e azione nella società malata, anoressica o bulimica di vuoto, di veline, di fratelli grandi come un pisello, le maestre sono davanti a un tempo che non avrà più tempo per i tempi lunghi e distesi della
con-versazione, del superamento della solitudine dei numeri, per la ricchezza delle immagini fatate dei pittori, per la storia delle storie di tutti/e, per la musica dei corpi che fanno ritmo all’unisono col suono delle note, per un computer amico-strumento nelle mani più piccole e inesperte, per la lingua straniera che gioca con le parole italiane, per la drammatizzazione di esperienze di vita rielaborate in comunità, per l’adozione di animali e piante da osservare e crescere, sono davanti a un tempo che non avrà tempo neppure per interrogarsi su Dio, per le grandi domande della filosofia dedicata ai bambini…

Le maestre/i del passato remoto torneranno, riemergeranno, uniche/ci, però non più sole/i. Anzi, circondate/i da maestre/i senza “cattedra contemporanea”, per un’ora qui e una là, balletto imbellettato di vuote e ipocrite competenze a forza spese male, in un piccolo e assurdo tempo privo della conoscenza di bambine e bambini, quello delle maestre e dei maestri senza contemporaneità, delle maestre e dei maestri che non potranno più ricordare neanche i visi di classi adottate per spiccioli di ora.

Disseminate/i, come sterili semi, in classi senza volto, maestre uniche-non uniche, maestre/i stellari senza la luce della rievocazione di esperienze comuni e condivise…

Maestre/i in compresenza a mensa, maestre/i a cavallo fra un niente e un altro niente di contenuti e di riconoscimento tra persone. Maestre-gomitolo, in un angolo, come la Lucia di manzoniana memoria, maestre/i senza magistero, senza un bandolo possibile di saperi, di incontri che, all’incontrario, si preannunciano scontri nella discontinuità degli interventi su bambine e bambini acchiappati al volo, scontri sulle loro multiple intelligenze ed esperienze più o meno positive.

La “nostra” scuola elementare, ridotta a un guazzabuglio di persone spaesate, rintronate dal garbuglio delle circolari e dei decreti senza senso, saprà per un’ennesima volta, nonostante tutto, far fronte alle sfide del futuro dei piccoli?

Claudia Fanti
13 maggio 2009

 

 

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